Ramachandran: genio delle neuroscienze

Ripercorriamo insieme le tappe più importanti nell'attività di ricerca di questo straordinario neuroscienziato. Vedremo perché il suo lavoro è così importante e quali contributi hanno apportato Ramachandran e il suo team. 
Ramachandran: genio delle neuroscienze
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Scritto Sonia Budner

Ultimo aggiornamento: 25 gennaio, 2023

Oggi vi invitiamo a scoprire la vita e il lavoro di V.S. Ramachandran, un neuroscienziato noto per la sua conoscenza e attività divulgativa nel campo della neurologia comportamentale e psicofisica della visione. Autore di numerosi saggi, ha condotto alcune delle ricerche neuroscientifiche più importanti degli ultimi anni.

Ramachandran insegna Psicologia e Neuroscienze all’Università della California, a San Diego. I suoi articoli accademici e i suoi saggi lo hanno reso uno dei principali divulgatori delle attuali neuroscienze, riconosciuto in tutto il mondo. Per questo motivo nel 2011 è entrato nella lista Time 100 che raccoglie le cento persone più influenti dell’anno.

Tra i suoi principali contributi, le ricerche sui neuroni specchio, l’arto fantasma, la sinestesia, la teoria delle finestre rotte nell’autismo, la paralisi del sonno e numerosi altri apporti al sapere umano.

Modello di cervello

Infanzia ed educazione di V.S. Ramachandran

Vilayanur S. Ramachandran nacque in India nel 1951 a Tamil Nadu. Figlio di un ingegnere ONU e diplomatico a Bangkok, frequentò le scuole britanniche di Madras e Bangkok.

Si laureò in medicina a Madras, ma prese il dottorato in neuroscienze sperimentali a Cambridge. Passò i due anni successivi nell’Università statunitense Caltech, lavorando come ricercatore insieme a Jack Pettigrew.

Nel 1983 ricevette l’incarico di assistente nel dipartimento di Psicologia dell’Università della California. Qui ha continuato a esercitare come docente fino a oggi.

Carriera scientifica

Il suo primo campo di indagine fu la percezione visiva. All’inizio degli anni 90, Ramachandran era interessato alle sindromi neurologiche come il disturbo dell’integrità corporea, gli arti fantasma e la sindrome di Capgras.

Le sue scoperte hanno ispirato nuove intuizioni sul funzionamento del cervello umano; questo sebbene le sue prime ricerche facessero un uso relativamente scarso di tecnologie complesse come la neuroimaging.

Attualmente è a capo di un team di ricerca composto da studenti e ricercatori californiani. Il suo gruppo di lavoro, noto come CBC (Center for Brain and Cognition), ha pubblicato numerosi articoli scientifici su una serie di nuove teorie nel campo delle neuroscienze.

V.S. Ramachandran e gli arti fantasma

È noto come arto fantasma l’effetto avvertito da chi ha perso un arto, come il braccio o la gamba, ma che continua a percepire l’estremità assente.

Ramachandran studiò questo fenomeno e giunse alla conclusione che esiste una relazione tra l’arto fantasma e la plasticità neurale del cervello umano adulto.

Le sue ricerche hanno dimostrato che in caso di perdita dell’arto, il cervello umano produce cambiamenti significativi a livello della corteccia somatosensoriale. I risultati portano a ipotizzare un legame tra la riorganizzazione corticale e la sensazione che via sia ancora l’arto mancante.

La scatola dello specchio

Si attribuisce a V.S. Ramachandran la teoria del mirror box e il feedback visivo dello specchio. Conosciuta come terapia dello specchio, viene utilizzata per trattare la paralisi dell’arto fantasma. In molti casi, il ripristino del movimento dell’arto fantasma attraverso la scatola dello specchio riduce anche il dolore avvertito.

Uno studio realizzato nel 2014 ha permesso di scoprire che questa terapia può esercitare una forte influenza sulla rete motoria attraverso una maggiore comprensione cognitiva del controllo delle azioni. Altre ricerche parallele sottolineano che al momento non vi sono prove sufficienti per confermare i risultati della terapia con il mirror box.

V. S. Ramachandran

La sinestesia: il cablaggio neurale incrociato

La sinestesia è l’effetto sperimentato da chi vede colori ascoltando la musica. È tipico dei sinestetici, inoltre, associare i numeri ai colori o le percezioni tattili alle emozioni. In altre parole, nelle persone sinestetiche si attivano due o più sistemi percettivi a fronte di un solo stimolo.

V.S. Ramachandran ha studiato questo fenomeno ed è stato uno dei primi a teorizzare che la sinestesia sia prodotta dall’attivazione incrociata di regioni cerebrali specializzate in stimoli diversi. Insieme al suo staff, inoltre, ha ideato diversi test per individuare questo strano fenomeno.

V.S. Ramachandran e il dibattito sui neuroni specchio

Fu Giacomo Rizzolati a scrivere nel 1922, e per la prima volta, dei neuroni specchio in un articolo pubblicato dall’Università di Parma. Ramachandran ha concentrato buona parte dei suoi studi sul ruolo di questo tipo di neuroni; ha studiato in che modo sono coinvolti nelle diverse abilità mentali dell’uomo, come l’empatia, l’apprendimento, l’evoluzione del linguaggio.

A questo proposito, predisse che i neuroni specchio avrebbero rappresentato un punto di svolta e che avrebbero aiutato a chiarire alcune abilità mentali di cui era ancora sconosciuto il meccanismo esatto. Paragonò l’importanza della scoperta dei neuroni specchio nel campo della psicologia alla scoperta del DNA per la biologia.


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  • Ramachandran V. S. (1998). Consciousness and body image: lessons from phantom limbs, Capgras syndrome and pain asymbolia. Philosophical transactions of the Royal Society of London. Series B, Biological sciences, 353(1377), 1851–1859. doi:10.1098/rstb.1998.0337

  • Ramachandran V.S., Hirstein W. The perception of phantom limbs: The D.O. Hebb Lecture. Brain. 1998;1211603- 1630

  • Ramachandran, V. S. & Marcus, Z. (2017). Synesthesia and the McCollough Effect. I-Perception. https://doi.org/10.1177/2041669517711718


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