Reframing: adottare una nuova prospettiva

A volte non possiamo cambiare quello che ci accade, ma possiamo modificare il modo in cui lo interpretiamo. Reinterpretare i pensieri ci consente di gestire meglio le avversità.
Reframing: adottare una nuova prospettiva
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

A volte vedere le cose da un altro punto di vista migliora la nostra capacità di gestire le difficoltà. Il reframing serve proprio a questo: a ripensare a certi aspetti o situazioni da un altro punto di vista per ridurre la confusione, il malessere e la tensione. È una risorsa molto utile che tutti noi dovremmo utilizzare.

Non è facile ricorrere a questa abilità mentale. Le persone tendono a essere testarde nelle proprie interpretazioni e valutazioni su situazioni, circostanze e relazioni. Non esitano a etichettare come tossico un collega che è sempre di cattivo umore o uno ossessionato dall’ordine.

Forse quella persona tossica sta passando un brutto momento in silenzio. Chiunque sia ossessionato dall’ordine può avere una mente brillante da cui varrebbe la pena di imparare qualcosa. Ammettiamolo: la nostra realtà ha tante sfaccettature e non è bene fermarsi a quelle più negative.

Saper relativizzare e aprire la mente ad altre prospettive più positive può migliorare significativamente la qualità della nostra vita. Vediamo insieme in cosa consiste il reframing.

Donna che guarda il mare.


In cosa consiste il reframing?

Il reframing è una tecnica ampiamente utilizzata in terapia. Grazie a essa, la persona è in grado di vedere le cose in modo diverso e di cambiare i significati attribuiti. Lo scopo è capire che alcuni punti di vista fungono da filtro capace di offuscare tutto, alterando emozioni, pensieri e comportamenti; infine, causando sofferenza.

Facciamo un esempio: ho il naso appariscente oppure sono molto magro/a o basso/a. Oltre a lavorare sulla mia autostima o sull’accettazione della mia persona, devo anche impiegare una cornice positiva per ogni situazione. Invece di pensare che tutti mi guarderanno se vado a una festa, devo relativizzare quell’idea e concentrarmi sul divertimento. Devo pensare che tutti noi abbiamo difetti e particolarità che ci rendono unici.

Dovrei evitare di partecipare a eventi sociali per questo? Ovviamente no. Gli schemi mentali che usiamo per interpretare determinate aree della nostra vita non solo ci limitano, ma ci impediscono di essere felici. Purtroppo, gran parte di noi fa uso di questi meccanismi mentali. Pensare che ci sia solo una prospettiva e un modo unico di vedere le cose è molto umano.

Passare dal problema all’obiettivo

Il reframing segue un preciso percorso che consente di passare dalla negatività a un atteggiamento più aperto, costruttivo e speranzoso. Per capirlo meglio, ci metteremo nei panni di un’altra persona, che ha appena ricevuto una diagnosi di sclerosi multipla.

Questa persona sarà portata a pensare che la sua vita è finita, che non lavorerà mai più e che non ha futuro.

Il problema è il seguente: questa malattia cronica è degenerativa, per cui si tende a pensare che tutto sia perduto, che non ci sia altra opzione che accettare la fine.

Durante il percorso terapeutico sarà essenziale fare uso del reframing positivo per analizzare la situazione da un’altra prospettiva. Lo scopo è passare dal problema a un obiettivo che infonda speranza, una via d’uscita capace di rompere il modello negativo.

In questo caso, l’obiettivo sarà concentrarsi sulla comprensione della malattia e ammettere che ci sono varie opzioni per frenarla e continuare a vivere.

Uomo di fronte a una porta sul mondo a forma di lampadina.

Il reframing non significa estremo ottimismo, bensì fornire soluzioni

Il reframing nasce nel quadro della psicologia positiva teorizzata da Martin Seligman negli anni ’90. È bene puntualizzare che questa tecnica non ha lo scopo di rendere il paziente estremamente ottimista.

Serve, piuttosto, ad aiutarlo a considerare le opzioni a sua disposizione per gestire in modo positivo le difficoltà e migliorare la sua vita. Una prospettiva simile richiede di capire che a volte non possiamo cambiare quello che ci accade.

Se perdiamo il lavoro, dobbiamo accettarlo. Se ci viene diagnosticata una malattia, la realtà è quella e nessun’altra. Tuttavia, il reframing ci consente di contemplare vari approcci per affrontare e superare questi eventi.

Permette di indebolire il pregiudizio negativo e disfattista che spesso ci intrappola e ci induce a volgere lo sguardo su altre possibilità, altre prospettive motivanti per gestire meglio le circostanze già di per sé complesse.

Grazie a questa risorsa, possiamo trovare la calma emotiva e la lucidità mentale necessarie per ridefinire i significati che attribuiamo a certe dinamiche.

Per concludere, il reframing è una tecnica per ristrutturare i pensieri che dovremmo fare nostra. Un modo per superare i momenti difficili che si presentano durante il cammino. Se non ci riusciamo da soli, sarà opportuno iniziare un accompagnamento terapeutico.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.