Ringraziare non è cortesia, bensì il segnale di un potere straordinario

Ringraziare non è cortesia, bensì il segnale di un potere straordinario

Ultimo aggiornamento: 01 giugno, 2017

Per molti, ringraziare è un atto di cortesia quasi automatico. Dire grazie quando ci danno un regalo, quando ci fanno un favore o quanto altri compiono un gesto gentile. Per tutto il resto, sembra non sia importante ringraziare. La gratitudine, dunque, è stata ridotta a specifiche circostanze, fondamentalmente di tipo sociale.

Persino in queste situazioni precise nelle quali bisogna ringraziare, a volte la gratitudine non proviene dal profondo del cuore. Solo nei casi più estremi pronunciamo quel “grazie” con totale convinzione e, trascorso un po’ di tempo, il sentimento scompare.

“Dobbiamo essere grati alle persone che ci rendono felici. Sono i premurosi giardinieri che fanno fiorire la nostra anima”.

-Marcel Proust-

Ci sarà chi pensa che sia giusto così. Si tratta di dire “grazie” nel momento giusto e, se possibile, restituire il favore o l’attenzione che ci hanno prodigato. Per cos’altro? Anche se nel mondo attuale appare normale, agendo in questo modo, in realtà, banalizziamo la gratitudine. Dimentichiamo che si tratta di una forza straordinaria, che contribuisce a godere di una migliore salute mentale e che molte volte sprechiamo.

Ringraziare è molto più che dire “grazie”

La gratitudine è un sentimento allegro. Persino se il ringraziamento si deve a qualcosa che si è ricevuto in un momento triste. In ogni caso, ringraziare ci rimanda ad un fatto gradevole che ci riempie di soddisfazione. Di fatto, la parola “gratitudine” viene da “grazia” e una cosa “grata” viene definita come qualcosa che ci causa benessere o compiacimento.

Si ringrazia qualcuno quando si è consapevoli di ricevere più di quello che si dà. Per questo motivo, sorge subito la sensazione di aver ottenuto un profitto. Così, spontaneamente, sorge il bisogno di ringraziare per quel “plus” che si è ricevuto.

La gratitudine implica, dunque, non solo una formula di cortesia, ma anche un’esperienza di soddisfazione, di allegria e, perché  no, di felicità. Chi è grato è felice. Ed è più felice chi è consapevole della grande quantità di motivi che ha per mostrarsi grato.

Perché per molti è difficile ringraziare?

Ci sono molte persone che sentono di non avere nulla da ringraziare agli altri. Elencano in dettaglio le occasioni nelle quale hanno avuto bisogno di qualcosa e non hanno ricevuto l’aiuto sperato o l’infinità di situazioni in cui hanno dato qualcosa agli altri e non sono state corrisposte. La loro bilancia tra quello che danno e quello che ricevono si inclina sempre contro la gratitudine.

Probabilmente opera una logica nella quale gli altri sono sempre in debito. Ci si aspetta dagli altri più di quello che possono dare e per questo motivo, ovviamente, non si è soddisfatti. Si crede che “avrebbero potuto dare di più”. Dunque, perché ringraziare?

A pensarla così di solito sono le persone molto viziate o il cui ego è stato esaltato a dismisura. Quando vi è un’alta dose di narcisismo, quello che danno gli altri o che ci dona la vita non sarà mai sufficiente. Si sentirà sempre di meritare di più e, di certo, esisteranno molti altri motivi per rinnegare il bisogno di essere grati.

La gratitudine ha potere

La gratitudine è qualcosa che si dà ad un’altra persona, agli altri o a qualcosa di astratto. Appartiene al mondo del dare, non del ricevere. Tuttavia, come detto prima, il solo fatto di essere predisposti a ringraziare implica un piacere, una soddisfazione, una specie di felicità. Inoltre, nobilita il cuore.

Se non fosse per le azioni di altri, probabilmente, non saremmo nemmeno vivi. Se lo siamo, è grazie alla madre che ci ha portato in grembo, che ha sofferto i dolori del parto per darci alla luce e che ha preservato la nostra vita quando non potevamo ancora farlo da soli. Non importa se non era pronta per essere madre o se avrebbe potuto farlo meglio, il semplice atto della maternità implica già un’offerta. Conta anche chi ci ha aiutato a nascere, a crescere, a non morire in quei vulnerabili primi anni.

Da quel momento in poi abbiamo avuto maestri che ci hanno istruito, compagni di giochi, a volte amici che ci hanno ascoltato, a vole amori che hanno scommesso su di noi, a volte gente che ha avuto fiducia nel nostro lavoro. Le nostre giornate sono possibili grazie a molte persone, ma a volte non lo notiamo. Non siamo capaci di vederne il grande apporto, piuttosto ci concentriamo su quello che smettono di fare.

Vivere grati vuol dire vivere molto vicino alla felicità. Più che una virtù, o un valore, è un atteggiamento nei confronti della vita. Si può ringraziare solo se si è umili, se si comprende che nessuno ci deve niente né ha l’obbligo di compiacerci. Quando capiamo ciò, facciamo un grande passo in avanti.


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