Scarsa assertività: dire sì pur non volendolo

Spesso diciamo di "sì", ma in realtà vogliamo dire "no". Può sembrare contraddittorio, ma molti di noi lo fanno. Perché? Cerchiamo di scoprirlo in questo articolo.
Scarsa assertività: dire sì pur non volendolo

Ultimo aggiornamento: 19 ottobre, 2020

A molti di noi è capitato di dire di “sì”, quando in realtà volevamo dire di “no”. Ma perché lo facciamo? Cosa ci succede? Non siamo in grado di esprimere i nostri veri desideri? In questo articolo cercheremo di fare luce su questo paradosso che cela diverse cause, che hanno tutte un legame con una scarsa assertività.

Andrew Salter (1940) ha definito il concetto di assertività come un tratto della personalità. In particolare, l’ha definita “l’espressione dei diritti e dei sentimenti personali”. In altre parole, l’assertività include la capacità di dire no senza sentirsi in colpa.

Dalla ricerca di Salter si potrebbe trarre la seguente conclusione: le circostanze influenzano le probabilità di essere assertivi. Ciò non impedisce, tuttavia, una maggiore predisposizione all’assertività, ma è in ogni caso possibile sviluppare questa abilità.

L’assertività include la difesa dei nostri diritti e delle nostre esigenze, nonché la capacità di esprimere i nostri desideri con sincerità, senza danneggiare o ferire nessuno, in modo educato ma energico. Nelle parole del linguaggio quotidiano, vuol dire non lasciarsi “calpestare” senza, tuttavia, perdere la testa reagendo in maniera inappropriata.

Perché siamo assertivi solo in certe occasioni o con certe persone? Cosa ci rende poco assertivi, ovvero ci fa dire di “sì” quando in realtà vogliamo dire di “no”? Proviamo a rispondere a queste domande.

Amici che parlano e ridono.


Accettare malvolentieri e scarsa assertività: qual è il connubio?

Dire di “sì” pur non desiderandolo è strettamente relazionato a una scarsa assertività. Ma cosa ci spinge a non esprimere quello che desideriamo davvero in determinate situazioni? Ecco alcuni motivi.

Scarsa assertività o totale mancanza di questa abilità

Alcune persone trovano facile esprimere le loro opinioni e i loro desideri con chiarezza e sincerità; quando non vogliono fare qualcosa, dunque, dicono semplicemente “no”. Chi invece non gode di questa abilità o non l’ha sviluppata a sufficienza tenderà ad accettare pur non volendo.

Potremmo dire che questo fattore è la conseguenza delle dinamiche che descriveremo nei seguenti paragrafi. Dietro la mancanza di assertività, di fatto, si nascondono paure, insicurezze e mancanza di autostima.

Paura di quello che diranno o penseranno gli altri

Quando ci preoccupiamo troppo dell’opinione degli altri, tendiamo ad accettare tutto, anche se non ne abbiamo voglia. In un certo senso, temiamo di essere giudicati esprimendo un pensiero diverso o persino di apparire cattivi, di ricevere delle critiche ecc.

Questo può essere cambiato lavorando soprattutto sulla propria autostima e migliorando la propria capacità di essere se stessi. La verità è che se godiamo di buona autostima, non faremo caso a quello che pensano o dicono gli altri. Non dimenticate che l’amor proprio ci accompagnerà per sempre!

“Non c’è abbastanza amore capace di riempire il vuoto di una persona che non ama se stessa.”

-Irene Orce-

In cerca di accettazione

A chi non è successo di accettare situazioni che non gli andavano a genio o in cui non si sentiva a proprio agio solo per ottenere in cambio l’approvazione altrui?

In una certa misura, il desiderio di essere apprezzati è naturale: vogliamo sentirci accettati e amati perché siamo esseri sociali. In altre parole, quando diciamo di “sì” a qualcosa che non è di nostro gradimento, non cerchiamo solo l’approvazione altrui, ma anche la loro ammirazione.

Ne parlava già lo psicologo Abraham Maslow (1908-1970) quando cercò di definire i bisogni umani attraverso la sua piramide. Maslow ci parla di due bisogni relativi a quanto è stato detto: il bisogno di affiliazione e di riconoscimento. Otteniamo il primo attraverso l’amicizia e l’affetto, e il secondo attraverso la fiducia, il riconoscimento di sé, ecc.

Le persone che ci amano davvero, però, ci accettano così come siamo. Inoltre, sappiamo fin troppo bene che è letteralmente impossibile piacere a tutti (e non ne abbiamo nemmeno bisogno per stare bene!). Se piacciamo a noi stessi, di che altro abbiamo bisogno?

“Essere se stessi in un mondo che cerca costantemente di renderti diverso è la conquista più grande.”

-Ralph Waldo Emerson-

Paura di non sapere come giustificare il “no”

Molte volte crediamo erroneamente che non sapere come giustificare un “no” significa che dovremmo dire di “sì”. Ovviamente non è così: ci saranno momenti in cui non sapremo esattamente perché qualcosa in particolare non ci piace, e questo non significa che dobbiamo accettarla. Dobbiamo ascoltare noi stessi e, se non vogliamo fare qualcosa in un dato momento, l’ideale è rifiutare la proposta.

Insicurezze e paura di deludere

L’insicurezza è un’altra causa di scarsa assertività. Quando non abbiamo chiaro cosa vogliamo oppure non ci accettiamo del tutto, siamo più propensi a dubitare di tutto.

D’altra parte, quando non siamo sicuri di noi stessi, dopo un “no” tende ad apparire il senso di colpa. Avrò offeso qualcuno? Ci resterà male se dico di no?. Commettiamo così l’errore di accettare andando contro noi stessi, il tutto solo per paura di deludere gli altri.

Donna dubbiosa che si mangia le unghie.

Una breve riflessione sulla scarsa assertività

Sono diversi i motivi alla base della contraddizione esposta all’inizio di questo articolo. È evidente che tendiamo a compiacere gli altri accettando proposte che non ci allettano quando non ci stimiamo o non ci sentiamo abbastanza forti.

È importante conoscere se stessi e trovare la propria strada, poiché solo in questo modo potremo essere assertivi ed esprimere liberamente le nostre opinioni.

La conoscenza di sé lascia poco spazio ai dubbi! E questo processo, purtroppo o per fortuna, dura tutta la vita. Tracciate il vostro percorso, aprite gli occhi e vedrete che a poco a poco riuscirete a dire di “sì” solo quando lo desiderate davvero.


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  • Manuel J. Smith. (2003). Cuando digo no, me siento culpable, Nuevas ediciones de bolsillo.

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