Sfratto e suicidio, una drammatica realtà

Perché sfratto e suicidio sembrano andare di pari passo? Cosa porta al suicidio? Depressione, ansia e stress sono alcune conseguenze dello sfratto.
Sfratto e suicidio, una drammatica realtà
Francisco Javier Molas López

Scritto e verificato lo psicologo Francisco Javier Molas López.

Ultimo aggiornamento: 30 dicembre, 2022

Il binomio sfratto e suicidio è un fenomeno attuale e ricorrente. Di fronte a questa realtà, viene da chiedersi perché gli sfratti non vengano monitorati dato che se ne conoscono già le conseguenze. Ma, soprattutto, perché decidere di porre fine alla propria vita per un motivo del genere?

Il suicidio è stato per molti anni un argomento tabù. La tendenza all’imitazione, di fatto, è uno dei motivi per cui se ne parla poco. Un certo dibattito esiste, ma ciò che vediamo è soltanto la punta dell’iceberg.

L’idea che uno sfratto induca un essere umano a togliersi quanto ha di più prezioso, la vita, desta inquietudine. Soprattutto negli psicologi, interessati al modo in cui la mente lavora e quali decisioni prende quando si trova ad affrontare una situazione complicata.

Non esistono altre vie di uscita, altre possibilità? La disperazione è tale da vedere il suicidio come unica strada percorribile o è un impulso del momento? Analizziamo il connubio sfratto e suicidio e vediamo perché ha cominciato a riproporsi con frequenza.

Suicidio volontario?

Quando prendiamo la decisione di toglierci la vita, lo facciamo liberamente o siamo vittime delle circostanze? Se ci troviamo sull’orlo di un precipizio e siamo circondati da persone che ci spingono, non possiamo che cadere.

In questo caso nessuno potrebbe dire di noi che ci siamo suicidati perché le nostre intenzioni non erano di cadere. Siamo stati spinti. Possiamo equiparare un gruppo di persone che ci spingono a uno sfratto?

Quando ci obbligano a lasciare la nostra casa, si sommano una serie di variabili che per qualcuno sono motivo sufficiente per farla finita. A questo punto viene da chiedersi: perché alcuni sì e altri no?

Dal momento che non tutte le persone che ricevono lo sfratto scelgono la stessa via d’uscita, potremmo dire che esistono tratti della personalità incompatibili o protettivi di fronte al suicidio?

Uomo preoccupato

Ogni sfratto avviene in circostanze diverse. L’età, la presenza di figli, le risorse economiche, la possibilità di appoggiarsi a familiari o amici, il sostegno sociale, ecc, sono elementi di cui tenere conto. Non è la stessa cosa essere accolti da un familiare o restare senza un tetto. E nemmeno vivere soli, ma protetti dagli amici o avere famiglia e figli e non sapere dove tenerli al sicuro.

“La nostra gloria più grande non sta nel non sbagliare mai, ma nell’alzarci ogni volta che cadiamo.”

-Confucio-

Effetti dello sfratto sulla salute mentale

L’equipe di Julia Bolivar, ricercatrice andalusa, ha pubblicato nel 2016 un interessante studio sulla salute di un campione di persone adulte con una procedura di sfratto in corso. Secondo i risultati, le persone sfrattate hanno 13 volte più probabilità di percepire la propria salute come cattiva.

Il 57% degli uomini e l’80,9% delle donne ha dichiarato di non essere in buona salute. Risulta maggiore, inoltre, il rischio di sviluppare un disturbo cardiovascolare. Un altro dato che emerge dalla ricerca spagnola è che il verificarsi di una serie di sfratti nel quartiere può portare a un aumento della pressione arteriosa tra i residenti.

In quanto al binomio “perdita della casa, perdita della salute”, entrano in gioco fattori individuali e ambientali. Sul piano individuale è decisivo lo stress causato dall’esperienza già nella fase iniziale, che incide sulla salute fisica e mentale. Nelle persone più vulnerabili alla frustrazione, sfratto o disoccupazione sono tra i maggiori fattori di rischio di suicidio.

Enrique Echeburùa (2015) assicura che un umore malinconico può essere altamente rischioso poiché la depressione contrasta il naturale desiderio di vivere. Il 15-20% delle persone depresse potrebbe tentare il suicidio. Echeburùa sottolinea inoltre che i disturbi da dipendenza, come l’alcolismo o la tossicodipendenza, sono un altro fattore di rischio per i suicidi. 

Sfratto e suicidio: una questione di approccio personale

A questo punto possiamo mettere insieme i diversi elementi e osservare che una persona con un procedimento di sfratto in corso può essere un candidato alla depressione. In base allo stile di affrontamento personale, questa può presentarsi o meno.

È altresì possibile ricorrere all’alcol o agli stupefacenti per sopportare meglio il dolore emotivo dello sfratto. Trattandosi entrambi di fattori di rischio di suicidio, possiamo osservare diversi motivi che spingono una persona in questa situazione a togliersi la vita.

“Dove una porta si chiude, un’altra si apre.”

Don Chisciotte, Miguel de Cervantes –

Sfratto e suicidio, donna disperata seduta per terra

Sfratto e suicidio: riflessioni finali

Alla luce di queste ricerche, possiamo notare che determinate circostanze negative, prolungate nel tempo, possono causare depressione. Una situazione di sfratto, quindi, avrebbe un impatto sulla salute mentale e fisica così intenso da causare uno stato depressivo.

Potrebbe portare anche alla dipendenza come modo per sopportare il dolore. Le risorse di coping sono individuali, tuttavia l’alto numero di suicidi suggerisce che gli sfratti causano maggiore sofferenza e disperazione di quello che possa sembrare.

La relazione tra sfratto e suicidio è senz’altro molto complessa. Naturalmente non tutte le persone optano per questa decisione e ciò dà speranza. Quando una situazione diventa insostenibile, di fatto, in molti scelgono di combattere e di capire in che modo poterne uscire con successo.


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