Shutter Island e lo stress post-traumatico

Shutter Island e lo stress post-traumatico
Leah Padalino

Scritto e verificato la critica cinematografica Leah Padalino.

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2023

Shutter Island è un film del 2010 diretto da Martin Scorsese, con attore protagonista Leonardo DiCaprio e nel cui cast spiccano Ben Kingsley e Mark Ruffalo. Riprende il film noir degli anni ’40 e ’50, mantiene la suspense fino alla fine e ci immerge in una situazione del tutto inquietante.

Un’isola, un ospedale psichiatrico e un’inspiegabile scomparsa saranno gli ingredienti principali di questo thriller psicologico che ha lasciato a bocca aperta diverse persone. Il film ci porta nel 1954, momento in cui gli ospedali psichiatrici erano ancora in auge e alcune pratiche, come la lobotomia transorbitale, venivano ancora eseguite.

Gli agenti federali Teddy Daniels e Chuk Aule saranno inviati all’ospedale di Aschecliff per indagare su una strana scomparsa. Può scomparire qualcuno da un ospedale ben sorvegliato, su un’isola, senza scarpe e sotto la pioggia? Il film ci presenta una trama che, a poco a poco, andrà deformandosi fino a portarci a un epilogo davvero inquietante.

Follia e storia

Nel corso della storia la cura delle malattie mentali è cambiata molto. Michel Foucault affronta questo tema nella sua opera Storia della follia nell’età classica, dove applica la trasvalutazione nietzschiana dei valori al termine follia. Ciò che si considera “positivo” in un dato momento può smettere di esserlo in un altro, o può prendere un’altra strada e acquisire sfumature diverse; qualcosa di simile accade con la follia. Foucault non difende la follia, ma cerca di spiegare il cambiamento che si produce nel corso del tempo.

Centro psichiatrico isolato

Nel Medioevo i “folli” venivano esclusi ma non internati, perché presupponevano l’accesso a un altro tipo di conoscenza. Sarà durante il Rinascimento, con la comparsa del razionalismo, che le persone con disturbi mentali inizieranno a essere rinchiusi e isolati. Sorgendo l’idea di ragione, compare anche quella di pazzia, di follia.

Nell’epoca moderna, la follia inizia a destare un certo interesse e fascino fra i ricercatori. Da questo momento, inizierà la ricerca di una cura, nonostante sia vero che le prime pratiche possano scandalizzarci. Senza andare troppo lontano, ci rendiamo conto che ogni giorno scopriamo disturbi o malattie mentali di cui non abbiamo mai sentito parlare, cosa che permette di abbattere anche alcuni falsi miti. Non dimentichiamo che fino a non molto tempo fa l’omosessualità era considerata una malattia.

In Shutter Island ci viene presentato un ospedale psichiatrico fra i più raccapriccianti, Ashecliffe. Un ospedale che si trova su un’isola, dal quale nessuno può scappare, del tutto claustrofobico e isolato (vale la ridondanza), in definitiva, un luogo per niente accogliente. Neanche la musica dà a intendere allo spettatore di potersi aspettare di vedere qualcosa di piacevole; tutto il contrario semmai: crea un’atmosfera tenebrosa, lugubre e carica di tensione.

Il film ci mostra anche la “guerra” psichiatrica vissuta all’epoca, dunque si tratta di un momento di cambiamento, di transizione, dove le nuove correnti si scontrano con le vecchie. Il modello psichiatrico antico faceva appello alla reclusione dei malati e a pratiche come l’elettroshock o la lobotomia. Dall’altra parte, compariva una nuova corrente che pretendeva di umanizzare o rendere normale la vita dei pazienti, senza ricorrere all’isolamento e proponendo la somministrazione di farmaci. Il problema è che molti dei farmaci erano ancora in fase di sperimentazione.

Il Dottor Cawley è il direttore dell’ospedale. Si mostra come un uomo che cerca di conciliare entrambe le correnti, poiché in nessun momento vuole che i suoi pazienti vengano trattati come dei delinquenti, fa appello all’uso di farmaci e pretende che i malati possano condurre una vita “normale”. Tuttavia, questo contrasta con la gestione di un ospedale del tutto isolato dal mondo, dove i pazienti sono rinchiusi e in casi estremi vengono praticate ancora le lobotomie.

I pazienti di Shutter Island non sono pazienti comuni, sono persone che hanno commesso fatti atroci: hanno ucciso, ferito… E, invece di essere rinchiusi in un carcere, vengono destinati a questo ospedale, in cui vi sono diversi padiglioni in funzione della pericolosità dei pazienti.

Donna che fa gesto di stare zitti

I disturbi in Shutter Island

Risulta impossibile parlare di Shutter Island senza fare spoiler, poiché si tratta di un film con molti colpi di scena che danno degli indizi riguardo l’epilogo, per cui, se non avete visto il film, non è consigliabile che continuiate a leggere.

Nonostante all’inizio tutto sembri caratterizzare un film poliziesco, Scorsese ci lascia qualche indizio che ci farà capire che forse non tutto è come sembra in Shutter Island. Piccoli dettagli come il fatto che Chuck non sia capace di prendere la pistola con l’agilità con la quale dovrebbe farlo un poliziotto o che Teddy inizi ad avere delle allucinazioni, che sogni la sua defunta sposa, i farmaci che Cawley somministra a Teddy per l’emicrania, ecc. ci spingono a pensare che accada qualcosa di strano al protagonista.

Nel corso della storia, vediamo che Teddy Daniels comincia ad avere delle emicranie e dei ricordi del suo passato durante la Seconda Guerra Mondiale. Ha vissuto delle esperienze davvero traumatiche che hanno creato una profonda ferita nella sua mente. Le immagini del campo di concentramento di Dachau sono molto difficili da cancellare. Dopo essere tornato dalla guerra, Daniels viveva con sua moglie Dolores e i loro tre figli, ma era un uomo molto concentrato sul suo lavoro e passava pochissimo tempo con la famiglia. Inoltre, il suo modo di “affrontare” i fantasmi del passato non fu di certo il più opportuno, poiché si rifugiò nell’alcol.

Daniels

Daniels comincia a rivivere le esperienze passate sotto forma di sogni e allucinazioni. In questo modo, comprendiamo che probabilmente è vittima di un disturbo da stress post-traumatico dovuto alle dure esperienze che ha dovuto affrontare. A mano o mano che il film procede, vediamo che la Seconda Guerra Mondiale non ha aperto una ferita solo nel protagonista, ma anche in tutta la sua famiglia.

Sua moglie gli diceva di avere una voce nella testa. Daniels era talmente focalizzato sul lavoro e sui suoi traumi che tralasciò del tutto la malattia mentale della moglie, di conseguenza peggiorò finendo per uccidere i loro figli. Daniels, scoprendo tale atrocità, uccide la moglie in preda alle lacrime.

Tutto ciò fa sì che lo stress aumenti e Daniels appare in uno stato di negazione, di sdoppiamento della personalità, creando personaggi inventati, a partire da anagrammi, come Andrew Laedis (che è lo stesso Daniels) e Rachel Solando (sua moglie). In questo modo, crea una fantasia nella quale la moglie è morta in un tragico incidente causato da un certo Laedis e lui continua a essere un agente federale ed è stato inviato a Shutter Island per investigare su una misteriosa scomparsa.

Psichiatra con una lavagna

Il protagonista crea una nuova realtà e, in questo modo, dimentica ciò che era accaduto. Si rifiuta di accettarlo e preferisce vivere in una menzogna, pensare e fare indagini sulle presunte cospirazioni e sugli esperimenti che si verificano sull’isola.

Il Dottor Cawley e la sua squadra gli permettono di portare a termine la sua fantasia con la speranza che, alla fine, scoprendo che non c’è stata nessuna cospirazione, prenda coscienza del suo passato, lo accetti e riesca a guarire.

Senza dubbio, Shutter Island è un film molto interessante che tratta temi vincolati alla storia della psichiatria e della psicologia e che, in un modo magistrale, gioca con la nostra mente e inganna i nostri stessi sensi. Niente è come sembra su Shutter Island.

“Cosa sarebbe peggio? Vivere da mostro o morire da uomo per bene?”.

-Shutter Island-


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.