Sindrome del personaggio principale

Sui social network vi mostrate al naturale o interpretate un personaggio che non vi appartiene? In questo articolo parliamo della sindrome del personaggio principale.
Sindrome del personaggio principale
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 20 marzo, 2023

Avete mai sentito parlare della sindrome del personaggio principale? Chi non ha mai sognato di essere il protagonista di un film o di una fiction? Quante volte abbiamo immaginato di essere eroi oppure vittime di una storia drammatica, romantica o divertente.

Le persone più sognatrici immaginano la loro vita come uno snodo da cui si diramano diversi percorsi possibili, in cui interpretare personaggi che somigliano loro.

Naturalmente, avviene tutto nella mente, uno spazio in cui nessuno può accedere a meno che non lo si voglia espressamente condividere. Ma cosa c’entra in tutto questo la sindrome del personaggio principale? Scopriamolo!

Cos’è la sindrome del personaggio principale?

Con la diffusione dei sociali network, al giorno d’oggi tale rappresentazione mentale può diventare realtà senza accorgercene, al punto da influenzare la nostra vita e quella di chi abbiamo intorno.

Parliamo di una nuova sindrome psicologica, non di una condizione medica – quantomeno non ancora – che inizia a essere oggetto di interesse da parte degli esperti della salute, per via delle caratteristiche comportamentali; per esempio, presentarsi come leader assoluto della vita propria o altrui, tra le altre cose.

Una vita mostrata e sviluppata attraverso i social network, la cui conseguenza immediata è l’irrefrenabile e naturale desiderio di essere riconosciuti e apprezzati a tutti i costi, anche presentandosi diversamente da come si è nella vita reale.

Ragazza che si fa un selfie.

Autopresentazione o sindrome del personaggio principale?

La cosiddetta Main Syndrome Principal, o MSC. consiste nel recitare come personaggi protagonisti in diversi scenari immaginari. Su Instagram, ad esempio, si vedono spesso persone che “promuovono” la loro vita articolandola come una storia a puntate; raccontando dei luoghi che hanno visitato o descrivendo i locali in cui hanno cenato o fatto colazione.

Ma non è nulla di nuovo, infatti attualmente lo consideriamo del tutto normale. Ma lo è davvero? Sono tanti a farlo o ad averlo fatto, lo fanno anche i personaggi pubblici in forme diverse. Ma allora dov’è il problema?

Da un lato, vi è l’autorappresentazione, che è un comportamento con il quale si trasmettono informazioni su se stessi o la propria immagine agli altri. È un modo per esprimere la personalità attraverso l’esibizione dei propri gusti e del proprio stile di vita; un tipo di motivazione presente nel comportamento umano.

Lo studio intitolato Self-Presentation Theory: Self-Construction and Audience Pleasing, e pubblicato da alcuni esperti in psicologia sociale, definisce la MSC come parte delle motivazioni umane che si attivano quando ci sentiamo apprezzati e riconosciuti dagli altri, fattori alla base di questa condotta.

Donna che si fa un selfie.

Le reti (sociali) sono come i sogni, ma i sogni sono anche reti…

È in un certo modo valido e normale adottare comportamenti diversi dal nostro repertorio abituale o dalle nostre abitudini per evidenziare certi aspetti della nostra personalità.

Nelle persone con la sindrome del personaggio principale il problema si presenta quando desiderano o vogliono apparire diversamente per piacere, apparire, dimostrare, cercare riconoscimento o fama; in sintesi, lasciare il segno attraverso i social esibendo un’immagine esagerata di sé.

Molte delle piattaforme digitali esistenti permettono facilmente alle persone di cadere nella trappola della sindrome del personaggio principale.

L’anonimato offerto dai social consente di reinventarsi e, in casi estremi e molto pericolosi, di mostrare false versioni di sé che nei casi più estremi possono provocare disturbi psicologici come il disturbo narcisistico di personalità.

Per Phil Reed, psicologa e scrittrice esperta nel campo degli effetti sociali legati alla tecnologia, tali fantasie possono condurre a comportamenti che, in alcuni casi, imitano quelli dei disturbi della personalità: “la fantasia come forma di evasione può trasformarsi in un problema serio per le persone potenzialmente soggette a sviluppare disturbi psicologici, come ansia e depressione, e non solo disturbi della personalità”.

Aggiunge che i social network possono esacerbare tali problematiche psicologiche, in quanto la linea di demarcazione tra reale e fittizio appare sempre più confusa. “Bisogna fare attenzione a separare la sindrome del personaggio principale dalla reinvenzione del personaggio da parte degli artisti professionisti”.

Conclusioni

I social media rendono semplicemente più facile e veloce per chiunque mostrare una falsa versione di se stessi, e  in questo vi è un parallelismo con le fake news, un fenomeno anch’esso non nuovo, ma favorito dai social media.


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  • Roy F. Baumeister, Debra G. Hutton (1987). Theories of Group Behavior: Self-Presentation Theory: Self-Construction and Audience Pleasing


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