Sor Juana: biografia di una ribelle
La biografia di Sor Juana Inés de la Cruz è davvero affascinante. Chi la conosce saprà cosa intendiamo e, se non la conoscete ancora, sicuramente la sua storia vi sorprenderà. La letteratura, come l’arte o qualsiasi altra forma di conoscenza, in passato erano accessibili solo gli uomini; e nemmeno a tutti, solo a pochi privilegiati.
Intervengono numerosi fattori affinché un’opera letteraria possa diventare significativa e perdurare nel tempo. E se a ciò aggiungiamo che, per secoli, l’analfabetismo ha regnato sovrano e pochissime donne erano istruite, il risultato è una produzione letteraria dominata dagli uomini. Ma, come in tutto, ci sono sempre delle eccezioni. Eccezioni che, in molti casi, non hanno interessato la critica, la storia o l’istruzione, motivo per cui ancora oggi il sistema educativo continua a premiare gli uomini.
Con questo non intendiamo screditare la produzione letteraria degli uomini. Al contrario, potremmo elencare moltissimi grandi autori di sesso maschile che meritano di essere letti e studiati. Ci preme tuttavia sottolineare che i percorsi accademici prevedono una percentuale assai ridotta di autrici.
Sor Juana non era solo una donna di lettere, ma la sua sete di conoscenza la portò a eccellere in innumerevoli altre discipline. Oltre a ciò, la sua vita fu tutt’altro che ordinaria: valicò le barriere imposte dal suo tempo semplicemente perché era una donna, una donna intelligente come poche.
Stolti uomini che accusate
la donna senza ragione,
ignari di esser cagione
delle colpe che le date.-Sor Juana-
I primi anni
Sor Juana Inés de la Cruz nacque nel 1651 nella città di San Miguel de Nepantla (Nuova Spagna, attuale Messico), era figlia di un capitano spagnolo e di una donna creola. La madre, Isabel Ramírez, ebbe sei figli da diverse relazioni, ma aveva deciso di non sposarsi e si dichiarò sempre una donna single, decisione piuttosto insolita all’epoca.
L’interesse di Sor Juana per la letteratura e l’arte emerse già all’età di 8 anni, quando compose un elogio eucaristico. Qualche anno dopo decise di studiare all’università, all’epoca vietata alle donne, motivo per cui pensò di travestirsi da uomo per seguire i corsi.
Alla fine, Sor Juana abbandonò l’idea e studierà da autodidatta. Profondamente legata al nonno, inizierà a studiare da sola nella sua biblioteca. Era una giovane donna brillante, dall’intelligenza prodigiosa. Pensate che imparò il latino in sole 20 lezioni. Era anche molto esigente con se stessa; ogni volta che perdeva una lezione, si tagliava una ciocca di capelli.
Fin da piccola, compose versi e la maggior parte della sua produzione poetica venne realizzata sotto commissione. La sua fama crebbe fino a raggiungere i Marchesi di Mancera, che divennero i suoi mecenati. Sor Juana si ritrovò così in un ambiente che favoriva il suo desiderio di conoscenza, pieno di libri da studiare e dai quali imparare.
Io non stimo tesori né ricchezze;
sicché sempre è maggiore il mio contento
se do ricchezze al mio intendimento
e no il mio intendimento alle ricchezze.-Sor Juana-
Il pensiero progressista di Sor Juana
A corte imparò a suonare diversi strumenti e a interessarsi a qualsivoglia forma di conoscenza. Si dedicò alla produzione teatrale componendo lodi, commedie e sonetti sacramentali. Poi, nel 1667, decise di cambiare la corte per il convento, e divenne suora.
Il convento per lei non fu una prigione, bensì il luogo ideale per studiare. Sor Juana aveva a disposizione un’intera biblioteca e riceveva numerosi doni dai personaggi influenti dell’epoca che le permisero di acquisire una certa posizione all’interno del convento. Possedeva un modesto patrimonio e aveva delle serve, così poteva dedicarsi completamente allo studio.
A ogni modo, la vita in convento non era così tranquilla come ci si potrebbe aspettare. Ricevette numerose critiche dalle altre suore perché era molto diversa e, in un’occasione, le proibirono persino di studiare. Sor Juana non era una suora come le altre, scriveva costantemente e, a volte, i suoi stessi testi le creavano problemi. Tuttavia, difese sempre la sua libertà personale e in generale quella delle donne, dimostrando di avere accesso all’istruzione e alla conoscenza.
Parlare di femminismo potrebbe suonare anacronistico. Eppure è anche vero che Sor Juana incarnò in sé i valori del femminismo: la lotta per l’uguaglianza, per l’accesso alla conoscenza, la libertà delle donne, ecc. La sua produzione teatrale si discosta dai ruoli femminili associati alla bellezza o alla discrezione a cui, però, dona il valore della comprensione.
Critica quegli uomini che, di fronte alla bellezza di una donna, si lanciano a conquistarla e, quando si stancano, la abbandonano nel disonore. Sosteneva la parità di genere e in una sua opera un uomo vestito da donna mette in scena la necessità di un cambiamento dei ruoli.
Rivendicò anche i diritti degli indiani d’America e degli uomini di colore nella società. Nelle sue opere si dichiara neutrale, sostenendo la tesi secondo cui l’amore si separa dal corpo ed è di natura spirituale. Neanche i corpi maschili sono rilevanti. La sua poesia è profondamente filosofica, riflette sul ritratto e l’argomento principale dei componimenti amorosi è l’assenza.
Gli ultimi anni e il silenzio
Sor Juana fu una ribelle, una donna che visse oltre gli schemi e le imposizioni del suo tempo. Divenne una suora per ribellarsi all’ordine costituito, per poter vivere da sola e intraprendere un percorso verso la conoscenza. Era molto critica nei confronti degli uomini e delle disuguaglianze e osò mettere in discussione la voce dell’influente gesuita portoghese Antonio Vieira.
Questo episodio fu un vero scandalo all’epoca. In seguito scrisse un testo in cui è presente la componente autobiografica. Ricco di termini eruditi, Risposta a Suor Filotea de la Cruz è un testo che rivendica i diritti delle donne e il diritto all’istruzione.
Dopo la sua pubblicazione, Sor Juana cadde nel silenzio. Non sappiamo se questo silenzio fu una scelta o un’imposizione. In quel periodo, di fatto, si scontrò più volte con la Chiesa in seguito poiché rivendicare i suoi diritti di donna nella società. Alla fine si dedicò alla cura delle suore del convento e morì all’età di 43 anni.
Octavio Paz sostiene che “è diventata suora per poter pensare”. Di certo, non le mancarono i pretendenti, ma come sua madre, non volle mai sposarsi. Fu una ribelle in un mondo dominato dagli uomini.
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- De la Cruz, S.J.I., (2003): Poesía lírica. Madrid, Cátedra.
- De la Cruz, S.J.I., (2010): Los empeños de una casa y Amor es más laberinto. Madrid, Cátedra.