Teoria dello sviluppo della moralità di Kohlberg
Sviluppiamo tutti una moralità personale e intrasferibile: dei valori che separano il “male” dal “bene” nel mondo astratto e che influenzano anche le nostre condotte, le nostre percezioni e i nostri pensieri. Potremmo persino dire che la moralità può essere talmente interiorizzata da influenzare le nostre emozioni. Uno dei modelli più importanti e influenti che provano a spiegare lo sviluppo della nostra moralità è la teoria dello sviluppo della moralità di Kohlberg.
Disponendo, ciascuno di noi, di una moralità personale, stabilirne una universale è sempre stata una delle questioni che più hanno preoccupato filosofi e pensatori. Dalle prospettive kantiane della moralità, basate sul beneficio del gruppo, fino alle prospettive utilitariste, volte al bene individuale.
Lo psicologo Lawrence Kohlberg volle allontanarsi dal contenuto della moralità e studiare, piuttosto, come si sviluppa nel singolo individuo. Non gli interessava se era “buona” o “cattiva”, gli interessava capire come ogni persona raggiunge l’idea di bene o male. In seguito a numerose interviste e studi, stabilì che la costruzione della moralità aumenta a mano a mano che i bambini crescono, come accade con altre abilità, ad esempio il linguaggio o il raziocinio.
Nella teoria dello sviluppo della moralità di Kohlberg si giunge alla conclusione che lo sviluppo morale si articola in tre livelli: pre-convenzionale, convenzionale e post-convenzionale. Ogni livello è diviso in due stadi. È importante capire che non sempre si passa attraversi tutti gli stadi, così come non tutti raggiungono l’ultimo livello di sviluppo. A seguire spieghiamo nel dettaglio ogni stadio.
Teoria dello sviluppo della moralità di Kohlberg
Orientamento alla punizione e all’ubbidienza
Questo stadio della teoria dello sviluppo della moralità di Kohlberg fa parte del livello pre-convenzionale. La persona delega l’intera responsabilità morale a una autorità. I criteri del “bene” o del “male” vengono definiti tramite ricompense o punizioni da parte dell’autorità. Un bambino può pensare che non fare i compiti sia sbagliato perché i suoi genitori lo punirebbero.
Questo pensiero ostacola la capacità di ammettere l’esistenza di dilemmi morali: enunciati che non abbiano una risposta moralmente chiara. Questo si deve al fatto che si intende tutto dall’unico punto di vista dell’autorità che la persona legittima. Ci troviamo nel livello più semplice dello sviluppo della moralità, nel quale non si contemplano diversi interessi né diverse intenzioni di condotta. In questo livello sono rilevanti unicamente le conseguenze: premio o punizione.
Orientamento all’individualismo o edonismo
In questo stadio si presenta già l’idea che gli interessi varino da un individuo all’altro. E anche se i criteri per decidere cosa è giusto o sbagliato continuano a essere la conseguenza delle proprie azioni, non vengono più definiti dagli altri. Adesso l’individuo penserà che tutto quello che gli apporta un beneficio è positivo, mentre tutto quello che suppone una perdita o un malessere è negativo.
Nonostante la visione egoistica di questo stadio, l’individuo può pensare che è giusto soddisfare le necessità altrui, ma solo quando esiste una reciprocità pragmatica o una garanzia della stessa. In altre parole, l’idea che se faccio qualcosa per un’altra persona, questi dovrà fare qualcosa per me. Questo stadio è un po’ più complesso del precedente, poiché l’individuo non delega più agli altri la costruzione della sua moralità, tuttavia, i motivi continuano a essere semplici ed egoistici.
Orientamento alle relazioni interpersonali
In questo stadio inizia la fase convenzionale dello sviluppo della moralità. Poiché l’individuo inizia ad avere relazioni sempre più complesse, deve abbandonare l’egoismo tipico della fase anteriore. Adesso gli interessa essere accettato dal gruppo, dunque la moralità ruoterà attorno a ciò.
La persona che ha raggiunto questo stadio considererà corretto quello che aggrada o è d’aiuto agli altri, dunque le buone intenzioni delle condotte e in che misura vengono promosse dagli altri. La definizione di moralità in questa fase si basa sull’essere una “brava persona”, leale, rispettabile, collaboratrice e gradevole.
Vi è una prova molto curiosa che permette di riconoscere quando i bambini raggiungono questo stadio. Consiste nella visione di due video:
- Uno mostra un bambino che commette una marachella (causa un piccolo male, ma di proposito).
- L’altro mostra un bambino che causa un male maggiore, ma senza volerlo (ad esempio, si macchia o fa cadere accidentalmente un bicchiere).
I bambini che hanno già incluso l’intenzione come variabile modulatrice dei propri giudizi morali diranno che ha agito peggio il bambino che ha fatto di proposito la marachella. I bambini che si trovano ancora negli stadi anteriori dello sviluppo della moralità, invece, diranno che ad aver agito peggio è stato il bambino che ha causato il danno maggiore, seppur involontariamente.
Orientamento all’ordine sociale
L’individuo smette di avere una visione basata sui gruppi per sostituirla con una basata sulla società. Non si preoccupa più di compiacere i gruppi o le persone attorno a lui. Il criterio di ciò che è giusto o sbagliato adesso si basa sul fatto che la propria condotta mantiene l’ordine sociale o, viceversa, lo ostacola. La cosa più importante è che la società sia stabile e non vi sia caos.
Vi è un forte rispetto delle leggi e dell’autorità, poiché limitano la libertà del singolo a favore dell’ordine sociale per il nostro bene. La moralità supera i legami personali e si relaziona con la legalità vigente, a cui non si deve disubbidire, per mantenere l’ordine sociale.
Orientamento al contratto sociale
Entriamo nell’ultimo livello dello sviluppo della moralità, tappa che pochi individui raggiungono. Adesso la moralità inizia a essere intesa come qualcosa di flessibile e variabile. Per l’individuo, il bene o il male esistono perché una società ha creato un contratto che stabilisce i criteri morali.
In questo stadio la persona comprende il perché delle leggi e in base a questo le critica o le difende. Inoltre, le ritiene limitate nel tempo e migliorabili. La moralità implica la partecipazione volontaria in un sistema sociale accettato, poiché la creazione di un contratto sociale è meglio per se stessi e gli altri rispetto alla sua assenza.
Orientamento al principio etico universale
Questo ultimo stadio della teoria dello sviluppo della moralità di Kohlberg è il più complesso, nel quale l’individuo crea i suoi personali principi etici che sono comprensivi, razionali e universalmente applicabili. Questi principi oltrepassano le leggi e sono concetti morali astratti difficili da esplicitare. La persona costruisce la sua moralità in base a come crede che la società dovrebbe essere e non a come la società si impone.
Un aspetto importante di questo stadio è l’universalità dell’applicazione. L’individuo applica lo stesso criterio a se stesso e agli altri. E tratta gli altri, o almeno ci prova, come vorrebbe che lo trattassero. Se non si compiesse ciò, ci troveremmo a un livello molto più semplice, simile a quello dell’orientamento all’individualismo.
Adesso che conosciamo la teoria dello sviluppo della moralità di Kohlberg, abbiamo la possibilità di fare una riflessione: in quale stadio dello sviluppo della moralità ci troviamo?