Terapia breve strategica di Giorgio Nardone

La terapia breve strategica nasce come alternativa alle terapie lunghe che non ottengono risultati. Ne parliamo nel dettaglio in questo articolo.
Terapia breve strategica di Giorgio Nardone
Laura Rodríguez

Scritto e verificato la psicologa Laura Rodríguez.

Ultimo aggiornamento: 12 febbraio, 2023

La terapia breve strategica di Giorgio Nardone nasce come alternativa alle terapie più lunghe che non ottengono risultati efficaci nel breve periodo. Si tratta di un approccio che si concentra sul presente, nel qui e ora. Un modello psicoterapico innovativo che ricerca nuove soluzioni non ancora adottate, pertanto è una modalità che si concentra più sulle soluzioni che sui problemi.

La terapia breve strategica nasce in seno al Mental Research Institute di Palo Alto (MRI), istituzione dedicata allo studio della psicoterapia. È stata sviluppata da Giorgio Nardone, psicologo e terapeuta italiano membro del MRI, internazionalmente riconosciuto come il massimo esponente, tra i ricercatori, dell’evoluzione della Scuola di Palo Alto negli ultimi anni.

Nardone è autore di numerosi lavori divenuti punto di riferimento teorico e pratico in ambito psicoterapico. Per tale ragione, molti psicoterapeuti adottano già questo approccio nei loro interventi.

Psicologo con paziente.

I primi anni

Giorgio Nardone si è laureato all’Università degli Studi di Siena con un progetto di ricerca in psicologia clinica e sui modelli di psicoterapia.

In quegli anni si interessa all’attività del Mental Research Institute (MRI) di Palo Alto. Tanto da ottenere una borsa di studio per osservare direttamente il lavoro clinico che si stava sviluppando al MRI sotto la supervisione di Paul Watzlawick e John Weakland.

Nel 1985 inizia il suo progetto di ricerca sull’intervento nei disturbi fobici e ossessivi. Comincia a sviluppare tecniche innovative per il trattamento delle fobie e delle ossessioni; aree fino a quel momento poco esplorate dal modello tradizionale MRI.

Questo è il primo dei numerosi lavori realizzati insieme a Paul Waltzlawick. Attraverso le sue ricerche, Nardone inizia a sviluppare la terapia strategica breve, partendo dal lavoro che fino a quel momento era stato svolto dai membri del gruppo MRI.

Durante la sua carriera, Nardone pubblica numerosi articoli su riviste di settore e diversi libri dedicati al grande pubblico riguardanti la terapia breve strategica, tradotti in più di cinque lingue.

Anche grazie al successo ottenuto, nel 1987 fonda il Centro di Terapia Strategica ad Arezzo insieme a Watzlawick, luogo che è diventato un punto di riferimento europeo per lo studio della psicoterapia.

La terapia breve strategica

Centrata nel qui e ora

In questo approccio terapeutico, il passato viene utilizzato per scoprire ciò che non ha funzionato per poi prenderlo come riferimento per il presente, che è l’obiettivo dell’intervento. In tal senso, il terapeuta si concentra sul qui e ora e su ciò che accade nel momento presente.

La causalità circolare in una specifica situazione

Ciascun individuo vive in un sistema condiviso con altri individui, in un processo continuo di influenze. Una volta avviato questo processo circolare, non esiste più un inizio né una fine, ma esclusivamente un sistema di influenze reciproche.

Allo stesso tempo, il comportamento di ogni individuo influenza gli altri e viceversa; motivo per cui è definito “circolare”, in quanto circolo di influenze continue.

Una terapia incentrata sulla risoluzione dei problemi

Il terapeuta effettua un’analisi delle soluzioni tentate dal paziente, quelle che ha provato precedentemente e che non hanno sortito gli effetti sperati.

Tali tentativi di soluzione disfunzionali vengono analizzati alla luce dei presupposti teorici di Watzlawick, il quale afferma che le soluzioni che non risolvono un problema lo mantengono tale.

Lo scopo della terapia strategica breve è quello di individuare soluzioni non incentrate sulla ricerca di alternative e nuove soluzioni per eliminare il problema.

“Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi”.

-Einstein-

Un approccio terapeutico di breve durata

L’idea di fondo è che, sebbene il problema risalga al passato, il trattamento non deve comunque essere di lunga durata, bensì breve e centrato sulla soluzione.

In sostanza, le psicopatologie possono essere persistenti o causare disagio per lunghi anni, ma ciò non significa che la terapia debba essere complicata e protratta nel tempo. Il numero di sessioni varia da una a quaranta e la media è compresa tra le sei e le venti sessioni, in tal senso è considerata “breve”.

Seduta individuale.

Il ruolo attivo del paziente nella terapia breve strategica

Il paziente è colui che scopre le proprie risorse e strategie e il terapeuta è colui che lo aiuta a scoprirle. Pertanto, si abbandona l’idea del paziente passivo e del terapista attivo nel guidare la seduta.

Il terapeuta utilizza la comunicazione strategica in una modalità passiva, per arrivare al punto in cui durante la terapia, il paziente trovi da solo le alternative al cambiamento.

“L’approccio strategico in psicoterapia può essere definito come l’arte di risolvere problemi umani complessi mediante soluzioni apparentemente semplici”.

-Giorgio Nardone-

Applicazioni della terapia breve strategica

La terapia strategica breve si applica principalmente ai disturbi del comportamento alimentare (DCA), ai disturbi della sessualità (disfunzione erettile, eiaculazione precoce, disturbi del desiderio), ai disturbi dell’umore, d’ansia e ai problemi di relazione familiare e di coppia.

Attualmente l’efficacia della terapia è supportata da evidenze scientifiche che la rendono empiricamente e scientificamente validata (Nardone, 2015; Pietrabissa, Gibson, 2015; Nardone, Salvini, 2014; Castelnuovo et. Al.2011; Watzlawick, 2007).


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  • Nardone G., Watzlawick, P., (2005). Terapia Breve Estratégica. Rowman & Littlefield Publishers Inc, MD, EE.UU.
  • Nardone G. Conocer a través del cambio: la evolución de la terapia breve estratégica. Herder: Barcelona, 2006.
  • Nardone G. Problem Solving Estratégico: el arte de encontrar soluciones a problemas irresolubles. Herder: Barcelona, 2010.

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