Terapia di stimolazione motivazionale: in cosa consiste?

Ci sono molte persone che ad un certo punto della loro vita cadono in comportamenti autodistruttivi come dipendenze, autolesionismo, ecc. La terapia di stimolazione della motivazione è un approccio che cerca di responsabilizzare la persona a prendere il controllo della propria vita.
Terapia di stimolazione motivazionale: in cosa consiste?
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2022

La terapia di stimolazione motivazionale è un approccio terapeutico ampiamente utilizzato nei pazienti con condotte autodistruttive.

È breve e con essa si realizza nella persona un desiderio di miglioramento e superamento, essenziale per iniziare, in seguito, una terapia psicologica mirata ad ogni specifica esigenza: dipendenza da droghe, alcol, comportamenti autolesionistici, ecc.

Molte volte il paziente, pur essendo pienamente consapevole del suo problema, non trova il motivo o il coraggio per impegnarsi nella terapia. Questa risorsa psicologica cerca di dare alla persona la forza e la motivazione, risvegliando capacità, valori e punti di forza.

Avviare un processo di “empowerment” è senza dubbio un esercizio molto utile su cui poggia il successivo percorso terapeutico. In media bastano quattro o cinque sedute. Tempo durante il quale si realizza una buona alleanza tra lo psicologo e il paziente, essenziale per intraprendere il viaggio successivo verso la guarigione. In che cosa consiste?

Le persone con comportamenti autodistruttivi mostrano bassa autostima e poca sicurezza. Aiutarle a ritrovare fiducia nella propria capacità di migliorare e di assumere il controllo della propria vita è fondamentale in questo tipo di terapia.

Donna in terapia di stimolo motivazionale.

Terapia dello stimolo motivazionale: obiettivi e tecniche

Prima di definire che cos’è la terapia di stimolazione motivazionale, è importante capire a chi si rivolge, in quali persone è utile e quando garantisce efficacia. Per cominciare, i comportamenti autodistruttivi si riferiscono, secondo una ricerca dell’Università dello Utah, a un’ampia varietà di comportamenti.

Questi vanno dall’autolesionismo a comportamenti lesivi, fino ai pensieri suicidi. Tra le dinamiche più comuni che definiscono le persone autodistruttive ci sono senza dubbio le dipendenze. Sono comportamenti altamente negativi, che minacciano l’integrità personale e non solo.

Oltre a ciò, si avverte quasi sempre mancanza di senso nella vita, assenza di valori e significati, indifferenza per il proprio benessere. Pertanto, uno degli scopi fondamentali di questa terapia è stimolare nella persona la motivazione e la sensazione di controllo sulla propria vita.

Restituire al paziente uno scopo esistenziale è essenziale se si vuole migliorare la situazione in cui si trova. Vediamo quindi i principi sui cui si sviluppa questa terapia e quali tecniche utilizza.

Un trattamento orientato al cambiamento e alla motivazione

Questa terapia fu progettata nel 1993 come sperimentazione clinica nella dipendenza da alcol. I risultati furono così incoraggianti che si decise di migliorarne le basi per applicarla a realtà più strettamente psicologiche. I principi su cui si basa la terapia di stimolazione motivazionale sono i seguenti:

  • È una tecnica che deriva dalla psicologia motivazionale. Lo scopo principale è promuovere l’azione, l’emozione e il desiderio della persona di lavorare sul cambiamento e sul miglioramento.
  • Impiega tecniche del colloquio motivazionale e lo stile di consulenza sviluppato dagli psicologi William R. Miller e Stephen Rollnick.
  • Il colloquio motivazionale è accompagnato da un approccio terapeutico volto alla valutazione dei bisogni e dei comportamenti della persona. Solo così si può intervenire, in base ad essi, attraverso il dialogo e la fiducia.

L’empatia come chiave dell’alleanza terapeutica

“Capisco quello che provi, sento la tua angoscia, mi connetto con la tua realtà e ti rispetto, ti ascolto, sono qui per te…”. Uno dei pilastri della terapia di stimolazione motivazionale è partire sempre dall’empatia. Il professionista de

Solo attraverso la fiducia si può validare la realtà personale dell’altro per convincerlo che può cambiare, che ci sono in lui risorse e valori da sviluppare per migliorare.

Feedback per rafforzare l’atteggiamento motivante

Il dialogo e il feedback sono una costante in questo tipo di terapia. L’obiettivo è incoraggiare la persona a ritrovare non solo fiducia in sé, ma anche la convinzione di poter eliminare la propria dipendenza o il comportamento di dipendenza.

Va notato che questo tipo di terapia può essere complesso perché molte volte ci troviamo di fronte a persone prive di motivazione o affetto per se stesse.

Pertanto, è essenziale evitare discussioni, contraddire e ancor meno giudicare. Il dialogo deve essere sempre dinamico, positivo e costruttivo, capace di sciogliere le resistenze, energico per suscitare e promuovere il desiderio di cambiamento.

Terapia di stimolazione della motivazione e spinta verso l’autoefficacia

“Puoi farcela. Non sarà facile, non lo raggiungerai in due giorni, avrai momenti difficili, ma ci riuscirai perché hai risorse in te e noi ti aiuteremo a svilupparle”. La dinamica essenziale che permea la terapia di stimolazione motivazionale, è promuovere l’autoefficacia nel paziente.

Per questo motivo, si dovrebbe lavorare sulle idee irrazionali, sulle vulnerabilità, elaborare i fallimenti passati per stimolare la voglia di rimettersi in gioco.

Allo stesso modo, è importante lavorare su una serie di convinzioni che spesso vengono instillate dalla famiglia, la quale molte volte, nei casi di dipendenza, ha smesso di fidarsi del paziente.

Adolescente che fa terapia di stimolo motivazionale

Durata e fasi post-terapia

La terapia di stimolazione della motivazione dura quattro o cinque sessioni. L’obiettivo è, come indica il nome, favorire la motivazione della persona verso la guarigione. Il lavoro più decisivo e duro arriva dopo, nel momento in cui inizia la terapia psicologica mirata al problema, sia esso dipendenza da droghe, alcol, ecc.

Studi come quelli effettuati presso l’Università del Massachusetts, ad esempio, indicano che questa terapia riduce persino l’ansia e l’insicurezza verso ulteriori trattamenti. Ciò che si ottiene, fondamentalmente, è portare la persona a impegnarsi in un processo di miglioramento e guarigione. Siamo, quindi, di fronte a una strategia di grande valore.


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