Terapia primaria del trauma

Nella terapia primaria, il dolore emotivo si deve a eventi traumatici irrisolti della propria infanzia. Questa terapia era ben nota negli anni '70.
Terapia primaria del trauma
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 30 dicembre, 2022

La terapia primaria rende più facile entrare in contatto con le emozioni e i bisogni più profondi. È un approccio psicologico che combina l’umanesimo con la psicoanalisi e cerca di curare i traumi infantili. Va notato che attualmente questo strumento terapeutico non è esente da polemiche.

Il suo creatore è Arthur Janov, psicoanalista californiano che ha acquisito grande notorietà dopo la pubblicazione del suo libro The Primal Screa m nel 1970. In esso sosteneva che il dolore inespresso e i ricordi dolorosi sono la fonte della maggior parte delle malattie nell’essere umano.

Qualsiasi problema mentale e fisico potrebbe essere risolto con questa terapia, secondo il Dottor Janov. Come si può ben dedurre, tale affermazione è pretenziosa e dubbia. Primo, perché la terapia primaria non è utile per tutte le persone; secondo, perché alcune condizioni mediche hanno un’origine psicologica.

Allo stesso modo, non tutti i problemi hanno le loro radici nell’infanzia. Nonostante questo, è ancora una risorsa interessante a livello teorico.

A titolo di curiosità, lo stesso John Lennon affermò di aver accettato buona parte della sua infanzia dopo anni di percorso terapeutico con Arthur Janov. Confessò anche che ricostruire la sua storia personale lo aveva aiutato a recuperare il suo potenziale creativo in un momento specifico della sua carriera.

Fattori come abbandono, abuso, mancanza di amore e bisogni disattesi durante l’infanzia sono gli obiettivi che la terapia primaria, sviluppata negli anni ’70, cerca di trattare.

L'uomo in terapia primaria.

Terapia primaria: scopi, caratteristiche ed efficacia

Sottoporsi a terapia primaria è come intraprendere un viaggio profondo e ristoratore nella nostra infanzia. Una simile discesa implica sentire, sperimentare e comprendere l’origine della nostra sofferenza psicologica.

Se la depressione fosse un giardino pieno di erbacce, questo approccio ci guiderebbe in modo da poter strapparle per vedere cosa si nasconde nelle loro radici. Scopriremmo che il seme comune di quell’angoscia mentale che limita la nostra vita si trova nel passato.

Non necessariamente deve trattarsi di dinamiche di abuso. Molte volte cresciamo avvertendo che i nostri bisogni vengono ignorati (convalida, sicurezza, riconoscimento, ecc.).

Lo scopo prioritario di questa terapia è che il paziente esprima le sue emozioni represse. A tale scopo, si crea un ambiente sicuro tra il paziente e lo psicoterapeuta in modo che si senta a suo agio a parlare, piangere e persino urlare.

L’espressione e il rilascio emotivo rappresentano lla prima soglia catartica che renderà più facile, poco per volta, risolvere i disturbi psicologici.

In cosa consiste?

La terapia primaria fa uso di una prospettiva umanistica che a sua volta integra una cornice corporea. In altre parole, per questo approccio psicologico il corpo corrisponde al piano in cui si manifestano i disturbi mentali. Lo scopo è curare le suddette sensazioni, i suddetti disagi per risalire all’origine del problema.

Allo stesso modo, al taglio umanistico si aggiunge la psicodinamica. La missione principale del Dr. Janov era guidare il paziente verso la connessione con le aree inconsce e represse che rappresentano il substrato originario del trauma.

D’altro canto, aiutarlo a disattivare l’insieme di meccanismi di difesa nevrotici che impediscono il contatto con la ferita originaria.

Quali tecniche utilizza la terapia primaria?

Più che di tecniche, la terapia primaria consta di una serie di fasi che guidano il processo terapeutico tra lo specialista e il paziente. Ci riferiamo alle seguenti:

  • Regressione. In questa fase si induce la persona a connettere con quello stato emotivo e psicofisiologico in cui il trauma è stato vissuto come tale. Ciò significa condurre la mente verso il passato rimosso per facilitare l’emergere del dolore emotivo in tutte le sue forme.
  • Rilascio. Una volta stabilito il contatto con la ferita primordiale del trauma, è necessario rilasciare ed esprimere la sofferenza a lungo contenuta, silenziata e repressa. Questa terapia spinge a piangere, urlare, rilasciare ogni sensazione e ogni emozione senza paura.
  • Integrazione. La terza fase della terapia primaria è la più decisiva per la guarigione e il superamento del trauma. È giunto il momento di razionalizzare il passato, dare esso un significato, unire i pezzi mancanti e lasciare il posto al perdono. In particolare, il perdono di sé come meccanismo di liberazione affinché la persona si senta degna di un presente e di un futuro più sani.
  • Risoluzione. In ogni esercizio psicoterapeutico è determinante saper chiudere questo percorso psico-emotivo. La persona deve sentirsi libera dal dolore emotivo e sufficientemente sicura, realizzata e con capacità sufficienti per affrontare la propria giornata.

La terapia primaria non gode di un supporto scientifico sufficiente per garantirne la validità e l’efficacia. Ha avuto il suo periodo d’oro negli anni ’70 e un successivo declino nella sua applicazione.

Donna in terapia primaria.

È efficace la terapia di Arthur Janov?

Va notato che sono disponibili poche analisi in merito all’efficacia della terapia primaria. Possiamo citare lo studio del 1983 pubblicato sulla rivista Psychotherapy and Psychosomatics.

La ricerca ha evidenziato che su 10 pazienti analizzati che presentavano vari disturbi della personalità, 8 sono migliorati notevolmente dopo 2 anni. Uno dei grandi problemi di questo studio è che il campione non è rappresentativo.

La terapia primaria ha avuto molto successo nel contesto della controcultura americana degli anni ’70. Lo stesso Arthur Janov divenne un simbolo per i movimenti giovanili dell’epoca.

Sosteneva che qualsiasi agitazione sociale radicale deve anche risolvere il proprio trauma personale per ottenere la vittoria e la libertà. John Lenon e Yoko Ono erano due sostenitori di questa terapia.

Possiamo dunque concludere che questo approccio ha avuto il suo periodo d’oro e il suo successivo declino. Non gode del supporto della comunità scientifica e, oggi, è un’interessante risorsa passata che fa parte della storia della psicologia.


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  • Janov, Arthur (1974). The anatomy of mental illness. New York: Berkley.
  • Janov, Arthur (1980). Prisoners of pain: unlocking the power of the mind to end suffering. New York: Anchor Press/Doubleday.

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