Tramadolo: impieghi ed effetti collaterali
Il tramadolo è un analgesico ad azione centrale. Appartiene alla famiglia dei farmaci oppioidi e agisce sul sistema nervoso centrale. Il suo comportamento è tuttavia atipico rispetto agli altri oppioidi.
È commercializzato in Italia come Contramal, Adamon, Fortradol, Tramalin e altri; il suo principio attivo è il tramadolo cloridrato ed è un analogo della codeina.
Spesso viene utilizzato in combinazione con il paracetamolo per alleviare il dolore cronico. Le due sostanze usate insieme hanno dimostrato, infatti, di essere più efficaci che assunte da sole. Ciò anche perché in questo modo la dose di entrambe viene ridotta, con minore rischio di effetti collaterali.
Quando viene prescritto?
Il tramadolo viene prescritto nel trattamento del dolore da moderato a intenso negli adulti e adolescenti sopra i 12 anni. La sua potenza è considerata un sesto/un decimo della morfina.
Secondo l’OMS, il tramadolo è indicato nel secondo gradino della scala del dolore, ovvero dolore moderato per cui sono consigliati gli oppioidi deboli.
L’assenza di effetti gastrointestinali e cardiovascolari è un dato da sottolineare. Questo rende il tramadolo una scelta per i pazienti che non tollerano gli analgesici antinfiammatori non steroidei FANS.
Il tramadolo, usato in combinazione con il paracetamolo nel trattamento del dolore cronico è un’opzione terapeutica che migliora la qualità della vita e l’aderenza.
Alcuni dati sul consumo di oppioidi
Una comunicazione di sicurezza dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) del 2020 rivolta ai medici, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di rispettare le indicazioni autorizzate per gli oppioidi; inoltre di attenersi alle avvertenze con particolare riferimento ai farmaci che contengono tramadolo e fentanile.
Per questi due farmaci “è stato rilevato un utilizzo per periodi prolungati e un cospicuo numero di segnalazioni di sospette reazioni avverse conseguenti all’uso per indicazioni terapeutiche non autorizzate”.
I dati in generale sul consumo di oppioidi costituiscono certamente un campanello d’allarme. Il loro impiego non dovrebbe essere considerato prima linea nel trattamento analgesico. Sono invece indicati in caso di dolore da moderato a grave che non ha risposto ad altri trattamenti.
L’utilizzo del tramadolo nel dolore cronico non oncologico a dosi molto eleate e per lungo tempo è quindi oggetto di discussione. Non bisogna dimenticare, infatti, che si tratta di un oppiaceo con un potenziale di dipendenza.
Meccanismo d’azione del tramadolo
Il tramadolo è composto da due enantiomeri che agiscono con un meccanismo d’azione diverso. Questo è ciò che lo rende un oppioide atipico:
- L’isomero (+) mostra un’attività preferenziale per il recettore μ-oppioide.
- L’isomero (-) agisce inibendo la ricaptazione della noradrenalina e della serotonina. Pertanto aumenta l’effetto analgesico oppioide dell’isomero (+).
Il tramadolo è un agonista del recettore oppioide puro. Non è selettivo, ma ha una maggiore affinità per il recettori μ-oppioidi. Al suo effetto analgesico contribuisce, invece, l’inibizione della ricaptazione neuronale della noradrenalina e della serotonina.
Il tramadolo ha un metabolita attivo: O-demetiltramadolo. Vari studi hanno dimostrato che la potenza di questo metabolita è superiore al tramadolo originale. La sua attività analgesica è quindi fondamentale per l’efficacia del farmaco che ha anche un effetto antitussivo, così come avviene con la codeina.
Effetti secondari del tramadolo
Le reazioni avverse più comuni sono la nausea e le vertigini. Altri possibili effetti collaterali sono:
- Mal di testa.
- Sonnolenza.
- Affaticamento.
- Iperidrosi (aumento della sudorazione).
In virtù del suo effetto serotoninergico, non bisogna mescolarlo ad altri farmaci che agiscono sulla serotonina come alcuni antidepressivi SSRI o farmaci di tipo anfetaminico.
Occorre inoltre tenere in considerazione che il tramadolo abbassa la soglia convulsiva. Non è di solito consigliato nei pazienti epilettici o in combinazione con altri farmaci a effetto simile.
Il tramadolo ha un potenziale di molto inferiore rispetto ad altri oppiacei usati per indurre depressione respiratoria. Tuttavia è un effetto negativo che potrebbe verificarsi. Questo è, in effetti, un fattore importante da considerare quando lo si utilizza come anestetico.
Soprattutto nel trattamento a lungo termine, possono svilupparsi tolleranza e dipendenza mentale e fisica. Non va quindi assunto senza monitoraggio. La sospensione del trattamento deve essere fatta in modo graduale. Infine è importante tenere presente che la dose deve essere calibrata all’intensità del dolore e alla sensibilità individuale. Deve essere sempre assunta la dose efficace più bassa.
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