Una serie di sfortunati eventi: ironia e crescita
Una serie di sfortunati eventi è una serie di romanzi pubblicati tra il 1999 e il 2006 scritti da Lemony Snicket, pseudonimo dello scrittore statunitense Daniel Handler. Risale al 2004 l’adattamento cinematografico in cui il malvagio conte Olaf è interpretato da Jim Carrey. Il pubblico e la critica accolsero molto bene il film che, tuttavia, presenta una sintesi dei tredici romanzi.
Nel 2017 è stata creata una serie tv, di sole tre stagioni, per la piattaforma streaming Netflix. In questa occasione, il ruolo del cattivo è toccato a Neil Patrick Harris, anche uno dei produttori della serie.
Il primo adattamento cinematografico è risultato un po’ breve, invece il nuovo formato consente di approfondire la tragica storia dei Baudelaire. Gli autori hanno scelto di non allungare troppo la serie per risparmiare ai telespettatori un’inutile agonia. Handler è produttore e sceneggiatore della serie, ruolo negatogli per la pellicola a causa di controversie con la produzione.
La serie tv risulta piacevole e divertente ed è destinata a un pubblico di tutte le età. Oltre a ciò, presenta un elemento educativo molto interessante.
In questo articolo pariamo di Una serie di sfortunati eventi e del suo geniale cattivo: il conte Olaf. Ma, come direbbe Lemony Snicket, siete ancora in tempo per abbandonare questa lettura se non volete conoscere le grandi disgrazie dei Baudelaire.
ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler
Una serie di sfortunati eventi: l’attenzione alla lettura
In questo articolo analizziamo i romanzi e la serie tv, piuttosto fedele alla storia. Una serie di sfortunati eventi è pensato per un pubblico infantile, sebbene sia ricca di riferimenti che solo un pubblico adulto può cogliere.
La serie tv può suscitare l’interesse del giovane pubblico avvicinandolo così alla letteratura. Basti pensare ai tre protagonisti orfani Klaus, Violet e Sunny per notare che Lemony Snicket ha preso in prestito il cognome del famoso poeta francese Charles Baudelaire, poeta maledetto la cui esistenza fu oscura e tragica. In un certo senso, anche i piccoli orfani sono “maledetti”.
I riferimenti alla letteratura sono innumerevoli e anche il personaggio di Mr. Poe deve il suo cognome allo scrittore e poeta americano Edgard Allan Poe. I piccoli orfani, soprattutto Klaus, sono conoscitori delle grandi opere letterarie. Ci troviamo, pertanto, di fronte a un macabro spettacolo in cui sono presenti importanti allusioni e citazioni di famosi autori della letteratura mondiale.
L’ironia è un altro elemento tipico di Una serie di sfortunati eventi. Sin dall’inizio, il narratore ci avverte ripetutamente che quanto stiamo per vedere (o leggere) è terribile. Molti degli eventi narrati, di fatto, sono vere e proprie disgrazie, ma la loro narrazione suscita forte curiosità nello spettatore (o lettore). Questa ironia di rado è presente nella letteratura per ragazzi.
Un altro elemento importante è la verosimiglianza. In che modo Daniel Handler riesce a essere verosimile? Distaccandosi dalla propria identità utilizzando un personaggio-narratore-autore che espone i fatti come se fossero veri. Anche questa scelta non è comune nella letteratura per ragazzi, in quanto più comune nella letteratura per adulti.
Snicket fa uso di innumerevoli risorse metaletterarie; ci spiega il significato di parole complesse e riflette sui fatti e sulla letteratura stessa. Esercita in modo didattico la funzione di autore-personaggio. Inoltre, alla fine della storia, scopriremo che è imparentato con i genitori dei Baudelaire.
Possiamo trovare alcuni esempi di questa idea del personaggio-autore capace di intervenire, interrompere e fornire informazioni in opere medioevali come Carcere d’amore di Diego de San Pedro.
A tutto questo, bisogna aggiungere un po’ di superstizione: 13 libri, suddivisi a loro volta in 13 episodi. Per tutti questi motivi, Una serie di sfortunati eventi è ideale per introdurre i più piccoli nel mondo della letteratura. Ma anche gli adulti possono divertirsi, riflettere e, perché no, imparare qualcosa.
Il conte Olaf: i travestimenti del male
Adesso che conoscete in grandi linee la trama di Una serie di sfortunati eventi, è arrivato il momento di presentarvi il terribile cattivo della storia: il conte Olaf. Se non volete conoscere le atrocità e il male nella sua forma più pura, vi consigliamo di interrompere la lettura.
Sia Jim Carrey sia Neil Patrick Harris hanno impersonato egregiamente il personaggio del conte. La sua peculiarità è senz’altro di aiuto, ma le interpretazioni dei due attori sono state formidabili.
Il conte Olaf è il misterioso antagonista della storia, un personaggio che conosciamo perché tutore legale dei Baudelaire dopo la tragica scomparsa dei genitori a causa di un incendio. Ben presto scopriamo che era coinvolto nella V.F., una organizzazione segreta a cui appartenevano anche i genitori dei Baudelaire. Olaf è in realtà un attore, ma è privo di talento. È disgustoso, avido, presuntuoso e totalmente immorale.
L’incarnazione del male, un male infido e ingannevole capace di assumere diverse sembianze. Si rivela, inoltre, un personaggio piuttosto ignorante, al punto che gli stessi bambini correggono alcuni dei suoi errori linguistici. È curioso analizzare la questione delle false sembianze e il fatto che gli adulti risultano i più ciechi.
Gli adulti hanno assoluta fiducia in ciò che vedono e quando Olaf si presenta sotto mentite spoglie, nonostante la sua pessima esibizione, gli credono ciecamente. I bambini invece sembrano essere gli unici a vedere le cose per ciò che sono davvero.
Una serie di sfortunati eventi ci insegna che le apparenze spesso ingannano. Il mondo degli adulti si basa sulle prime impressioni, ma i bambini sono capaci di vedere oltre.
Nonostante gli elementi fantastici, il mondo raccontato è reale, sebbene ricco di anacronismi ed esagerazioni. Questo quadro reale ci fa pensare che molte delle cose che vediamo facciano parte della realtà. Ed è qui che risiede l’importanza delle frasi, delle critiche e degli insegnamenti presenti in Una serie di sfortunati eventi.
I libri e la serie tv insegnano agli adulti che non dovrebbero dubitare delle parole dei bambini, bensì dovrebbero ascoltarli di più. Il dolore è tragico, ma mai come la morte. In più di un’occasione, Lemony Snicket ci parla della morte (di cosa significhi perdere una persona cara) e del destino (dato che non sappiamo quando moriremo).
Lungi dal rinunciare alle loro vite e sprofondare nella miseria, i Baudelaire non smettono mai di lottare per ottenere finalmente il loro lieto fine. Cercano sempre di trovare il lato positivo, anche se a volte la negatività ha il sopravvento. Eppure, c’è sempre una via d’uscita; persino di fronte a una perdita, per quanto tragica possa essere, la vita non finisce.
Una serie di sfortunati eventi unisce la commedia con il mistero e il macabro. Lascia spazio alla fantasia e, al tempo stesso, dà importanza alla sopravvivenza. Ciò che sembra impossibile da sopportare è superabile, dunque si può continuare a vivere. Un istinto che è dentro di noi e che ci salva nelle situazioni disperate come quelle vissute dai Baudelaire.
Il destino è come uno strano ristorante poco popolare, pieno di bizzarri camerieri che ti portano cose che non hai chiesto e che non sempre ti piacciono.
-Lemony Snicket-