Vantarsi e lacune da colmare

In questo articolo analizziamo da un punto di vista psicologico l'abitudine di alcune persone di vantarsi.
Vantarsi e lacune da colmare
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 28 marzo, 2023

Vantarsi equivale ad attribuirsi un pregio, ma questa abitudine è accompagnata spesso da indizi che contraddicano quanto proclamato.

È lecito e persino salutare riconoscere i propri meriti e le proprie qualità. Il problema, tuttavia, si presenta quando questo atteggiamento risulta eccessivo. Quando pregi e abilità vengono sbandierati e l’esagerazione è evidente.

“Ogni uomo ha tre tipi di carattere: quello che possiede davvero; quello che dimostra e quello che crede di avere”.

-Alphonse Karr-

Chi è immerso in questo meccanismo non ne è consapevole, piuttosto il contrario. La persona crede che promuovere determinate idee o valori, prendendo a modello se stessa, sia una crociata.

In fondo, la sua intenzione non è tanto convincere gli altri, quanto persuadere se stessa della veridicità di quanto affermato. Cercherà di dimostrare quanto proclamato con azioni e argomentazioni concrete.

Vantarsi di qualità non possedute

Colui il quale potrebbe sembrare un ciarlatano che si vanta troppo è in realtà una persona intrappolata in un preciso meccanismo di difesa. Questo meccanismo è noto come formazione reattiva e consiste nell’adottare un comportamento per evitare un desiderio represso.

In altre parole, la persona vuole qualcosa che le sembra sgradevole. E per difendersi da quell’impulso inconscio, costringe se stessa a fare il contrario.

Donna con nuvole.

È il caso di chi vorrebbe mangiare fino a saziarsi, ma credono che questo desiderio sia riprovevole perché possono ingrassare ed essere rifiutati. Quindi promuovono fanaticamente le diete e denigrano il cibo spazzatura.

Lo stesso vale per chi nutre desideri sessuali molto intensi, ma li considera peccaminosi e proprio per questo organizza una crociata in nome della castità.

Molto più comune è il caso delle persone che fanno di tutto per prestare attenzione a qualcuno che, in fondo, odiano o disprezzano. L’individuo in questione non mente né finge deliberatamente, ma non è in grado di riconoscere i propri sentimenti a causa della censura morale autoimposta.

La formazione reattiva può essere diretta a un aspetto specifico, come l’ordine o l’igiene, ma può anche diventare un modello di comportamento che rientra nella personalità.

In tal caso, si plasma una “falsa personalità” in cui praticamente tutte le azioni di un individuo sono finalizzate a rendere credibile la maschera indossata. Vantarsi, dunque, diventa un meccanismo per convincere se stessi e gli altri di essere in un certo modo.

Vantarsi per apparire diversi

A ostacolare l’espressione del desiderio è una coscienza morale estremamente rigida o un comando esterno che si teme di trasgredire. Ecco perché si ha la tendenza a vantarsi di ciò che non si possiede.

Spia della formazione reattiva è l’enfasi o l’esagerazione delle parole o delle azioni. Il “No” irremovibile o il “Sì” particolarmente enfatizzato sono segni di un desiderio represso e contrario.

Uomo con fiori sul viso.

Al giorno d’oggi i social network sono un esempio lampante di questo meccanismo. A volte sembra che siano stati progettati proprio in modo che ogni persona dimostri di essere diversa.

Foto sorridenti, anche se non si è felici. Vantarsi di viaggi, lavori, conquiste in cui non si crede davvero. La formazione reattiva può plasmare una personalità ossessiva. Si finge di essere diversi o di condividere certi pensieri; sostenere l’autoinganno, tuttavia, richiede di stare sempre all’erta.

Controllare costantemente la propria condotta in modo da non far trapelare indizi della realtà dei fatti. Una simile situazione può diventare opprimente, perché il desiderio represso riaffiorerà e ci si sentirà assediati da esso.

Chi siamo davvero?

Nel tentativo di reprimere un desiderio inconscio che non si vuole accettare, è facile provare una grande angoscia. Si genera un’enorme tensione interiore, tra ciò che si vuole esprimere e l’enorme sforzo per “tenerlo a bada”.

Chiedetevi, piuttosto, chi siete davvero e cosa desiderate dalla vita? A volte fingiamo una vita piena ben diversa per sentirci importanti e riempire così un vuoto interiore. Ma perché non ottenere quello che si desidera? Forse per paura, insicurezza o pura pigrizia. È essenziale sedersi e ripensare alla propria vita.

Se non siamo in grado di connetterci con noi stessi, la nostra forza potrebbe diminuire e potremmo sviluppare comportamenti compulsivi. Non dobbiamo ignorare i nostri desideri, poiché diventano innocui solo quando li riconosciamo; fatto ciò, potremo decidere consapevolmente se avverarli o meno.

Conclusioni

Un esercizio di introspezione sincero e privo di pregiudizi aiuterà a connettersi con il proprio Io interiore. Conoscendo se stessi sarà possibile colmare quel vuoto che porta a vantarsi di qualcosa che non esiste.

Quando la propria condotta è coerente con i pensieri, non si sentirà il bisogno di vantarsi per attirare l’attenzione. Ci libereremo dalla maschera e saremo liberi.


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