Violenza filio parentale, genitori vittime dei figli

Mio figlio mi umilia, non rispetta la mia autorità e mi insulta quando non ottiene quello che vuole. Sono vittima di violenza da parte di mio figlio?
Violenza filio parentale, genitori vittime dei figli
Laura Rodríguez

Scritto e verificato la psicologa Laura Rodríguez.

Ultimo aggiornamento: 03 febbraio, 2023

“Ho paura, angoscia, non so che fare”, “Mio figlio è il mio aggressore?”, “In cosa ho sbagliato?”, “Sta succedendo per colpa mia, avrei dovuto impegnarmi di più”, “Mi sento frustrato, sono un cattivo genitore”. Queste sono solo alcune frasi delle vittime di violenza filio-parentale, problema che colpisce sempre più persone. In quest’articolo scopriremo in cosa consiste e come si può intervenire per fermarlo.

La violenza è un fenomeno purtroppo all’ordine del giorno e miete vittime nei contesti più diversi. Esistono donne vittime della violenza degli uomini, bambini costretti a subire il bullismo, lavoratori che sottostanno a molestie sul posto di lavoro e tantissimi altri esempi.

Nel 2002 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito la violenza come “qualsiasi azione o omissione intenzionale che, diretta a una persona, tende a causarle danno fisico, psicologico, sessuale o economico”. Notiamo dunque che il concetto di violenza si estende su aree diverse, compresa la sfera familiare.

Oggi ci concentreremo su un preciso tipo di violenza domestica, ovvero quella esercitata dai figli nei confronti dei genitori e spesso invisibile. Si tratta della violenza filio-parentale.

Ragazzo adolescente pensieroso.

Cos’è la violenza filio-parentale?

Pereire (2006) definisce la violenza filio-parentale come l’insieme di “comportamenti ripetuti di violenza fisica (aggressioni, spinte, colpi), verbale (insulti, minaccia) o non verbale (gesti minatori, rottura di oggetti) diretta ai genitori o agli adulti che occupano il posto in cui vivono”.

La violenza filio-parentale consiste in tutta una serie di abusi fisici o minatori che un figlio dirige verso il padre o la madre per sminuirne il potere. Il figlio mette in atto comportamenti abusivi, aggressivi, intimidatori, talvolta arrivando alla violenza fisica o al ricatto emotivo.

Può ricorrere anche alla minaccia di autolesionismo come metodo per esercitare controllo sui propri genitori.

“La violenza filio-parentale è definita come l’insieme di atti commessi da un figlio o una figlia volti a causare intenzionalmente danno fisico, psicologico o economico, per ottenere controllo e potere su un genitore”.

-Cottrell-

Come si comporta il figlio che aggredisce?

  • Insulta, umilia i genitori di continuo.
  • Non prova empatia verso i genitori.
  • È impulsivo e tollera male la frustrazione.
  • Si mostra irritabile e controlla a fatica l’ira.
  • Colpisce oggetti quando è arrabbiato.
  • Talvolta aggredisce fisicamente i genitori (spinte, colpi, calci).
  • Esige e impone regole in casa.
  • Ricorre a minacce e ricatti per ottenere quel che vuole.

Come si comporta un genitore vittima di questa violenza?

  • Evita situazioni scomode per non alterare il figlio.
  • Prova vergogna ad ammettere il problema con gli altri e frustrazione per la situazione che sta vivendo.
  • È intimidito e impaurito dal comportamento del figlio.
  • Si sente confuso e frustrato, non sa come reagire.
  • Si sente minacciato e costretto a dare al figlio ciò che vuole.

Prevenire la violenza filio-parentale

Stile educativo

Studi recenti mettono in relazione uno stile parentale troppo permissivo con i fattori di rischio della violenza filio-parentale (Coogan, 2012; Garrido, 2005; Tew e Nixton, 2010).

Un’educazione permissiva è quella in cui mancano norme e regole, in cui i genitori non assumono il ruolo di educatori e non vengono quindi percepiti come figure autoritarie da rispettare; il figlio è portato a credere di poter ottenere tutto ciò che vuole, senza limiti.

È fondamentale ricordare che il NO di oggi sarà un “grazie” domani.

Seguendo gli stili genitoriali di Baumrind, lo stile educativo più sano è quello democratico. I genitori democratici sono risoluti e stabiliscono limiti chiari, pur tenendo conto del punto di vista del figlio e dimostrandogli affetto.

I genitori democratici spiegano le conseguenze negative dei comportamenti indesiderati e applicano il metodo del rinforzo quando il figlio attua un comportamento idoneo.

Secondo questo stile genitoriale, tra genitori e figli esiste un dialogo e la condivisione delle emozioni; le regole sono molto chiare così come le rispettive conseguenze. In definitiva, lo stile democratico è caratterizzato da un’adeguata comunicazione con una corretta disciplina, all’interno di un contesto in cui regnano la fiducia e la comprensione.

Risoluzione dei conflitti

Il conflitto è generalmente valutato come uno scontro negativo da evitare a tutti i costi. È fondamentale cambiare il modo in cui percepiamo i conflitti e iniziare a vederli come un’occasione di confronto delle proprie differenze, da risolvere per ritrovare la serenità.

I bambini sono spugne che copiano e imparano, dunque impiegheranno ben poco a copiare il metodo di risoluzione dei conflitti utilizzato dai genitori.

È importante insegnar loro a negoziare, giungendo così a un accordo senza vinti o vincitori, senza sfruttare l’autorità come unico argomento, ma tenendo in considerazione necessità e sentimenti dei figli.

“Quando due persone si scontrano, è imprescindibile arrivare a un accordo per non perpetuare il conflitto e sanare la relazione.”

-Roger Fisher e William L. Ury-

Fattori individuali dei genitori

La violenza esercitata dai figli è mirata a far perdere ai genitori autorità, autostima e sicurezza sui propri traguardi come educatori.

Secondo gli studi di Molla-Esparza e Aroca-Montolío (2018), più alto è il livello di frustrazione e confusione dei genitori più aumentano i rischi di perpetrare il ciclo di violenza, visto che queste emozioni li spingono a cedere più facilmente alle richieste dei figli.

Per questa ragione è fondamentale mantenere l’autostima salda di fronte ai comportamenti dei bambini e impedire che la frustrazione impedisca di gestire la situazione con fermezza.

Donna vittima di violenza filio-parentale da parte del figlio.

Fattore lavorativo e sociale

Il lavoro occupa la maggior parte della nostra giornata. Le ore passate in contatto con i figli sono sempre meno, e quando rientriamo a casa stanchi cerchiamo di evitare quanto possibile le situazioni di tensione e stress.

Questo chiudere gli occhi di fronte a certe situazioni si tramuta in un ambiente educativo sempre più permissivo.

Rispetto al fattore sociale, studi recenti sottolineano che i giovani hanno accesso a qualsiasi contenuto violento sui social network e su internet, fattore chiave per il mantenimento di condotte violente.

Ciò, insieme alla mancanza di autorità attribuita a genitori e docenti, mina gravemente la catena di trasmissione dei giusti valori. I giovani fanno difficoltà a distinguere tra bene e male.

Aiuto professionale per combattere la violenza filio-parentale

Le strategie di prevenzione e intervento dei professionisti sono necessarie per rompere la dinamica della violenza. Il ruolo degli specialisti è anche quello di informare correttamente e promuovere lo studio e gli interventi in relazione al fenomeno della violenza filio-parentale.

È opportuno richiedere l’intervento di uno specialista davanti al primo sintomo o campanello di allarme. Ricordate che non siete soli e che esistono enti che si dedicano ad aiutare chi si trova in questa situazione.


Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.


  • Pereira, R. (2006). Violencia filio-parental: un fenómeno emergente. Revista Mosaico, 36, 27-32.
  • Pereira, R. y Bertino, L. (2009). Una comprensión ecológica de la violencia filio-parental. Redes, 21, 69-90.
  • Pereira, R., Bertino, L. Romero, J.C. y Llorente, M.L. (2006). Protocolo de intervención en violencia filioparental. Revista Mosaico, 36, 1-11.

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.