Wagner: biografia di un musicista tormentato

Il compositore tedesco è uno dei maestri della musica classica. Ma è stato molto più di questo. Scopriamo assieme la vita e la mente di Richard Wagner.
Wagner: biografia di un musicista tormentato
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 03 febbraio, 2023

Wagner è uno di quei compositori che hanno segnato un’epoca, influenzando molte delle grandi tendenze musicali. L’eredità culturale del famoso Wilhelm Richard Wagner e della sua opera conquista e colpisce sia dal punto di vista della melodia e dell’armonia, sia sul piano della direzione d’orchestra.

Le sue opere portentose, epiche, celebrazioni della centralità dell’uomo (e dell’eroe) affiorarono nell’ambito di una grande rivoluzione che cambiò il teatro profondamente, ribaltandone la struttura classica. E a caro prezzo, dato che ottenne la vera fama solo dopo la sua morte.

Le sue idee, al pari delle sue proposte musicali e il suo stile di vita avevano sia ammiratori che detrattori. Era, in ogni caso, un uomo controverso. Musicalmente, le opere di Wagner sono caratterizzate dalla pronunciata diluizione dei toni, in cui la linea tra il canto e la recitazione spesso si sovrappongono.

Le composizioni di Wagner trasportano il pubblico in universi pieni di eroismo e voluttà. La forza della sua musica conquista l’ascoltatore, invitandolo a immedesimarsi nella storia che prende vita sul palcoscenico.

Primi anni

Richard Wagner nacque il 22 maggio 1813, nella città di Lipsia, in Germania. La sua era una famiglia piuttosto umile. La madre, Rosima Patz, era la figlia di un fornaio, mentre il padre, Karl Friedrich, si guadagnava da vivere trascrivendo e copiando documenti per la polizia. Purtroppo, pochi mesi dopo essere nato, Wagner perse il padre, tra le vittime di una terribile epidemia di tifo.

Poco dopo, la madre sposò Ludwig Geyer, che sarebbe diventato il suo patrigno. Geyer era attore, cantante e pittore. Per questo motivo, la sua influenza viene considerata cruciale sulle inclinazioni artistiche del giovane Wagner. Poco tempo dopo, per seguire la compagnia teatrale di Geyer, la famiglia si trasferì a Dresda.

Una foto di Wagner

Wagner entrò quindi nella scuola di Vizehofkantor Carl Friedrich Schmidt a Dresda nel 1817. Nel 1822, passò alla Kreuzschule (Scuola della Croce) nella medesima cittadina. Studiò in questo istituto fino all’età di 14 anni ed è qui che ebbe l’opportunità di imparare a suonare il pianoforte.

Richard Wagner portò il cognome del patrigno fino a quasi quindici anni. Ma poi lo cambiò, riadottando quello del padre defunto, poco prima di entrare nella Nicolaischule (Scuola Nicolaitica) di Lipsia, il 21 gennaio 1828.

La desolazione della sua giovinezza

La quantità e la varietà delle sue prime composizioni provano che iniziò come compositore con opere di una vasta diversità generica. Tra queste, c’era una certa predominanza di brani strumentali che seguivano i prototipi classici.

Nel 1833, quando l’artista aveva solo vent’anni, iniziò la sua carriera professionale, accettando la posizione di direttore del coro di Würzburg. In questa fase iniziale, le sue opere dovevano fare i conti con parecchie ristrettezze economiche e furono indirizzate a un pubblico provinciale. Come direttore d’orchestra, la sua prima opera terminata fu Le fate, che tuttavia verrà pubblicata solo cinque anni dopo la sua morte.

Tre anni dopo, Wagner soffriva per lo sfortunato matrimonio con Minna Planer e in questa fase compose diverse opere, iniziando a sviluppare le sue idee decisamente rivoluzionarie. C’è chi suggerisce che le proposte del compositore tedesco abbiano potuto influenzare persino il pensiero del Partito Nazista di Hitler. Tenete presente che, ancora oggi, in Israele esiste un “tacito” veto sulla ritrasmissione delle sue opere.

Un periodo decisamente oscuro per Wagner, segnato dalla difficile relazione con la moglie, aggravata da una serie di problemi economici. Iniziò anche a soffrire di dipendenza da gioco d’azzardo e da alcol. Con tali presupposti, la sua ripresa economica diventava certamente più difficile.

Nel 1839, l’enorme quantità di debiti accumulata lo costrinse a fuggire dal paese, trasferendosi a Parigi. Il compositore non poté tornare in Germania fino al 1842. Ma il suo soggiorno a Parigi fu un fallimento. Nella capitale francese, infatti, non riuscì a pubblicare nessuna delle sue opere. Comunque, lavorò assiduamente come arrangiatore per altri compositori, senza mai ottenere troppa gloria.

Il Wagner scrittore

Oltre a essere stato un compositore eccezionale, Wagner tentò di sperimentare altre forme artistiche come la scrittura. Tra il 1840 e il 1842 furono pubblicati alcuni dei più importanti saggi di questo poliedrico artista.

Trattavano questioni storiche e teoriche che erano state di grande interesse per l’artista nel corso della sua vita. Fu anche un prolifico giornalista, pubblicando numerose recensioni di eventi musicali parigini sulla stampa tedesca. Con la sua firma si contano anche diversi articoli di natura documentaristica.

“Solo gli uomini forti conoscono l’amore, solo l’amore include la bellezza, solo la bellezza produce l’arte. L’amore dei deboli tra di loro non può produrre altro se non la mera soddisfazione dei loro appetiti lussuriosi.”

Richard Wagner

Va notato che vi è ambiguità in alcuni dei suoi dati biografici. Ciò si deve soprattutto alle numerose incongruenze incluse dallo stesso Wagner nella sua autobiografia Mein Leben (la mia vita).

Questa autobiografia copre un arco di tempo assai vasto, dalla sua nascita fino ai 51 anni. Il testo è estremamente soggettivo e nella narrazione dei fatti il suo ego cresce drasticamente. In tal modo, è difficile conoscere i fatti reali e quelli amplificati (per non dire inventati). L’autobiografia fu scritta nel 1865 su richiesta del suo mecenate, re Ludovico II di Baviera.

Ritorna in patria

Il trionfo arrivò però con un’opera dalla struttura classica, il celebre Rienzi che permise a Wagner di guadagnare fama in Germania, nonostante l’opera fosse stata scritta per il pubblico parigino. Alcuni giorni dopo la prima, morì il maestro di cappella del Teatro di Dresda, Francesco Morlacchi, e fu chiamato lo stesso Wagner a sostituirlo. Ciò poté dargli una certa sicurezza economica e anche un discreto rilievo politico.

Gli interessi artistici di Wagner si fusero in fretta con la sua attività politica. Il compositore concepì il teatro come lo specchio di una società reazionaria. Nel tentativo di intraprendere la trasformazione del primo, il suo obiettivo era quello di cambiare il secondo.

Normale, dunque, che le sue idee trovassero ampio sfogo nel nazionalismo tedesco. Il suo pensiero può essere visto chiaramente nei suoi personaggi mitologici e negli argomenti delle sue opere. Un’idea che viene ribadita nel suo lavoro è quella del concetto delle colonie tedesche.

“Ogni volta che ascolto Wagner, sento l’irresistibile desiderio di invadere la Polonia”.

(Woody Allen)

Cambiamenti politici e l’aiuto di Ludovico II di Baviera

Con la Rivoluzione tedesca e il dissolvimento della Confederazione Germanica, nel 1849 la carriera di Wagner come maestro di cappella terminò. L’emissione di un mandato d’arresto contro il compositore lo obbligò a fuggire in Svizzera, dove rimase per undici anni.

Durante questo periodo, si trovò in una situazione molto precaria. Era escluso dal mondo musicale tedesco e le sue entrate erano scarse quanto le sue speranze di poter rappresentare le sue opere.

Nel 1864, Wagner era a Mariafeld, nei pressi di Zurigo, inseguito dai suoi numerosi creditori. Il re Ludovico II, il suo confidente ammiratore, gli offrì ospitalità e assistenza finanziaria. Grazie a questo aiuto provvidenziale, poterono vedere la luce quelli che tutti considerano i suoi più pregevoli lavori.

Un anno dopo, la sua famosa opera Tristano e Isotta venne rappresentata per la prima volta nella città di Monaco, ottenendo un ottimo successo e provocando nuova ammirazione nel suo mecenate. Un anno dopo, la moglie Minna morì a Dresda e il compositore si trasferì definitivamente a Ginevra. Con la protezione del “suo” re, Wagner lavorò finalmente senza preoccuparsi dei debiti.

Ritratto giovanile di Wagner

Wagner a Bayreuth

Anni dopo, Wagner concepì il piano per fondare il Laboratorio Wagner, un teatro che avrebbe dato origine al famoso festival omonimo, che esiste ancora oggi. La prima pietra fu posta nel giorno del suo 59º compleanno. Per completare questo progetto, Wagner dovette dare una serie di concerti in Germania con lo scopo di raccogliere fondi. Grazie all’aiuto di Ludovico II, l’opera fu finalmente completata nel 1874.

Nella stessa cittadina bavarese, il compositore costruì la sua villa Wahnfried. Tuttavia, appena due anni dopo aver terminato i lavori, il teatro iniziò a registrare fortissime perdite. Nel tentativo di risolvere la situazione, iniziò a tenere diversi concerti ed eventi musicali in Germania. Un tour de force assai stressante che, molto probabilmente, compromise duramente lo stato di salute del maestro.

Morte ed eredità di Richard Wagner

Tra gli anni 1881 e 1882, Wagner fu colpito da diversi attacchi di cuore. Il 13 febbraio 1883 il famoso compositore morì a Venezia. Il suo corpo fu sepolto nel giardino della sua villa Wahnfried.

La tetralogia L’anello del Nibelungo è indubbiamente la sua opera più importante e famosa. È composta da quattro La Valchiria, L’oro del Reno, Il crepuscolo degli dei e Sigfrido.

Insieme alla tetralogia, anche Parsifal, Tristano e Isotta, I Maestri Cantori di Norimberga, Lohengrin, TannhäuserL’olandese volante vengono comunemente indicati come il canone di Bayreuth.

Il ciclo completo non fu mai messo in scena almeno fino al 1876 eda quel momento rappresenta la parte centrale del Festival che si tiene ogni anno proprio a Bayreuth, nel sud della Germania.

Le idee di Wagner avevano tanti sostenitori quanto i detrattori. L’eredità del suo Teatro di Bayreuth, di una complessità mai vista prima, è stata resa possibile grazie alla passione del suo unico e vero mecenate, Ludovico II di Baviera. Questo teatro è destinato esclusivamente alla rappresentazione della sua opera, dimostrando che il genio di Wagner è ancora vivo, nonostante il passare del tempo.


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