Alzheimer: a quando una cura?
L’Alzheimer è probabilmente una delle malattie più gravi dei nostri tempi e l’inquietudine di fronte ad una sua cura è più che evidente.
Come tutti sappiamo, questa degenerazione neuronale provoca una perdita progressiva della memoria della persona che ne è affetta, cancellando ogni tipo di ricordo, dal più recente al più vecchio.
Come si può diagnosticare?
Nonostante non vi sia ancora una cura, è importante diagnosticare questa malattia il prima possibile, poiché mediante tecniche specifiche o esercizi giornalieri di base si può rallentare il processo di deterioramento neuronale. I primi sintomi di solito compaiono a partire dai 60 anni di età e colpiscono in primo luogo il sistema lessicale e poi le categorie semantiche. È dimostrato che la perdita di queste capacità influisce principalmente sui dati relativi agli esseri viventi (piante e animali).
Questo fatto può offrire la possibilità di individuare questa malattia nel suo stadio iniziale. L’Università Nazionale di Istruzione a Distanza spagnola, conosciuta con l’acronimo ufficiale di UNED, ha condotto uno studio secondo il quale un semplice esercizio mentale, attraverso una prova che prevedeva l’enumerazione di liste di animali e piante, può aiutare a individuare un caso di Alzheimer in maniera precoce.
Le statine, protettrici del cervello
Da qualche anno gruppi di ricercatori hanno osservato come esistesse una certa relazione tra gli alti livelli di colesterolo e lo sviluppo del morbo di Alzheimer. Alcune delle più importanti industrie farmaceutiche hanno deciso di intraprendere delle ricerche verso questa strada, iniziando a sviluppare le statine, composti che riducono i livelli di colesterolo e che agiscono da neuroprotettori.
Questo tipo di studi ha portato a risultati ufficiali che stabiliscono l’efficacia di tali farmaci. Secondo Javier Burgos, direttore di questa linea di ricerca per BioPharma, bisogna solo aspettare che questi composti superino i differenti test che assicurino la sicurezza del loro utilizzo.
L’Alzheimer in cifre
Nel caso in cui si riuscisse finalmente a trovare una cura, seppur parziale, per questa malattia, ciò rappresenterebbe un grande passo in avanti. Si stima che attualmente 35 milioni di persone in tutto il mondo soffrono di questa malattia e, secondo le previsioni di diverse università, questa cifra raddoppierà entro il 2030 e triplicherà intorno al 2050.