Amelia Earhart: simbolo del femminismo

Il nome di Amelia Earhart compare spesso nei notiziari, perché si sta ancora cercando di rintracciare i resti del suo aereo. In questo articolo parleremo della vita di questa donna straordinaria.
Amelia Earhart: simbolo del femminismo
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Scritto Sonia Budner

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

È stato scritto molto su Amelia Earhart e la sua misteriosa scomparsa. Anni e anni nel tentativo di spiegare cosa è successo quando il suo aereo è sparito nel nulla. Di tanto in tanto, sembra che emergano nuove prove che rafforzano alcune teorie rispetto ad altre.

Ma la verità è che la cosa più interessante di questo personaggio storico non è stata la sua morte o la sua scomparsa, ma la sua vita. Amelia Earhart, pioniera nel mondo dell’aviazione e simbolo sociale, ha avuto un’influenza importante sulla vita di molti uomini e donne.

È una di quelle icone che, di volta in volta, ci ricordano che le barriere psicologiche e sociali e le discriminazioni di genere si superano facendo ciò che ci è stato detto di non poter fare.

Questa giovane infermiera si innamorò dell’aviazione, campo professionale che al tempo era riservato agli uomini. Le donne non potevano nemmeno sognare di diventare piloti.

I primi anni

Nacque in Kansas, Stati Uniti, nel luglio 1897. Cresciuta dai nonni, la piccola Amelia mostrò fin dalla tenera età una personalità inquieta. La sua infanzia fu segnata da numerosi trasferimenti e da un padre alcolizzato che la madre avrebbe finito per abbandonare.

Completò gli studi presso la Columbia e la Harvard University. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, lei e sua sorella sarebbero andate in Canada, Toronto, come infermiere volontarie per occuparsi dei piloti feriti in combattimento. Sembra che proprio allora abbia cominciato a maturare l’idea di diventare pilota di aeroplani.

Poco dopo la fine della guerra, e dopo una visita a uno spettacolo aereo in cui entrò su un aereo per un breve volo, Amelia Earhart prese una decisione che avrebbe cambiato tutto: imparare a volare.

Il suo primo istruttore di volo fu una donna, un’altra pioniera. Nel 1923 ottenne il brevetto di pilota, diventando la sedicesima donna a ottenerlo. Amelia Earhart divenne così una delle prime donne a infrangere gli stereotipi di genere della società del suo tempo.

La carriera di pilota

Negli anni successivi Amelia Earhart si dedicò non solo al volo, ma anche alla promozione del nuovo mondo dell’aviazione e alla costruzione delle sue infrastrutture. I giornali nazionali cominciavano a riconoscerla come uno dei piloti più eminenti del paese, al di sopra di molti uomini.

Nel 1928 Amelia divenne la prima donna, insieme ad altri due piloti, ad attraversare l’Atlantico, come aveva fatto in precedenza Charles Lindbergh. E così, la determinata Amelia Earhart decollò, insieme ad altri due piloti, dalla Nuova Scozia verso l’Europa sulla Friendship.

Era il 18 giugno 1928 quando Amelia e il suo team raggiunsero il Galles del Sud, dove la stampa la stava aspettando con entusiasmo.

Da quel momento iniziò a essere conosciuta come Lady Lindy. La sua fama crebbe e Amelia scrisse libri e tenne numerose conferenze incoraggiando le donne a diventare piloti.

Riuscì a realizzare diversi voli negli Stati Uniti. Nel 1931 sposò George Palmer Putman, famoso esploratore ed editore. Da quel momento in poi, avrebbe partecipato anche alla creazione di una delle prime compagnie aeree della storia.

La traversata dell’Atlantico di Amelia Earhart

Il viaggio di Amelia Earhart attraverso l’Atlantico in realtà è stato pilotato da una squadra di cui faceva parte. Ma l’idea di fare il viaggio da sola cominciava ad emergere tra i suoi desideri.

Il 20 maggio 1932, sulla sua Lockheed Vega, Amelia attraversò da sola l’Atlantico, diventando la prima donna a portare a termine questo viaggio e la seconda persona a compierlo con successo.

A questo punto della sua vita, Amelia Earhart era considerata un idolo nazionale e un simbolo per il movimento femminista. Nel 1937 decise di compiere un viaggio intorno al mondo lungo l’equatore.

Quando il viaggio stava per concludersi con successo, in una delle ultime sezioni, il suo aereo è scomparso con lei e il suo copilota. I suoi resti non furono mai ritrovati e così iniziò la tragica leggenda, piena di speculazioni e misteri.

Amelia Earhart su un aereo.

Le ali di Amelia Earhart

Amelia Earhart infranse le regole prestabilite sulle professioni che donne e uomini potevano e non potevano svolgere. A quel tempo infatti, la società aveva tracciato una linea che delimitava quali professioni erano appropriate per gli uomini e quali erano appropriate per le donne.

Sebbene la storia della sua vita sia, in molti casi, piuttosto idealizzata, la verità è che dovette affrontare i cliché più radicati del suo tempo.

Oltre alla sua formazione da aviatore, ha dovuto superare anche dei limiti mentali, per se stessa e per gli altri, ed è stato solo grazie ad una grande determinazione che è diventata pilota di aviazione. Uno dei tanti stereotipi che la psicologia sociale studia da anni.

Lo stigma nell’aviazione è ancora abbastanza diffuso, non solo per i piloti, ma anche per l’equipaggio di cabina. Fino a non molto tempo fa, la parola “stuart” non esisteva nemmeno e il termine “hostess” era consentito solo per designare i membri dell’equipaggio di sesso femminile. Per gran parte della storia dell’aviazione, gli uomini potevano pilotare un aereo e le donne potevano solo essere assistenti di volo.

Senza andare oltre, nel 2016, un volo commerciale pilotato da due donne che ha effettuato la traversata Miami – Buenos Aires, è stato oggetto di polemica. Un gruppo di passeggeri ha ritardato il volo per più di un’ora e mezza perché non voleva due donne alla guida senza nessuna supervisione maschile.

Conclusioni

Le donne volano sugli aerei commerciali e militari da un secolo ormai: la prima licenza di pilota a una donna è stata concessa l’8 marzo 1910. Come è successo per tante altre professioni, la strada non è stata facile, gli stereotipi c’erano e ci sono tutt’oggi, ma per fortuna ce l’abbiamo fatta.

Speriamo vivamente che polemiche come quello in cui i passeggeri si sono rifiutati di volare senza piloti maschi al comando sono solo casi isolati frutto dell’ignoranza.

Sembra che le donne in qualche modo siano obbligate a ricordare a tutti più e più volte le gesta e le conquiste delle loro antenate. In questo modo, forse un giorno, la nostra società la smetterà di mettere in discussione il talento o la professionalità in relazione al genere.


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