Anoressia nervosa: quali trattamenti?
L’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare (AN) che comporta una restrizione dell’assunzione di calorie in relazione ai bisogni, e che provoca una significativa riduzione del peso corporeo in relazione a età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica.
In questo articolo ci soffermiamo sul trattamento d’elezione per l’anoressia nervosa. Come avremo modo di vedere, esso comprende svariati approcci di tipo medico e psicologico.
Nelle righe che seguono entreremo nel dettaglio di ciascun intervento che si è rivelato più efficace nel trattamento dell’anoressia nervosa.
Trattamento dell’anoressia nervosa
La cura dell’anoressia nervosa include diverse modalità o tipologie di trattamento. Inoltre, è sempre consigliabile un approccio di tipo multidisciplinare (infermieristico, psichiatrico, psicologico e di terapia occupazionale).
In genere, si ricorre alla terapia comportamentale e cognitiva, alla riabilitazione nutrizionale, alla terapia familiare e alla farmacoterapia.
1. Riabilitazione nutrizionale
Il trattamento dell’anoressia prevede innanzitutto il ripristino del normale peso corporeo, obiettivo prioritario prima d’iniziare a lavorare sugli aspetti psicologici; soprattutto nei casi in cui l’IMC (Indice di massa corporea) del paziente è estremamente basso.
In tal senso, la riabilitazione nutrizionale consiste in un programma mirato a ripristinare il peso, normalizzare gli schemi alimentari, acquisire i segnali di fame e sazietà appropriati e correggere le conseguenze biologiche e psicologiche della malnutrizione. Diversi esperti considerano questo intervento il più efficace per l’anoressia nervosa.
2. Terapie comportamentali nei casi di anoressia nervosa
Le terapie comportamentali rappresentano un sottotipo dei trattamenti dell’anoressia nervosa. Tra essi, i più utilizzati sono le tecniche operanti, la desensibilizzazione sistematica (SD) e l’esposizione con prevenzione della risposta (ERP).
Procedure operanti
Le procedure operanti rappresentano le tecniche d’intervento più comunemente utilizzate, applicate principalmente nel contesto del trattamento ospedaliero; con l’obiettivo di ottenere un aumento del peso e dell’apporto nutrizionale.
In tale contesto, la procedura consiste generalmente nel privare il paziente di determinati privilegi (visite, uso del televisore, ecc.), con il fine di produrre una condizione di deprivazione.
L’obiettivo è quello di far sì che il paziente ottenga progressivamente dei rinforzi ogni volta che consegue l’aumento di peso e gli obiettivi stabiliti dal programma alimentare. Inoltre, vengo spesso impiegati programmi di token-economy per mediare tra il raggiungimento degli obiettivi e l’acquisizione dei rinforzi.
Desensibilizzazione sistematica (SD)
La desensibilizzazione sistematica, nel caso dell’anoressia nervosa, si concentra sulla componente fobica del disturbo (paura dell’aumento di peso), con l’obiettivo di eliminare tale paura. Tale approccio è spesso abbinato a interventi di tipo cognitivo.
Esposizione con prevenzione della risposta (ERP)
L’ERP, nell’anoressia nervosa, viene usata per ridurre le abbuffate e il vomito (in particolare nei casi di anoressia bulimica).
3. Anoressia nervosa e trattamenti cognitivo-comportamentali
Secondo diversi esperti, i trattamenti cognitivo-comportamentali per l’anoressia nervosa si sono dimostrati efficaci nel ridurre il rischio di ricadute dopo il recupero del peso e negli stati acuti di perdita di peso, negli adolescenti e negli adulti.
In questo caso, l’obiettivo del trattamento è quello di eliminare i pensieri alterati del paziente per sostituirli con altri che promuovano schemi alimentari e attività più appropriate.
Questo trattamento viene anche impiegato per ridurre il rischio di ricadute dopo il recupero del peso. Ed è altrettanto efficace durante la fase di perdita di peso acuta, sia negli adulti che negli adolescenti.
Programmi volti a modificare l’immagine corporea
Esiste anche un sottotipo dei trattamenti cognitivo-comportamentali, ovvero i programmi di modifica dell’immagine corporea (Rosen, 1997); i quali si pongono tre obiettivi fondamentali:
- Correzione delle distorsioni percettive riguardo il proprio corpo, attraverso procedure nelle quali si mostra al paziente la discrepanza tra le misure percepite e quelle reali (mediante disegni, video, specchi, ecc.).
- Modifica delle idee irrazionali sul proprio aspetto fisico attraverso tecniche di ristrutturazione cognitiva.
- Esposizione graduale a situazioni precedentemente evitate dal paziente (indossare un costume da bagno, guardarsi allo specchio, indossare determinati abiti, ecc.)
4. Terapia familiare
Il trattamento dell’anoressia include anche la terapia familiare; la quale include due varianti ampiamente utilizzate in funzione delle linee guida di riferimento: gli studi randomizzati del Maudsley Hospital e la terapia comportamentale dei sistemi familiari (BFST).
- I suddetti studi mostrano l’efficacia della terapia familiare rispetto alla terapia di supporto nei pazienti sotto i 19 anni di età e con una storia della malattia relativamente breve (meno di 3 anni di cronicità).
- La BFSCT è una forma di terapia in cui i genitori assumono il controllo della nutrizione del/la figlio/a. Essa è inoltre abbinata al supporto medico e a uno specifico regime dietetico.
La TFSC ha dimostrato di essere superiore alla terapia individuale in relazione all’aumento del IMC e nel ripristino del ciclo mestruale.
Non lo è, però, in termini di miglioramento sia delle abitudini alimentari che dell’umore, non mostrando differenze significative rispetto alla terapia individuale.
5. Anoressia nervosa e farmacoterapia
Farmaci quali ansiolitici, antidepressivi o antipsicotici vengono utilizzati nel trattamento delle comorbidità in relazione all’anoressia nervosa. Tuttavia, occorre segnalare che il solo trattamento farmacologico non è mai consigliato.
Conclusioni
Esistono diversi trattamenti potenzialmente efficaci per la cura dell’anoressia nervosa. In questo articolo ci siamo concentrati sui trattamenti psicologici, ma il trattamento ideale di questo disturbo è di tipo multidisciplinare.
Ciascun professionista esercita un ruolo specifico nell’approccio e tutti sono egualmente essenziali: lo psichiatra per i sintomi psichiatrici, l’infermiere per i farmaci e il controllo dell’alimentazione, lo psicologo per quanto concerne gli aspetti psicologici, infine la terapia occupazionale mirata alla gestione del tempo e la promozione delle attività gratificanti.
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