9 tipi di ansiolitici: la medicina contro l'ansia

9 tipi di ansiolitici: la medicina contro l'ansia
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

La sofferenza psicologica difficilmente può essere risolta con i farmaci (sebbene sia possibile trovare un sollievo momentaneo con essi) e gli ansiolitici non curano l’ansia e non fanno sparire quel datore di lavoro tossico che ci priva di energia, voglia e allegria. Tuttavia, aiutano, riducono il malessere emotivo e favoriscono l’efficacia della psicoterapia e dell’approccio multidisciplinare.   

I sociologi dicono che viviamo in una società distopica. Siamo un mondo nel quale ogni anno si vendono milioni di libri su come essere felici, siamo persone a cui piace mettere i filtri alle foto per offrire agli altri un’immagine di assoluta perfezione, di sorriso perfetto, di felicità ideale. Perché essere felice vende, è ciò a cui aspiriamo tutti, ma una volta entrati in casa e alla penombra, i demoni ci trascinano, le paure ci logorano e l’ombra dell’ansia ci imprigiona.

“Trattiamo il lutto e la paura con le pastiglie, come se fossero malattie. E non lo sono”

L’industria farmaceutica cerca di produrre farmaci psichiatrici sempre più sofisticati, come meno effetti collaterali e ad azione più rapida. Non è un caso se esiste un medicinale per ogni dolore della vita, farmaci che i medici di famiglia a volte ci prescrivono con troppa facilità fino a causare dipendenza in quei soggetti che, magari, avrebbero potuto risolvere il loro disturbo tramite un approccio non-farmacologico.  

Il problema, però, consiste proprio nel fatto che ci sono patologie di origine endogeno che richiedono un approccio chimico e depressioni di carattere reattivo causate dallo stress che non possono essere trattate solo con una strategia psicologica. Gli ansiolitici sono senz’altro indispensabili in molti casi, ma solo durante un periodo di tempo determinato, così da evitare di cadere in una spirale farmacologica.

Oggi parliamo nel dettaglio degli ansiolitici presenti sul mercato farmaceutico e il cui obiettivo è trattare, tramite processi associati, l’ansia, l’insonnia, i disturbi di panico, etc.

Principali tipi di ansiolitici

Le persone che hanno avuto bisogno o che attualmente hanno bisogno di un trattamento farmacologico per ridurre l’ansia sanno che è comune provarne più di un tipo, cambiare le dosi ogni tanto e monitorare i miglioramenti e i possibili effetti secondari.

  • Ogni persona reagisce meglio a un tipo di ansiolitico. È consigliabile, dunque, contare sulla supervisione di bravi professionisti che possano guidarci in questo processo.
  • Gli ansiolitici, i sedativi e gli ipnotici sono farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale per alleviare l’ansia o aiutare a conciliare il sonno.

Conviene altresì ricordare il meccanismo d’azione degli ansiolitici:

  • Sono sedativi, rallentano le funzioni del corpo.
  • Sono farmaci psicotropi che agiscono sul sistema nervoso centrale, ovvero molti di essi non rilassano soltanto, hanno anche effetti sedativi, anticonvulsivanti e amnesici.
  • Il loro meccanismo d’azione generalmente è semplice: aumentano l’effetto di una sostanza chimica cerebrale chiamata GABA (Acido gamma-amminobutirrico). Si tratta di un inibitore cerebrale che rilassa e riduce l’attività neuronale.

Adesso vediamo nel dettaglio quali sono i principali tipi di ansiolitici.

1. Benzodiazepine

Le benzodiazepine formano la “famiglia” degli ansiolitici più comuni e assunti al giorno d’oggi. Oltre ad agire sulla sostanza GABA, agiscono anche sul sistema limbico inibendo l’attività della serotonina in questa regione cerebrale.

  • I farmaci più comuni di questa tipologia sono senz’altro Diazepam, Lorazepam, Bromazepam, Alprazolam o Clorazepato, che descriviamo a seguire.
  • La maggior parte di questi farmaci produce rilassamento, riduzione della tensione cognitiva e un effetto più o meno sedativo a seconda del tipo.

Basandoci sulla durata e sull’effetto sull’organismo, possiamo procedere alla seguente classificazione:

Ansiolitici di medio-breve durata (i loro effetti possono durare fino a otto ore):

  • Bentazepam.
  • Clotiazepam.
  • Cloxazolam.

Ansiolitici di medio-intermedia durata (i loro effetti durano dalle otto alle ventiquattro ore):

  • Alprazolam.
  • Bromazepam.
  • Camazepam.
  • Clobazam.
  • Ketazolam.
  • Lorazepam.
  • Oxazepam.
  • Oxazolam.
  • Pinazepam.

Ansiolitici di medio-lunga durata (i loro effetti durano più di ventiquattro ore):

  • Clorazepato dipotassico.
  • Clordiazepossido
  • Clordiazepossido + piridossina.
  • Diazepam.
  • Halazepam.
  • Medazepam.
  • Prazepam.

Va notato che gli effetti collaterali associati alle benzodizepine non sono gravi come quelli causati dal primo tipo di ansiolitici in commercio: i barbiturici. È altrettanto necessario ricordare che la somministrazione ed il consumo di questi farmaci psichiatrici non deve mai superare le 4 o 6 settimane. In caso contrario, è possibile sviluppare dipendenza.  

I sintomi collaterali più comuni associati alle benzodiazepine sono i seguenti:

  • Sonnolenza.
  • Capogiri.
  • Confusione.
  • Mancanza di equilibrio (soprattutto nelle persone anziane).
  • Disturbi della parola.
  • Debolezza muscolare.
  • Stitichezza.
  • Nausea.
  • Bocca secca.
  • Vista offuscata.

2. I barbiturici

Ne abbiamo parlato nel paragrafo precedente: prima che giungessero al mercato le benzodizepine, i barbiturici erano gli unici ansiolitici ai quali la popolazione aveva accesso per trattare l’ansia.

Dopo che il premio Nobel in chimica Emil Fischer scoprì il barbital nel 1902, i barbiturici  divennero una risorsa pericolosa, ma efficace, in grado di agire come immediati sedativi del sistema nervoso centrale.

In seguito, nel 1963, la ditta “Roche” lanciò il noto Valium e con questo farmaco iniziò l’era delle benzodiazepine. Proprio l’anno prima -e come curiosità- che Marilyn Monroe si suicidasse, “a quanto pare”, con un’elevata ingestione di barbariturici.   

Tuttavia…perché non vennero più prescritti per il trattamento dell’ansia?  

  • I barbiturici, e tutti i farmaci che contengono acido barbiturico, causano una forte dipendenza psicologica e fisica.
  • La linea che separa una dose considerata normale da una dose tossica è molto sottile.
  • Il loro meccanismo d’azione consiste nel bloccare il flusso di sodio ai neuroni. Al giorno d’oggi il loro uso è riservato solo ad alcune operazioni chirurgiche e per trattare le convulsioni.

I barbiturici più comuni sono i seguenti:

  • Amobarbital (Amytal).
  • Aprobarbital (Alurate).
  • Butobarbital (Butisol).
  • Phentoarbital (Nembutal).
  • Secobarbital (Seconal).

 3. Buspirone

Il buspirone ha pro e contro. Tuttavia, continua ad essere uno degli ansiolitici più interessanti. Il suo vantaggio principale è che ha a malapena effetti collaterali, non interagisce con altre sostanze, non compromette il rendimento cognitivo e non provoca sedazione.

È un farmaco, dunque, ben consolidato nel mercato farmaceutico e che i medici prescrivono spesso per le sue scarse avversità.

Tuttavia, l’aspetto negativo del buspirone è la sua azione lenta. Il paziente, infatti, inizia a notarne gli effetti solo dopo una quindicina di giorni. Una situazione senz’altro complessa, perché la persona che soffre di un grave quadro d’ansia vuole sentirsi meglio il prima possibile e, soprattutto, poter dormire. Questo farmaco, di conseguenza, non risulta utile in tutti i casi.

Ad ogni modo, gli esperti ci indicano che è molto efficace per i quadri d’ansia non troppo intensi e che è particolarmente indicato per gli anziani.

4. Alprazolam

L’Alprazolam è uno degli ansiolitici che più si prescrivono. È un derivato delle benzodiazepine e lo si prescrive soprattutto per il trattamento di crisi d’angoscia, come l’agorafobia, attacchi di panico e stress intenso.

Va notato che presenta principi antidepressivi, poiché i suoi principi chimici assomigliano molto agli antidepressivi triciclici.

È un farmaco ad alta potenza e ad azione immediata, a differenza del Buspirone. Presenta proprietà sedative, ipnotiche e anticonvulsivanti, ma l’effetto più evidente è quello ansiolitico.

È altrettanto importante dire che anche l’Alprazolan crea forte dipendenza, dunque, e per evitare la perdita di efficacia, ricordiamo ancora una volta che la sua somministrazione deve essere limitata e occasionale.

5. Diazepam

Il Diazepam o Valium è senz’altro un altro ansiolitico molto conosciuto. Anch’esso è un derivato delle benzodiazepine e quello che viene prescritto di più presso gli ambulatori e i centri medici.

È il farmaco più efficace per trattare gli spasmi muscolari, di conseguenza non viene usato solo per trattare l’ansia, manche in caso di disturbi psicosomatici, torcicollo, delirium tremens, attacchi di panico, dispnea e persino per le classiche anestesie che precedono gli interventi chirurgici.

Anche in questo caso bisogna dire che questo ansiolitico causa una forte dipendenza se assunto in dosi elevate per periodi prolungati.

6. Lorazepam

La maggior parte dei lettori avrà sentito parlare del Lorazepam o, semplicemente, dell’Orfidal. È molto potente e viene prescritto per trattare diverse condizioni:

  • Disturbi di ansia.
  • Disturbi del sonno, problemi di insonnia.
  • Tensione.
  • Alcune malattie psicosomatiche e organiche.
  • La sindrome del colon irritabile.
  • L’epilessia.
  • Nausea e vomito causati dalla chemioterapia o dall’agitazione provocata dall’astinenza da alcol.

È interessante sapere che il Lorazepam ha un effetto immediato, raggiungendo il suo massimo picco di biodisponibilità dopo due ore. Allo stesso modo, i suoi effetti collaterali non sono eccessivamente gravi, non genera una forte dipendenza, nonostante ciò si raccomanda di assumerlo per un periodo di tempo limitato  

7. Bromazepam

Il Bromazepam è conosciuto come Lexotan, viene assunto a basse dosi per trattare l’ansia e le nevrosi fobiche. Assunto a dosi più elevate agisce come efficace rilassante muscolare, sedativo e ipnotico.

Va notato che il Bromazepam è un farmaco pericoloso: causa in fretta dipendenza e interagisce con diverse sostanze. Qualora venisse unito all’alcol, potrebbe persino essere mortale. Affinché gli effetti del farmaco siano adeguati, dunque, bisogna seguire con estrema esattezza le indicazioni del medico.

8. Clorazepato

Il Clorazepato è un farmaco psichiatrico dai molteplici usi, infatti tratta:

  • L’ansia.
  • La nevrosi.
  • La psicosi.
  • L’astinenza da alcol e altre droghe.
  • L’insonnia.
  • La sindrome del colon irritabile.

Il Clorazepato può essere assunto per 3-4 mesi. Superato questo periodo, causa dipendenza e può perdere d’efficacia.

9. Antistaminici

Probabilmente ad alcuni lettori sorprenderà trovare gli antistaminici in questa lista. Non sono i farmaci che usiamo di solito per trattare i processi allergici?  

Bene, è importante indicare che vi sono diversi tipi di antistaminici. In generale la maggior parte di essi blocca la istamina. Tuttavia, tra questi farmaci possiamo trovare anche l’I droxizina, il quale oltre ad alleviare il prurito causato dalle reazioni allergiche della pelle, riduce l’attività cerebrale e serve anche per alleviare l’ansia e la tensione.

Ricordiamo che gli antistaminici non sono i farmaci più idonei per trattare l’ansia, infatti gli psichiatri li sconsigliano qualora il paziente soffra di attacchi di panico.

Per concludere, a questa lista potrebbero essere aggiunti senz’altro molti altri nomi e altre opzioni, come i farmaci beta-bloccanti, tra i quali vi sono anche alternative naturali e dagli scarsi effetti collaterali. Tuttavia, i farmaci descritti in questo articolo sono i più comuni, quelli che vengono prescritti di più e che popolano di più i nostri comodini o le nostre borse.

Vogliamo sottolineare ancora una volta che gli ansiolitici non curano l’ansia, non fanno sparire gli attacchi di panico, la nevrosi o quelle ombre che alterano la nostra vita in un momento preciso. I farmaci trattano, danno sollievo, rilassano, ci offrono riposo e anche se tutto ciò sembra positivo e necessario, non risolvono il problema alla radice, a meno che non ci si trovi dinanzi ad una malattia di origine endogena, come nel caso di alcune depressioni.

Pertanto, dobbiamo assumere gli ansiolitici sono per periodi molto brevi e sempre abbinati alla psicoterapia. Sebbene ci abbiano abituati alla classica idea che “siamo quello che mangiamo”, in realtà “siamo quello che pensiamo”. Cerchiamo di cambiare la nostra prospettiva e non medicalizziamo con ossessione i disturbi che non sono patologiche.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.