Autoelogio: mettere in mostra i nostri pregi
L’autoelogio è una delle tre motivazioni associate alla valutazione dell’Io, una motivazione che ci permette di mantenere un’idea positiva di noi stessi. Così, mentre rispondiamo all’esigenza di preservare un’immagine positiva di noi stessi, ci impegniamo anche a mostrarla agli altri. A volte lo facciamo in modo consapevole ed esplicito, ma in molti casi non ne siamo consapevoli.
Se l’immagine di una persona risulta danneggiata o ferita in qualche modo, può avere voglia di riscattarla. Così, una delle risposte più naturali può essere l’autoelogio come strumento per provare a compensare o a minimizzare gli aspetti negativi.
Anche quando la nostra immagine non è danneggiata, sentiamo il bisogno di mettere in mostra i nostri pregi e le nostre abilità. Questa inclinazione non è patologica né compromette il nostro adattamento all’ambiente circostanza; questo purché non rompa l’equilibrio e si trasformi in un problema o in un’esigenza che nasconde un problema più grave.
Ne sono un chiaro esempio i rapporti sul posto di lavoro o all’università, quando un eccessivo autoelogio può essere sintomo di bassa autostima.
L’autoelogio e i bias
Esiste una tendenza a dare spiegazioni causali dei propri successi o dei propri fallimenti. Può darsi che crescendo smettiamo di domandarci continuamente “Perché..?”, ma questo non significa che le cause o i motivi che hanno favorito gli eventi non ci interessino più. D’altra parte, spesso attribuiamo i successi raggiunti alle nostre caratteristiche personali (attribuzioni autoelogiative).
Viceversa, e fatta esclusione per specifici stati emotivi che ci fanno propendere per il contrario, non è raro attribuire la responsabilità dei nostri fallimenti a cause esterne, come la sfortuna o l’intervento di terzi. Queste sono attribuzioni autoprotettive.
Di certo il comportamento motivazionale di autoelogio presenta distorsioni cognitive di diversa natura, che è bene conoscere per saperle individuare, soprattutto in se stessi. Stiamo per scoprirli, ma prima faremo un piccolo test.
Un breve test
Situazione Rispetto ad altre persone simili a me, il fatto è
1. Essere bocciati a un esame |
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2. Provare ad acquisire una nuova competenza (cucinare, fare sport, imparare a suonare uno strumento musicale) |
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3. Perdere un appuntamento importante per dimenticanza |
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4. Perdere i contatti con un buon amico di vecchia data |
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5. In un gruppo numeroso (con più di 5 persone) fare un commento divertente che faccia ridere tutti |
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6. Che qualcuno si lamenti del tuo comportamento |
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7. Fare una nuova conoscenza con cui nascerà un lungo rapporto di amicizia |
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8. Provare grande euforia per aver raggiunto un obiettivo o aver portato a termine qualcosa |
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Risultati
Tutti 1= -1; oppure tutti 2 = 0; tutti 3= -1
Per ottenere il punteggio medio a seconda degli eventi negativi e positivi, andranno sommati i punteggi di tutti gli item negativi (1,3,4,6) e il risultato verrà diviso per quattro. Allo stesso modo, bisognerà sommare quelli positivi (2,5,7,8) e dividere per quattro.
Per gli eventi negativi: se la media è superiore a zero, indica l’esistenza di distorsioni pessimiste; se la media è inferiore a zero, indica l’esistenza di distorsioni ottimiste.
Per gli eventi positivi: se la media supera lo zero, allora indica l’esistenza di distorsioni ottimiste; se la media è inferiore a zero, indica l’esistenza di distorsioni pessimiste.
N.B.: l’esposizione e il punteggio di questo test non hanno alcun valore diagnostico. Hanno un valore puramente espositivo e la loro inclusione nell’articolo ha il solo scopo di promuovere una maggiore compressione dei concetti trattati.
L’interpretazione favorevole dell’Io
Un’interpretazione favorevole dell’Io svolge una funzione adattiva, sebbene possa essere più o meno distorta. Le distorsioni sono talvolta necessarie per tutelare proprio l’Io, quindi per tenere a freno l’ansia. Così, è interessante domandarsi quante di queste distorsioni si possono riconoscere in se stessi e in che misura.
Conoscere i tratti dell’autoelogio e provare a individuarli in se stessi o negli altri aiuta a gestire lo stress e può persino essere divertente.
Alcuni ritengono che la psicologia abbia riconosciuto più fenomeni di quanti non ne esistano. Scherzi a parte, di certo molto spesso le dinamiche descritte passano del tutto inosservate fino a quando non le vediamo definite nero su bianco. E proprio in questo consiste il gioco, nel riconoscerle. Le distorsioni cognitive (o bias) di autoelogio più comuni sono:
- La falsa singolarità. Ovvero la tendenza sistematica a pensare che le nostre abilità e le nostre capacità siano ben diverse da quelle di qualunque altro mortale.
- Il falso consenso. Di solito sovrastimiamo quanto davvero la maggior parte delle persone sia d’accordo con le nostre idee. Quante volte abbiamo detto “chiediamo a una persona esperta o neutrale” e siamo rimasti sorpresi dalla risposta?
Altre distorsioni cognitive dell’autoelogio:
- Effetto “primus inter pares” è molto curioso e più comune di quanto potremmo pensare. Si tratta della tendenza a credere di essere superiori o migliori dei nostri pari. Ed ecco perché, ad esempio, la maggior parte degli automobilisti pensa di guidare meglio o di commettere meno infrazioni della media.
- Ignoranza pluralista. Dinamica che ci fa reprimere o rinunciare a esprimere la nostra opinione o i nostri sentimenti perché pensiamo non siano condivisibili dalla maggior parte. Questa distorsione deriva dalla sovrastima delle nostre abilità di intuito.
- Illusione dell’invulnerabilità. Entra in gioco quando sottostimiamo le probabilità che possa accaderci qualcosa di spiacevole.
Alla ricerca dei nostri tratti distintivi
L’autostima è il sentimento che una persona prova per se stessa. Influisce sul modo in cui ci trattiamo e sull’idea che abbiamo della nostra persona. Racchiude lo stato emotivo che deriva dal concetto di sé.
Ricordiamo che spesso diamo più peso a ciò che è difficile trovare, che ci distingue dal resto, persino anche quando non è un elemento particolarmente rilevante.
Così, quando pensiamo che le caratteristiche personali più apprezzate, quelle che rappresentano l’asse portante della definizione di sé, siano comuni negli altri, subentra una maggiore dose di negatività in quello stato emotivo chiamato autostima.