Autoinganno nell'alcolismo

L'autoinganno è uno dei fattori che fa durare le dipendenze. Un'automedicazione che a lungo termine comporta torture psicologiche per chi ne soffre.
Autoinganno nell'alcolismo
Cristina Roda Rivera

Scritto e verificato la psicologa Cristina Roda Rivera.

Ultimo aggiornamento: 01 marzo, 2023

Spesso non è facile capire la condizione vissuta dagli alcolisti. Purtroppo, i medici a volte esagerano nell’uso di trattamenti farmacologici contro le dipendenze. Ciò è il risultato di una prospettiva distorta e moralista, incapace di offrire alternative e che aumenta il senso di colpa e la sensazione di impotenza delle persone che hanno una dipendenza. Oggi vi parleremo dell’autoinganno nell’alcolismo.

Bisogna capire che l’autoinganno nell’alcolismo è uno dei fattori che contribuiscono alla dipendenza e ne causano le ricadute. Tuttavia, in molti casi non rappresenta la causa della dipendenza, bensì il fattore che la mantiene.

Chiarendo questo aspetto, potremo capire meglio la funzione dell’autoinganno e avere una visione più ampia del comportamento di chi ha una dipendenza dall’alcol.

Gli esperti stanno iniziando a considerare l’alcolismo come un disturbo biopsicosociale e, considerando la sua eziologia e il suo decorso, ci si è accorti che è impossibile ignorare i fattori ambientali. Come abbiamo più volte sottolineato, sono fondamentali per comprendere l’autoinganno e il persistere del problema (Zucker e Williams, 1994).

Uomo che beve alcol

L’autoinganno nell’alcolismo: strategia di evitamento di una realtà avversa

Le condotte delle persone che hanno una dipendenza possono sembrare totalmente irrazionali e incomprensibili. Con dolore, ma anche con esasperazione, chi non ha una dipendenza si chiede come una persona possa adottare comportamenti così sbagliati e non riesca a vedere il dolore che si sta causando. In che modo l’autoinganno può essere così distruttivo nell’alcolismo?

Gregory Bateson è stato il primo che ha cercato di analizzare l’alcolismo attraverso una complessa epistemologia. Nel suo saggio La cibernetica dell’io: una teoria dell’alcolismo definisce il comportamento dell’alcolista come un’esperienza correttiva.

In un certo senso, se è la vita sobria dell’alcolista a spingerlo a bere, non possiamo aspettarci che le terapie finalizzate alla sobrietà riducano o tengano sotto controllo il suo alcolismo.

L’ambiente che spinge alla dipendenza non può curare da essa

Ci sono stili di vita che spingono una persona a bere. Situazioni reali, discussioni e ricordi che chiedono solo di essere anestetizzati. Ci sono realtà considerate normali, ma che spingono le persone più sensibili a essere dipendenti da una sostanza. Il problema non sono la famiglia o il lavoro, bensì l’esistenza stessa.

La dipendenza rappresenta una sorta di correzione (soggettiva) della propria esistenza. Queste persone preferiscono la dipendenza alla loro esistenza da sobri.

Per Luigi Cancrini (1993), l’alcolismo, come la tossicodipendenza, può essere visto come un tentativo autoterapico nei confronti delle dinamiche relazionali e familiari che sono fonte di sofferenza.

Ma se l’alcol distrugge le persone, come si attua l’autoinganno per continuare a bere?

I trattamenti più moderni per contrastare l’autoinganno nell’alcolismo si incentrano legittimamente sul requisito di intenzionalità di Butler. Quando siamo motivati a credere in qualcosa, tendiamo ad agire cercando delle conferme. Cerchiamo delle prove a sostegno della nostra convinzione e tendiamo a non dare importanza a ciò che le contrasta.

Le persone accettano più facilmente come prova ciò che hanno davanti agli occhi, soprattutto quando questa prova conferma e supporta le loro convinzioni. L’autoinganno nell’alcolismo implica una convinzione motivante, anche se è falsa.

Molte persone con una dipendenza non ritengono di avere un problema. Cercano un aiuto terapeutico solo se spinti da familiari o amici. In questo caso, vanno in terapia solo per accontentare gli altri, per non vederli soffrire o perché non sopportano più la pressione a cui sono sottoposti ogni giorno.

Spesso, dunque, non vedono come la terapia potrebbe aiutarli. In questi casi è molto probabile che la persona cerchi un aiuto medico solo se costretta dagli altri.

Potrebbe anche rafforzare la sua idea che non esiste nessun problema indicando suoi conoscenti che bevono più di lei e che stanno bene. Potrebbe controbattere anche dicendo che in passato ha smesso di bere quando ha voluto.

Bicchiere di alcol donna ubriaca

L’autoinganno nell’alcolismo come modo per continuare a credere in se stessi

In assenza di una chiara motivazione, sarà difficile convincere una persona della falsità delle sue convinzioni. Al contrario, se il soggetto inizia a capire cosa lo motiva a mantenere determinate convinzioni, arriva a un punto cruciale.

In un certo senso, la dipendenza è un’abitudine che viene ripetuta automaticamente senza cognizione. Quando riflettiamo sulle nostre abitudini e ci chiediamo perché ci comportiamo in un certo modo, usciamo dalla modalità “pilota automatico”.

In conclusione, comprendere l’autoinganno ed eliminare i pregiudizi ci permette di capire perché alcune persone possono essere vittime delle proprie dipendenze. In questi casi, l’aiuto di professionisti come gli psicologi è altamente raccomandato.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.