Automedicazione con psicofarmaci

Tanti di noi ricorrono quotidianamente all'automedicazione. Il consumo di analgesici e antinfiammatori come l'ibuprofene è indubbiamente molto diffuso. Tuttavia, il rischio più elevato è legato all'automedicazione con psicofarmaci, una pratica molto pericolosa.
Automedicazione con psicofarmaci
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

L’automedicazione con psicofarmaci è sempre più diffusa. Nonostante si tratti di farmaci che necessitano di prescrizione medica, sono tante le persone che cercano altri modi per procurarseli con il fine di alleviare un disagio, migliorare il riposo notturno o calmare l’ansia che interferisce con il vivere quotidiano.

L’uso e l’abuso di ansiolitici è, indubbiamente, il problema principale in tema di automedicazione. Optare per questa modalità, eludendo la prescrizione del professionista e l’adeguato supporto psicologico, si traduce in un effetto boomerang dalle conseguenze nefaste. Benché inizialmente possano produrre un certo sollievo, con il tempo si ha bisogno di dosi sempre più elevate per ottenere lo stesso effetto.

Quasi senza accorgersene, non solo si diventa dipendenti; ma si corre il rischio, in alcuni casi, che gli psicofarmaci interagiscano con altri medicinali normalmente assunti, aumentando il rischio di infarto e persino di morte.

Pertanto, ci troviamo di fronte a un fenomeno preoccupante, dal momento che, come indicano gli studi clinici, la pratica dell’automedicazione con psicofarmaci è particolarmente diffusa nella popolazione giovane. Vediamo più nel dettaglio quali sono le ripercussioni.

L’autosomministrazione di farmaci per trattare l’ansia, la depressione o l’insonnia è in forte aumento tra i giovanissimi. Spesso, li assumono contemporaneamente all’alcol; una pratica che causa gravi conseguenze per la salute.

Ragazza che assume farmaci.

Automedicazione con psicofarmaci: in cosa consiste?

Si definisce automedicazione l’uso e il consumo di farmaci in assenza di prescrizione medica. Per certi versi, questa pratica è alquanto comune. Di fatto, molti di noi la mettono in pratica quando ricorrono a un analgesico per alleviare un mal di testa.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’automedicazione è una realtà sempre più diffusa che va affrontata con una corretta educazione sanitaria.

Benché sia vero che in alcuni casi, il ricorso a una pillola per il mal di testa eviti l’intasamento degli studi medici, in altri casi si verifica un vero e proprio abuso di farmaci di maggiore importanza. I più comuni sono:

  • Antibiotici. È bene ricordare che il cattivo uso degli antibiotici si traduce in una loro minore efficacia o resistenza nei casi in cui ne abbiamo realmente bisogno.
  • Antidolorifici oppioidi, studiati per inibire gli impulsi del dolore. Ne sono un esempio: la codeina, il tramadolo, la morfina o il metadone.
  • Psicofarmaci. Questi medicinali vengono utilizzati per trattare disturbi psicotici e bipolari, disturbi del sonno, disturbi depressivi, disturbi ossessivo-compulsivi, attacchi di panico, ecc. Tra i farmaci psicotropi, i più comuni in tema di automedicazione sono le benzodiazepine.

Perché si ricorre all’automedicazione con gli psicofarmaci?

Le ragioni sono molteplici. In tal senso, uno studio condotto dall’Università del Michigan (Stati Uniti) dai ricercatori Katherine Harris e Mark Edlund ha evidenziato che buona parte delle persone che vi ricorrono, lo fanno dopo essere stati  sottoposti a una terapia medica che ritengono non abbia avuto efficacia.

Pertanto, anziché ricercare nuovamente un aiuto professionale, optano per altre vie, come l’automedicazione. Tuttavia, sussistono ulteriori fattori scatenanti che è bene menzionare.

  • Vi è il caso di persone i cui familiari o amici sono sottoposti a cure per la depressione o per un disturbo d’ansia; i quali identificandosi con tali sintomi e, senza prima passare per il consulto medico, decidono di ricorrere all’automedicazione.
  • In altri casi, il consumo di psicofarmaci è il risultato di una pratica sociale e ricreativa diffusa tra alcune fasce della popolazione giovanile. Ricorrere al consumo di alcol, marijuana e sostanze psicotrope è altrettanto frequente.
Automedicazione con psicofarmaci.

Quali sono le fonti di approvvigionamento di questi farmaci?

Come ben sappiamo gli psicofarmaci, come molti altri medicinali, sono accessibile solamente dietro prescrizione medica. Ma allora, come fanno le persone oggetto di questo articolo ad avervi accesso?

  • Per mezzo di familiari in possesso di una ricetta medica.
  • Attraverso Internet, trafficanti o locali che li vendono illegalmente.
  • Un altro modo consiste nell’avere contatti interni a enti sanitari, come cliniche od ospedali.

Effetti dell’automedicazione con psicofarmaci

Il Nordic Cochrane Center è un’organizzazione senza scopo di lucro con una finalità piuttosto importante. Qui, scienziati di tutto il mondo analizzano e verificano in modo rigoroso i farmaci e gli altri dispositivi medici per verificarne la sicurezza e l’efficacia, al di fuori degli studi forniti dai produttori.

Nello specifico, segnalano un dato che dovrebbe farci riflettere, ovvero che più di 50.000 decessi all’anno nel mondo sono dovuti all’effetto, all’abuso o all’uso improprio degli psicofarmaci. Gli effetti dell’automedicazione con questo tipo di medicinali si rivelano spesso fatali. Vediamo in che modo.

  • L’automedicazione con questi farmaci, nella maggior parte dei casi genera dipendenza.
  • Il maggior rischio è legato all’interazione con altre sostanze. Ad esempio, la combinazione di alcol e benzodiazepine è potenzialmente pericolosa. Tuttavia, gli effetti possono anche essere mortali nel caso di interazioni con altri farmaci.

Gli effetti dell’automedicazione con psicofarmaci dipendono, ovviamente, dal tipo di farmaco assunto dalla persona. Tra gli effetti maggiorente riscontrabili, abbiamo:

  • Sonnolenza.
  • Rigidezza muscolare.
  • Tremori.
  • Sensazione di sconforto.
  • Secchezza delle fauci.
  • Stitichezza.
  • Vista offuscata.
  • Problemi cardiaci, come tachicardia.
  • Reazioni allergiche.
  • Alterazione del ciclo mestruale.
  • Disfunzioni sessuali.
  • Sindrome delle gambe senza riposo.
  • Disturbi renali.
Donna disperata.

D’altro canto, è evidente che coloro i quali ricorrono all’automedicazione per alleviare l’ansia, la tristezza o qualsiasi altra situazione personale, finiscono, nel breve termine, per sperimentare un’intensificazione degli stessi sintomi. Oltre a manifestare ulteriori problematiche psicologiche, come psicosi o confusione mentale.

Come è facile intuire, ricorrere all’automedicazione non è solamente una pessima idea. In molti casi può persino costare la vita. Nessun farmaco è innocuo, tanto meno quelli destinati alla cura dei disturbi psichici. Bisogna essere prudenti e richiedere sempre la supervisione di professionisti specializzati.


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  • Katherine M Harris, Mark J Edlund.Self-Medication of Mental Health Problems: New Evidence from a National Survey. Health Services Research DOI:  10.1111/j.1475-6773.2005.00345.x

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