Black Mirror: Bandersnatch, la distopia siamo noi
Black Mirror: Bandersnatch, il film interattivo lanciato nel 2018 da Netflix ha fatto, a suo tempo, impazzire gli utenti della piattaforma. Black Mirror è famosa per gli spunti di riflessione sul presente, sulle nuove tecnologie e sull’impatto che esse hanno sulle nostre vite.
Ci coinvolge in distopie che potrebbero diventare realtà nel giro di qualche anno. Tuttavia, con Black Mirror: Bandersnatch, la serie è andata oltre, rompendo la barriera che separa dallo spettatore. E lo ha fatto facendolo entrare nel film, obbligandolo a prendere decisioni che cambiano il destino del personaggio.
Di sicuro non si tratta del film più bello al mondo, e in alcuni punti zoppica. Non possiamo neanche dire che sia il migliore degli episodi di Black Mirror. Tuttavia, non c’è alcun dubbio sul fatto che abbia risvegliato un enorme interesse.
Black Mirror ancora una volta al centro dell’attenzione, ma in questo caso ha deciso di reinventarsi. Dopo quattro stagioni (ognuna di pochi episodi), c’era chi pensava: e adesso? La serie sarà ancora in grado di mantenere la sua freschezza? Considerato quanto ha fatto parlare di sé Black Mirror: Bandersnatch, la risposta è sì, Black Mirror ha ancora molto da offrire.
ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler.
Che cos’è un film interattivo?
Prima di parlare di Bandersnatch, è necessario capire come funziona e perché parliamo di film interattivo. Il termine “interattivo” fa riferimento al fatto che avrà luogo un dialogo e che, in qualche modo, l’utente potrà dare la sua risposta. Se pensiamo ai libri, l’interazione sarà limitata dal format in sé, e lo stesso succede con il cinema.
Ciò non toglie che esistano opere letterarie o cinematografiche che in un modo o nell’altro ci coinvolgono. Un esempio è il film Annie Hall, di Woody Allen o il romanzo Nebbia di Miguel de Unamuno. In questi esempi, crolla la parete, ovvero l’autore si rivolge direttamente allo spettatore o al lettore.
I precedenti del genere
Un romanzo innovativo da questo punto di vista è Il gioco del mondo, di Julio Cortázar, in cui il passo in avanti è l’importanza attribuita al lettore, che può persino decidere in che ordine leggere i capitoli. Cortázar propone di seguire l’ordine classico, ovvero quello lineare, leggendo dal primo all’ultimo capitolo; oppure, di seguire un “disordine” che, se vogliamo accettare il suggerimento dell’autore, inizierebbe dal capitolo 72.
Cortázar si dimostrò profondamente innovativo proponendo un tipo di lettura che prese piede negli anni ’80. Ed è proprio in questi anni che viene ambientato Bandersnatch, portando in scena uno spettacolo in stile “scegli l’avventura da vivere”, in cui saranno i lettori a decidere che direzione prenderà la storia. Per quanto futuristico sembri Black Mirror, Bandersnatch, in realtà, attinge al passato, ai primi videogiochi e ai libri cui si è ispirato.
Anche il cinema ha mosso passi verso l’interattività. Sin dagli albori, registi come George Méliès facevano la loro comparsa durante la proiezione del film, per discutere con il pubblico. Ma l’interazione può nascere anche in modo spontaneo, come nel caso di The Rocky Horror Picture Show. Quest’ultimo è un caso davvero singolare: è il pubblico ad aver deciso per decenni di mascherarsi e interagire con il film durante le proiezioni. Un altro esempio è quello del cinema in 3D che, sebbene non preveda alcun dialogo, riesce a renderci, in qualche modo, partecipi.
Bandersnatch e le decisioni da prendere
Bandersnatch ci presenta Stefan, un giovane con una missione: sviluppare un videogioco basato sul suo libro preferito, in pieno stile “scegli la tua avventura”. Scopriremo Stefan poco per volta, e saremo noi a decidere la scena successiva (o almeno, questo è quanto in teoria propone il film).
Diciamo in teoria, perché il film ha alcuni limiti e, a volte, prende le decisioni al posto nostro. Ed è proprio in questi punti che Bandersnatch zoppica, ma colpisce comunque nel segno. Zoppica perché, in alcuni passaggi, risulta noioso dover tornare nuovamente al punto di partenza, ma colpisce nel lanciare un messaggio chiaro e diretto allo spettatore.
Le decisioni vanno dalla possibilità di scegliere la colazione di Stefan, fino ad assassinare o no suo padre, ovvero, dalla più semplice alla più complessa. La strategia risulta innovativa perché le decisioni vengono prese man mano che la trama si sviluppa, a seconda del ritmo del film; qualcosa che ci ricorda fortemente i videogiochi (non dimentichiamo che il videogioco è il filo conduttore).
Alcune decisioni non sono lasciate allo spettatore. Questo succede, ad esempio, quando Stefan si trova con Colin, che gli offre dell’LSD. Se decidiamo di non consumare la droga, Colin la metterà comunque nella nostra bevanda e guarderà verso la telecamera affermando di aver deciso per noi.
Le nostre decisioni sono, dunque, limitate? Questo dubbio lo scioglie di nuovo Colin durante l’allucinazione da LSD, dicendoci che il governo ci controlla, che tutto è completamente manipolato e che, in sostanza, non siamo altro che schiavi. Per quanto sconfortante sia il discorso di Colin, quel che è certo è che si è messo in contatto con noi e che ci sta facendo dubitare sia del film che delle nostre decisioni quotidiane.
Black Mirror: Bandersnatch, siamo noi il nostro futuro
La parte davvero interessante arriva quando Stefan inizia a prendere coscienza del fatto che qualcuno dall’esterno sta controllando le sue azioni, e quel qualcuno siamo noi, spettatori di Netflix. In questo momento si produce la rottura della quarta parete: Stefan ci chiede cosa sta succedendo, chi lo sta controllando e noi, ovviamente, decidiamo cosa rispondere.
Una delle opzioni di risposta disponibili è: Netflix, qualcosa che risulta davvero interessante. Avendo preso coscienza di tutto, Stefan cercherà di disobbedirci. Geniale la scena in cui il ragazzo confida alla sua psicologa che qualcuno dal futuro sta controllando le sue azioni attraverso un meccanismo chiamato Netflix. È interessante perché avviene una rottura con la distopia tradizionale, quella in cui il futuro è spaventoso. Questa volta, è Stefan a vivere la distopia e il futuro siamo noi.
La distopia è già qui, nel nostro presente; siamo già in quell’orribile futuro che pensavamo non avremmo mai raggiunto. Questo gioco con lo spettatore, oltre a risultare interessante, nasconde un importante tematica e offre spunti di riflessione. Ancora una volta, Black Mirror si serve del nostro presente per farci riflettere.
In qualche modo, questa scena (soprattutto nel punto in cui si chiede cosa sia Netflix) ricorda Matrix, film in cui la realtà viene simulata da un programma, facendoci dubitare di “cosa sia reale”. Allo stesso tempo, ci rimanda alla già citata Nebbia, opera in cui Unamuno riesce a istillare nel lettore il seme del dubbio sulla propria realtà. Dopo aver visto Bandersnatch e aver provato con diversi finali, si aprono davanti a noi infiniti punti di domanda.
Black Mirror: Bandersnatch, un nuovo modo di essere spettatori
Bandersnatch è stato un esperimento interessante: le modalità di consumo sono cambiate e Black Mirror ha voluto approfittarne. Siamo stati noi a giocare con Bandersnatch oppure è stato il film a giocare con noi? Allo stesso tempo, ci propone un nuovo schema narrativo e cinematografico, un nuovo modo di essere spettatori.
Infine, sebbene Bandersnatch non sia, dal punto di vista cinematografico, un diamante rifinito e si trovi a metà tra i videogiochi e il cinema, è un’esperienza interessante che, se sfruttata al meglio e compresa, ci lascerà una strana sensazione e, come avviene spesso in Black Mirror, un invito alla riflessione.
Cosa è Netflix?
-Bandersnatch-