Braveheart, un'ode alla libertà
Nel 1995 Mel Gibson raggiungeva la gloria cinematografica aggiudicandosi ben cinque statuine nella notte degli Oscar, tra cui miglior film e miglior regista. Braveheart -Cuore Impavido- è uno dei più bei film degli anni ’90, pur non avendo validità dal punto di vista storico.
Si ispira molto liberamente alla storia di Sir William Wallace, eroe nazionale scozzese che non fu in realtà il vero “Cuore Impavido”. Molte delle licenze artistiche di Gibson sono servite, tuttavia, a costruire una storia molto più emotiva.
La mentalità dei personaggi e le loro motivazioni sono riconducibili più al XVIII o XIX secolo. Se eliminiamo i riferimenti storici, potrebbe trattarsi del racconto della Rivoluzione Americana o della Guerra d’Indipendenza Italiana.
Il leitmotivche accompagna la narrazione di Braveheart è quello della libertà, Gibson strizza chiaramente l’occhio ai valori rivoluzionari. I personaggi non combattono in nessun momento una guerra feudale, la loro è una causa nazionale.
La potenza del film come mito è innegabile, basti pensare che dopo la sua uscita il Partito Nazionale Scozzese duplicò il numero dei suoi parlamentari.
Sir Wallace e Braveheart
Le maggiori libertà di Gibson riguardano i personaggi. William Wallace rientra nei canoni dell’eroe classico tipico del regista americano, equiparabile a Cristo ne La passione di Cristo.
In realtà, è poco probabile che Sir Wallace avesse origini tanto umili, anzi si pensa fosse un nobile a tutti gli effetti. Neanche il suo matrimonio con Murron fu la causa scatenante del conflitto. Lo ius primae noctis descritto nel film è una drammatizzazione, non esistono scritti che ne provino la veridicità storica.
Di vero c’è che la rivolta è plausibilmente legata agli abusi e alla cattiva gestione dell’amministrazione inglese. Il promotore principale fu Robert Bruce, che si guadagnò il titolo di “Braveheart”.
Nella pellicola viene descritto come un pusillanime, ma in realtà fu l’artefice delle principali vittorie scozzesi, nonché legittimo erede al trono di Scozia. Wallace fu riconosciuto come Guardiano di Scozia, come Bruce. Entrambi sono considerati eroi nazionali scozzesi.
La battaglia di Stirling Bridge
Uno dei momenti storici affrontati nel film è lo scontro di Stirling. Gibson ricerca una spettacolarizzazione non propria della battaglia originale, motivo per cui ne eliminò il protagonista principale, il ponte.
Nella realtà il ponte equilibrò le due forze obbligando gli invasori a lottare in piccoli gruppi per attraversarlo, cadendo in più occasioni. Se si fosse trattato di una battaglia a campo aperto, la sconfitta scozzese sarebbe stata inevitabile.
“Chi combatte può morire, chi fugge resta vivo, almeno per un po’… Agonizzanti in un letto fra molti anni da adesso, siate sicuri che sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi, per avere l’occasione, solo un’altra occasione di tornare qui sul campo ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai la libertà!”
-Mel Gibson in Braveheart–
Gli scozzesi medievali in Braveheart
Il maggior valore storico del film Braveheart è la ricostruzione della vita medievale scozzese. Sebbene pecchi di un certo romanticismo, tutte i suoi scenari evocano le highlands.
D’altra parte, le motivazioni che spingono a combattere i contadini scozzesi in Braveheart sono anacronistiche. Non c’è dubbio sul fatto che l’adozione del feudalismo in tutta Europa fece nascere focolai di ribelli.
Tuttavia, il desiderio di libertà dei contadini che troviamo nel film è dovuto a un severo cambiamento della loro situazione materiale o religiosa; nessuno dei due casi risale davvero al periodo storico descritto nel film.
Il conflitto fu nobiliare; la differenza tra l’essere governati da un re scozzese o inglese, entrambi cristiani e similmente tiranni, era irrilevante per un popolo senza alcuna coscienza nazionale.
Un messaggio universale
Tralasciando la componente nazionalista, troviamo nel film un desiderio di libertà facilmente comprensibile. È questa la grande virtù di Braveheart, ossia la capacità di descriverla in termini del tutto contemporanei.
Se il Wallace ritratto nel film si discosta dall’originale, rispecchia comunque l’archetipo di un uomo pronto a d agire di fronte all’ingiustizia e a difendere i suoi ideali fino all’ultimo. A suo modo Gibson trasforma un eroe scozzese in un eroe universale.
Le fonti che ci parlano del vero Wallace sono in realtà esigue; tra queste la principale è il poema scritto dal Cieco Harry duecento anni dopo. Le torture a cui fu sottomesso da Edoardo I dopo la sua cattura furono più o meno crudeli come quelle descritte nel film.
Gibson non ha scritto una sceneggiatura storica né ha catturato con fedeltà la leggenda, eppure è riuscito a trasmetterci con successo il suo messaggio. Sta allo spettatore decidere se ripetere il suo grido combattivo: Libertà!
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- Perfecto García, Miguel Ángel (2012) Entre el Cine y la Historia: a propósito de Braveheart y el mito de la Escocia independiente.
- Hobsbawm, Eric y Ranger, Terence (1983) La invención de la tradición.