Claude Lévi-Strauss, straordinario antropologo
Claude Lévi-Strauss è considerato il padre dell’antropologia moderna, nonché uno dei pensatori di spicco del mondo del XX secolo. Fondatore dell’antropologia strutturale, formulò un approccio in grado di cambiare per sempre la storia di questa disciplina e grazie a cui ottenne una solida popolarità all’interno del mondo accademico.
Per quanto possa sembrare strano, il sogno di Claude Lévi-Strauss era interplanetario. In più occasioni, infatti, affermò che un suo grande sogno era che l’uomo arrivasse a colonizzare lo spazio e iniziasse a migrare verso la Luna o magari verso Marte.
Sognava che lì potessero nascere nuove forme di civilizzazione, lontane dagli uomini rimasti sulla Terra. Esse sarebbero tornate a uno stato selvaggio ed egli stesso avrebbe potuto vivere con loro.
Il mondo è iniziato senza l’Uomo e finirà senza di lui.
-Claude Lévi Strauss-
Francoise Heritier, che lo succedette nella Cattedra presso il Collège de France, riassunse il contributo di Claude Lévi-Strauss affermando di aver imparato da lui un concetto fondamentale per l’umanità. Le culture, a volte, presentano tra loro grandi differenze.
Tuttavia, Lévi-Strauss dimostrò che gli apparati cognitivi di tutti noi sono simili. Dunque nell’essere umano convivono sempre la differenza e l’universalità.
Gli inizi di Claude Lévi-Strauss
Claude Lévi-Strauss nacque casualmente a Bruxelles (Belgio) il 28 novembre 1908. Diciamo che la sua nascita in Belgio fu casuale perché i suoi genitori erano due ebrei francesi che in quel momento si trovavano in viaggio.
Suo padre realizzava ritratti, sua madre era casalinga. Il contesto che lo circondava era ricco di interesse per l’arte, soprattutto per la pittura, la musica e la poesia.
A causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, si trasferì con uno dei nonni a Versailles. Il nonno era un rabbino fortemente devoto e i primi contatti con la sinagoga furono per Claude Lévi-Strauss molto freddi e rigorosi. Proprio per questo, sin da piccolissimo, si dimostrò insensibile alla religione.
Anzi, crebbe come un bambino appassionato di natura, oltretutto dimostrò un grande interesse per la collezione di oggetti culturali rari e curiosi. Vantava una mente brillante, e questo pur non spiccando particolarmente durante gli anni scolastici. Ormai adolescente, tornò a Parigi -dove viveva la sua famiglia- e si avvicinò a un gruppo socialista.
Da filosofo a etnologo
In un primo momento, Claude Lévi-Strauss aveva deciso di studiare Legge. Tuttavia, nel 1927, cambiò idea e optò per Filosofia, facoltà che frequentò presso l’Università de La Sorbona.
Lì venne a contatto e condivise parte del suo percorso con Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir. Più tardi, confessò che la filosofia lo attraeva, ma che al tempo stesso lo annoiava perché percepiva molta vanità e speculazione.
Una volta conclusi gli studi, iniziò a lavorare come professore della scuola superiore per un lungo periodo di tempo; nonostante ciò, non si sentiva a suo agio nelle vesti di professore. Non immaginava se stesso nel ruolo di docente per il resto della sua vita lavorativa.
Tutto iniziò a cambiare quando ricevette una chiamata da Célestin Bouglé, direttore della Scuola Normale Superiore di Parigi. La vita di Claude Lévi-Strauss imboccò un cambiamento radicale in quel momento. Bouglé gli propose un viaggio a San Paolo, in missione universitaria, come professore di Sociologia, presso l’Università della città brasiliana.
Vi arrivò nel 1935 e nel 1939 iniziò a organizzare spedizioni etnografiche al Mato Grosso e in Amazzonia. Questa esperienza rappresentò l’inizio della sua grande opera: l’antropologia strutturale.
Un uomo che ha dato completezza a un secolo
A partire dall’esperienza in Brasile, Claude Lévi-Strauss iniziò a proporre nuove idee, un nuovo metodo e profonde riflessioni. In seguito, trascorse del tempo negli Stati Uniti per via della persecuzione nazista durante la Seconda Guerra Mondiale; dovette, quindi, rifugiarsi nel Paese nordamericano. Lì stabilì validi contatti intellettuali e finì per plasmare l’essenza delle sue teorie.
Raggiunse uno dei punti più alti della sua carriera con la pubblicazione di Tristi tropici, opera considerata una delle più importanti del XX secolo. Il suo nome divenne noto in tutto il mondo e tale pubblicazione segnò il suo ingresso nell’Olimpo degli accademici. Un’altra opera come Razza e Storia, Mito e significato e la serie Pensieri Mitologici lo consacrarono per sempre.
Si dice fosse un uomo distante, che non dava mai del tu e che per lui era impossibile scrivere se non circondato dalla compagnia della musica lirica. Morì nel 2009, al compimento dei suoi cento anni e dopo aver ricevuto innumerevoli premi e riconoscimenti. La sua opera ha segnato uno spartiacque nel mondo dell’antropologia e grazie a essa è stato possibile sviluppare nuove teorie.
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Lévi-Strauss, C., & Florián, V. (1971). Conversación con Claude Lévi-Strauss. Ideas y Valores, 20(38-39), 57-68.