Comportamento altrui, come lo spieghiamo?
Forse facciamo fatica a crederci o forse non la riteniamo una caratteristica che ci appartiene, ma esiste una tendenza naturale ad adottare misure diverse nel valutare il comportamento altrui e quello proprio. In genere, tendiamo a sottolineare l’influenza delle circostanze quando giustifichiamo il nostro comportamento; al contrario, nel giudicare quello degli altri, facciamo riferimento alle loro caratteristiche.
Per quanto ci riguarda, consideriamo decisiva la situazione, soprattutto quando otteniamo risultati negativi. Tuttavia, facciamo fatica a fare lo stesso con il comportamento altrui.
Questa idea quasi infantile ci fa sorridere, in realtà non ne siamo consapevoli: è una nostra caratteristica silenziosa. Tale fenomeno è conosciuto in psicologia come effetto attore-osservatore. Non lo facciamo apposta: la spiegazione è che adottiamo un punto di vista diverso quando agiamo e quando osserviamo. Detto in altre parole, quello che sappiamo, insieme a ciò che proviamo, condiziona il modo in cui diamo giustificazioni.
Sappiamo che non sempre ci comportiamo allo stesso modo e che siamo sensibili alle circostanze, ma lo stesso discorso non vale per gli altri, nel senso che non sappiamo se agiscono sempre allo stesso modo o meno. Inoltre, quando si tratta di noi, la nostra attenzione si concentra sulla situazione, mentre per quanto riguarda gli altri, ci concentriamo sulla persona. Questa tendenza è conosciuta come “errore fondamentale di attribuzione”, per questo la prospettiva cambia.
Spiegazione dei comportamenti di coppia
Questa spiegazione è curiosa se applicata a un contesto specifico come il rapporto di coppia. La psicologia sociale studia da tempo l’argomento e ci invita a pensarci due volte prima di spiegare il comportamento altrui o il nostro.
Secondo gli studi, infatti, la tendenza a spiegare il nostro comportamento o quello del partner sembra dipendere più da quanto stiamo bene o siamo soddisfatti nel rapporto di coppia che da motivi reali. Pare normale, quindi, dare la colpa al comportamento del partner (e non al proprio) se la relazione non va come dovrebbe.
Per capirci, quello che emerge dalle ricerche, in questo caso condotte da Finchan e Bradbury, è che se il rapporto ci risulta soddisfacente, tendiamo ad attribuire i comportamenti positivi del partner a cause interne e controllabili. Al contrario, i comportamenti negativi saranno giustificati da cause esterne e incontrollabili.
La cosa davvero curiosa è che se le cose con il partner non vanno bene invertiamo completamente i giudizi, per cui attribuiamo i suoi comportamenti positivi a cause esterne e quelli negativi a cause interne.
Attribuzioni a livello sociale
È interessante osservare il fenomeno che si verifica quando diamo spiegazioni su gruppi più o meno omogenei. Questi gruppi o fenomeni sociali possono essere la povertà, la discriminazione razziale o la disoccupazione. Di solito per spiegare questi fenomeni facciamo appello ai nostri valori, alle nostre idee e alle nostre convinzioni politiche piuttosto che alla realtà.
La nostra tendenza a spiegare il comportamento altrui inglobandoli in un gruppo dipende da quanto distanti siamo dal gruppo stesso. I membri di uno stesso gruppo percepiscono i loro simili con attribuzioni molto più positive rispetto a quelle che riservano ai non appartenenti allo stesso gruppo.
Spiegare il comportamento altrui
Gli studi condotti nel Regno Unito da Furhan e Reicher hanno evidenziato che le spiegazioni relative a fenomeni sociali, come la povertà o la ricchezza, sono diverse per i simpatizzanti delle politiche conservatrici e per quelli più vicini alle politiche liberali. Lo stesso vale per eventi dal grande impatto sociale, come rivolte o manifestazioni.
In questo modo, chi ha ideali conservatori individua come caratteristiche principali delle persone ricche il risparmio e il duro lavoro. Chi, invece, ha convinzioni più liberali vede gli individui con grande potere (soprattutto economico) come crudeli e implacabili. Quando parliamo di povertà, le persone che supportano un’ideologia liberale la spiegano come una conseguenza della disuguaglianza di risorse e di opportunità. I conservatori, dal canto loro, tendono a giustificarla come una conseguenza della mancanza di inquietudini o della svogliatezza.
Nel caso delle rivolte sociali, le persone conservatrici tendono a dare spiegazioni sulla base di caratteristiche patologiche che attribuiscono ai manifestanti, mentre i liberali fanno appello alle circostanze sociali che obbligano i manifestanti a esprimersi.
In conclusione, potremmo affermare quasi senza timore di sbagliare che la realtà che percepiamo dipende molto di più dalle nostre proiezioni che dalla verità. Sicuramente, è un aspetto da tenere in gran considerazione quando vogliamo spiegare il comportamento altrui.