Da dove nasce la forza di volontà

Da dove nasce la forza di volontà
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 07 marzo, 2023

Anche se l’espressione “forza di volontà” è una frase che tutti usano senza rifletterci sopra, in realtà si tratta di un concetto che è fonte di grandi controversie.

Da un punto di vista filosofico, questo concetto ha origine nella metafisica e, in modo più specifico, nella filosofia di Aristotele. Partendo da qui, venne poi introdotto nelle diverse religioni occidentali, diventando così una virtù tra le più importanti.

“La forza di volontà è per la mente come un cieco forte che porta sulle sue spalle un uomo zoppo che può vedere”.

-Arthur Schopenhauer-

La forza di volontà si definisce come la capacità di dirigere e controllare le proprie azioni.

I metafisici e le religioni specificano che questa forza nasce in modo esclusivo dalla libera determinazione di ogni individuo.

Nonostante ciò, la psicoanalisi ha messo in dubbio sia il concetto di “volontà” sia quello di “forza di volontà” in seguito alla scoperta dell’inconscio.

Bambino in equilibrio sulla corda

Ciò che sfugge al nostro controllo

Secondo la psicoanalisi, i processi coscienti sono solo “la punta dell’iceberg” per quanto riguarda l’attività mentale. In realtà, i pensieri e le azioni sono determinati da una forza che non è quella propria della volontà, bensì quella dell’inconscio.

Questa scoperta ha permesso di dare una spiegazione a diversi episodi come, per esempio, i “lapsus linguae”, ossia quegli episodi in cui una persona vuole dire qualcosa, ma, “senza volere”, finisce per dirne una diversa.

L’inconscio è, inoltre, il responsabile dei cosiddetti “atti mancati”: l’individuo si ripromette in maniera cosciente di fare qualcosa, ma finisce per compiere un’azione molto diversa.

Lo vediamo tutti i giorni nella vita quotidiana. Qualcuno che vuole arrivare in anticipo per il proprio appuntamento, ma, “senza volerlo”, finisce per arrivare in ritardo o per non arrivare affatto; coloro che vogliono “mettere più impegno nel proprio lavoro”, ma finiscono per occuparsi di una cosa diversa, mentre svolgono i propri compiti.

Per la psicoanalisi, tutto ciò significa che la volontà non è una forza, bensì la manifestazione di un desiderio incosciente. Solo quando una persona agisce in maniera coerente con i propri desideri, allora entra in gioco anche la volontà. Se così non è, quella “volontà è traditrice”.

Per questo motivo, esistono piani che continuano a essere posticipati, cambiamenti a che non si verificano mai o intenzioni che mai e poi mai si trasformano in azioni concrete.

Neanche le filosofie orientali, come la filosofia Zen, contemplano l’idea della cosiddetta “forza di volontà” nelle loro pratiche. Sostengono, invece, che questo concetto sia una forma di autolesionismo e che deve essere sostituito con il raziocinio e l’amore, che sono le vere e proprie forze che guidano le azioni.

La volontà e la coscienza

Ciò che hanno in comune la psicoanalisi e le filosofie orientali, è l’idea che la volontà non è un atto di forza e che, al contrario, questa può nascere solo dalla comprensione o dalla coscienza, che è lo stesso.

Profilo uomo testa illuminata

Quando esistono propositi precisi e coscienti, ma questi non diventano azioni, la soluzione non sta nel forzare noi stessi e obbligarci ad agire in un determinato modo.

Queste situazioni portano con sé un messaggio di grande valore. C’è “qualcosa” che blocca la volontà di agire in un determinato modo. In realtà, non si tratta di una questione di mancanza di forza di volontà, ma parliamo di un trionfo di quel desiderio che non fa parte della coscienza.

Abbiamo l’intenzione di seguire una dieta rigorosa, ma, al tempo stesso, vogliamo abbuffarci fino a non poterne più. Iniziamo la dieta e, poco tempo dopo, ci ritroviamo a gustare un delizioso “ultimo” banchetto, a metà strada tra la colpa e la soddisfazione.

Ciò che accade in questi casi è che abbiamo razionalizzato i vantaggi di mangiare in modo sano, ma non abbiamo compreso il nostro desiderio di mangiare fino a scoppiare. A volte, il cibo rappresenta ben più di un semplice sapore o di una sensazione nello stomaco.

A volte questo bisogno compulsivo è sinonimo di un desiderio molto più profondo che riduce la “forza di volontà” a zero.

In questi casi, la volontà non si manifesta. Quando ciò che facciamo va contro la nostra volontà cosciente, non possiamo parlare di un carattere debole, bensì di un sintomo dell’inconscio. Una volta che questo sintomo viene decifrato e compreso, allora svanisce.

Forse abbiamo bisogno di forzare meno noi stessi e comprenderci di più per riuscire a trasformare le nostre intenzioni in azioni. Inoltre, dobbiamo fare in modo che queste azioni siano coerenti con ciò che vogliamo fare davvero nella nostra vita.


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