Difficoltà nel telelavoro: scopriamo quali sono
I tempi cambiano, che sia in peggio o in meglio, e noi siamo costretti ad adattarci alle nuove circostanze. La delocalizzazione del posto di lavoro dall’azienda all’abitazione privata è una dinamica nuova che porta con sé nuove sfide e confronti. Comporta anche la nascita di previse difficoltà nel telelavoro che è bene approfondire.
Lo spostamento delle attività lavorative dall’azienda a casa si sta rivelando diverso da quello che poteva sembrare all’inizio. La conciliazione familiare non sempre è possibile e si finisce spesso per lavorare più delle ore stabilite. A questo si aggiungono gli inevitabili disaccordi, i conflitti, la difficile valutazione del lavoro, la comunicazione tra colleghi, la risoluzione dei problemi, etc.
Sia le grandi che le piccole e medie imprese di recente si sono trovate ad affrontare dinamiche per le quali non erano preparate. Nel contesto attuale, molte aziende si sono viste costrette a improvvisare e lanciarsi nel mondo del telelavoro da un giorno all’altro, senza le premesse adeguate.
La verità è che la buona riuscita di questa modalità di lavoro richiede il consenso e i giusti accordi sia a livello aziendale sia con le amministrazioni pubbliche. È anche necessario lo sviluppo di equipe specializzate per aiutare dirigenti, amministrazioni e impiegati ad affrontare i nuovi problemi quotidiani di amministrazione del lavoro e i conseguenti difficoltà nel telelavoro.
Difficoltà nel telelavoro
I primi tentativi di lavoro da casa risalgono agli Anni ’80 (Belzunegui, 2002). Di fronte alla solida opposizione da parte delle imprese, il tentativo naufragò senza prendere piede.
Fu tra gli Anni ’90 e il 2000 che questa modalità di lavoro iniziò a instaurarsi a mano a mano che si sviluppavano le tecnologie per l’informazione e la comunicazione (TIC). Da allora a oggi non possiamo dire che le cose siano avanzate di molto. Per esempio, manca ancora precise legislazioni che regolino il telelavoro da un punto di vista giuridico.
La fanno da padrona l’improvvisazione e l’arbitrarietà, dando per scontato che mandare a casa i lavoratori sarà facile (un favore per loro) e che la produttività sarà la stessa che in modalità presenziale.
Attira l’attenzione proprio la lacuna normativa, così come la mancata preparazione da parte delle imprese. Non sono chiari gli orari né i costi delle infrastrutture private degli impiegati; non vengono stabilite modalità di coordinamento tra i team di lavoro, i capi o gli amministratori.
Non stupisce, pertanto, che emergano, con frequenza sempre maggiore, diverse difficoltà nel telelavoro. Analizziamo le problematiche più comuni in questo ambito relativamente nuovo.
Non eri collegato quando avevo bisogno di te!
Può capitare di alzarsi per andare in bagno o per badare ai bambini per cinque o dieci minuti. Proprio in quell’istante, un capo o un collega ci chiama per un motivo specifico.
Ciò può dare adito a sospetti circa la produttività degli impiegati. Basta mancare all’appello una sola volta per far nascere il sospetto che il lavoratore non renda quanto dovrebbe.
Come si risolve una situazione di questo tipo?
Definendo in modo rigoroso le condizioni di svolgimento del lavoro, come gli orari. La produttività non cresce in base al numero di ore passate davanti al computer. Pianificare un rendimento per obiettivi o compiti concreti renderà il tutto più facile da gestire.
Difficoltà nel telelavoro: sto aspettando la tua risposta!
Il capo o un collega vi invia una mail. La leggete dopo dieci, venti o sessanta minuti, perché è già sera o state preparando la cena, dando il via a problemi e malintesi. Molti colleghi sono ancora abituati al lavoro in presenza, quando al minimo ritardo ci si recava personalmente dal diretto interessato per sollecitare una risposta. Ma il lavoro da remoto funziona diversamente.
Come si risolve una situazione di questo tipo?
È necessario prendere consapevolezza di uno scenario lavorativo diverso. I tempi di risposta sono per forza più lunghi, l’immediatezza di riscontro non è sempre possibile.
Malintesi: chi ha chiesto cosa? chi ha fatto cosa?
Arriva il giorno in cui si accende il PC e tutto è nel caos. Saltano fuori contrattempi, nessuno sa da dove iniziare, cosa fare o come risolvere gli imprevisti dell’ultima ora. La tensione aumenta quando si dà la colpa a un collega, questi incolpa un altro e così via, senza che nessuno si assuma la responsabilità di nulla. La situazione è in stallo e la giornata di lavoro dura dodici ore.
Come si risolve una situazione di questo tipo?
È necessaria la figura di un coordinatore che gestisca il team di lavoro da remoto. Questa persona avrà l’incarico di coordinare i compiti, far fluire l’organizzazione e mantenere chiaro l’ordine.
- È fondamentale coordinare videochiamate e altri canali di comunicazione tra gruppi.
- I meeting virtuali dovranno avvenire a orari stipulati, senza far attendere nessuno. Così facendo si faciliterà la comunicazione, si evitano malintesi e ulteriori difficoltà nel telelavoro.
A questi fattori se ne aggiungono in realtà molti altri: lo stress, la sensazione di isolamento, la percezione che si stia lavorando più che in ufficio, etc. La strada da percorrere è ancora lunga, il margine di miglioramento ampio. Ci troviamo di fronte una sfida che vale la pena di affrontare per via dei possibili benefici generali.
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