Dissonnie: cosa sono e come ci influenzano?
Per dissonnie si intende quell’insieme di disturbi del sonno che non possono essere spiegati da una malattia sottostante. A tutti noi è capitato di provare in qualche modo alcuni sintomi caratteristici, che ci hanno ricordato l’importanza di godere di un sonno di qualità.
Il sonno è un processo fisiologico talmente importante che da esso dipendono molte delle nostre funzioni cognitive più complesse.
Dormire è un bisogno primario, al punto tale che riposare male è associato a un peggiore rendimento cognitivo. L’attuale stile di vita è responsabile dell’aumento dei disturbi del sonno, che si fanno strada tra i principali motivi che spingono a richiedere un consulto medico.
Molto più che dormire male
I disturbi primari del sonno vengono definiti come quelli che, per eziologia, non rimandano a una condizione medica. Questi disturbi possono essere divisi in tre gruppi come segue:
- Fase iniziale del sonno: disturbi come l’insonnia, in cui il soggetto non riesce a conciliare il sonno correttamente.
- Mantenimento del sonno: disturbi caratterizzati dall’incapacità di mantenere un sonno continuativo e di affrontare risvegli a intermittenza.
- Sonno in eccesso: ovvero, quando insorgono disturbi associati a un eccesso di sonno, come nel caso dell’ipersonnia.
Oltre a ciò, le dissonnie hanno qualcosa in comune con le parasonnie, ovvero stati di alterazione del sonno, associati a un peggioramento della qualità e della durata del riposo.
Per riassumere, nel gruppo delle dissonnie rientrano tutti quei disturbi del sonno di natura psicologica.
Tipi di dissonnie
Le dissonnie rappresentano una delle categorie più ampie, in quanto abbraccia una discreta varietà di disturbi.
Quando insorgono fattori psicologi, ambientali e organici potenzialmente nocivi per il riposo, le alterazioni nella durata e nella qualità del sonno si possono manifestare in vari modi. Possiamo elencare:
- Disturbi associati alla fase iniziale e alla continuazione del sonno.
- Disturbi associati alla qualità e alla durata del sonno.
Dissonnie da inizio e da continuazione del sonno
Tra questi disturbi, l’insonnia è il più comune, nonché quello più spesso riferito. In parole semplici, questa alterazione dipende dalla difficoltà a prendere sonno, dall’incapacità generale di continuare a dormire o la combinazione di entrambe.
Se non trattate, queste dissonnie diventano particolarmente gravi e provocano effetti negativi che si riflettono sulla vita quotidiana della persona. Tra le più comuni possiamo citare:
- Insonnia. Uno stato di attivazione psicologica e fisiologica che ostacola il sonno. Nonostante l’individuo sia motivato ad addormentarsi, il suo corpo non riesce a rilassarsi e a entrare nello stato desiderato.
- Risvegli a intermittenza o sonno superficiale. Questo tipo di disturbo consiste nell’incapacità di raggiungere uno stato di sonno profondo. Nella fase del sonno a onda lenta (NREM) il sonno acquisisce un effetto riparatore. Quando questo stato non viene raggiunto, il soggetto presenta uno stato di sonnolenza diurna.
Dissonnie associate alla qualità e alla durata del sonno
In questa categoria si sovrappongono la maggior parte delle parasonnie, come il sonnambulismo o la paralisi del sonno. Le alterazioni associate alla qualità e alla durata del sonno si presentano quando un soggetto dorme meno del normale o dorme in eccesso, e di solito questa situazione è accompagnata da scarsa qualità del sonno.
Per esempio, l’ipersonnia consiste in un sonno eccessivo e sfasato, che non si ripercuote positivamente sul soggetto.
Alterazioni del ritmo circadiano
Le dissonnie in quanto tale rappresentano uno squilibrio del ritmo circadiano. Questo ciclo biologico di base, solitamente della durata di 24 ore, ha il compito di dirci quando è il momento di dormire e come, attraverso la sintesi di marcatori esterni, come la luce o la temperatura.
Alterazioni come il jet lag sono un esempio del fatto che quando le fasi del sonno si alterano il soggetto soffre di uno stato transitorio di squilibrio generale che coinvolge la maggior parte delle sue funzioni.
Come riconoscere le dissonnie?
I sintomi iniziano a presentarsi in modo impercettibili: a chi non capita di trascorrere una notte in bianco? Il problema nasce quando la situazione si prolunga e i sintomi provocano conseguenze sempre più invalidanti.
Il nostro sistema nervoso prova ad adattarsi alla situazione e una volta abituatosi a questo malfunzionamento, il soggetto si trova in un circolo vizioso difficile da interrompere.
Le persone più vicine all’individuo con dissonnia difficilmente notano il problema. Un sonno di cattiva qualità si traduce in un impoverimento del rendimento quotidiano. In questi casi si consiglia di:
- Agire in fretta. Non appena si osservano i primi sintomi di declino cognitivo, bisogna consultare il medico.
- Indirizzamento verso uno specialista. I medici di famiglia in generale sono il primo anello nel sistema di assistenza sanitaria. Il paziente verrà indirizzata a un diverso specialista in base alla causa dell’alterazione.
- Strumenti utili alla diagnosi. I principali test di diagnosi sono il colloquio clinico, gli esami psicometrici standardizzati, come il test della sonnolenza diurna e gli studi polisonnografici.
Trattamento delle dissonnie
Il trattamento varia a seconda dell’eziologia del disturbo. In genere si consigliano terapie volte a modificare la risposta allo stimolo, di natura comportamentale.
Ma alla base di qualunque intervento si trova la psicoeducazione, punto di partenza per la corretta igiene del sonno. Grazie a essa, è possibile prevenire fattori di rischio come il consumo eccessivo di sostanze eccitanti e situazioni stressanti prima di andare a dormire.
Allo stesso modo, è importante chiarire che le dissonnie possono coesistere con altri problemi di natura organica. Ecco perché in molti casi lo psicologo non è il principale professionista coinvolto nell’intervento o perché diventa necessario il lavoro sincronizzato di una squadra di professionisti.
Molte persone in genere ignorano i segnali del corpo; tra i più comuni, l’assenza di un sonno di qualità. Visto che disponiamo degli strumenti atti a evitare conseguenze immediate -come il consumo di caffè o l’assunzione di farmaci- i sintomi possono spingere il soggetto a (non?) chiedere aiuto nelle prime fasi.
D’altra parte, una volta che il corpo si abitua a funzionare in questo modo, tornare indietro è difficile. Proprio per questo rivolgersi quanto prima al medico è condizione essenziale per il successo di qualunque tipo di intervento.