Disturbo da evitamento esperienziale e smartphone

La relazione delle nuove tecnologie con l'evitamento esperienziale è abbastanza evidente: lo smartphone ci spinge ad essere più impazienti, più intolleranti e meno flessibili.
Disturbo da evitamento esperienziale e smartphone
Alicia Escaño Hidalgo

Scritto e verificato lo psicologa Alicia Escaño Hidalgo.

Ultimo aggiornamento: 12 febbraio, 2023

Il disturbo da evitamento esperienziale è uno dei concetti centrali nelle terapie di terza generazione, in particolare nella terapia dell’accettazione e dell’impegno. È un disturbo abbastanza comune nella società attuale, soprattutto tenendo conto del fatto che viviamo nella cultura del benessere e dell’immediatezza.

Così, nel disturbo da evitamento esperienziale, l’unica cosa che si desidera è il benessere immediato, anche se si tratta di un bagliore fugace. Vi starete chiedendo cosa ci sia di sbagliato nel dirigersi verso questo edonismo.  Forse il momento non ha acquistato valore di fronte a un’esperienza di vita infinita e indeterminata?

Ma è proprio qui che sta il problema, ovvero nelle idee che la cultura e la società cercano di inculcare nelle nostre menti. Ci viene ripetuto continuamente che bisogna essere felici, evitando qualsiasi disagio, anche il più piccolo e insignificante.

L’imperativo è: “Negare le emozioni negative, non tollerare il disagio, essere sempre felici”. In questo senso, le nuove tecnologie ci aiutano a condurre una vita più comoda, e ci fanno forse pensare che sia questa la soluzione ai nostri problemi. Uno tra tutti, lo smartphone.

Qualcuno per caso si ricorda di quando le nostre nonne dovevano lavare i panni a mano e stenderli ad asciugare al sole? Oggi abbiamo una lavatrice e un’asciugatrice. E quando, per parlare con qualcuno al telefono, si doveva aspettare di essere in casa e chiamare dal fisso? Acqua passata: ormai abbiamo lo smartphone e WhatsApp.

Tuttavia, inevitabilmente, il progresso tecnologico ci ha resi meno tolleranti e meno flessibili. Ci ha abituati ad avere tutto, tanto che non riusciamo a sopportare i rari momenti in cui non è così.

Il disturbo da evitamento esperienziale da smartphone è diffuso tra i ragazzi

In che modo il telefono cellulare alimenta l’evitamento esperienziale?

Lo smartphone è un dispositivo utile, che, se usato con saggezza, è in grado di soddisfare molte delle nostre esigenze. Al suo interno, sono custoditi dati e informazioni che racchiudono pezzi importanti della nostra vita, come il lavoro, la vita personale o gli studi. Quando perdiamo il cellulare, smarriamo anche molte risorse utili e per certi versi indispensabili: contatti, note, messaggi, foto, eccetera.

Il problema è che è diventato uno strumento che ci spinge dritti verso l’evitamento esperienziale. Il comfort che ci offre è così grande che finiamo per diventare intolleranti all’incertezza, alla non immediatezza e alla non informazione.

Ad esempio, a chi non è capitato di arrabbiarsi quando il partner non risponde subito su WhatsApp? Oppure, se vogliamo informazioni su qualcuno che fa parte della nostra rete di contatti, basta guardare il suo profilo Instagram. Non c’è bisogno di fare una telefonata, né di vedersi per fare una chiacchierata.

Lo smartphone ci rende impazienti, ma la pazienza è una qualità preziosa. Anche se disponiamo di uno strumento così potente, non dovremmo smettere di muoverci fisicamente e di vivere una vita talvolta incerta, in cui le ricompense e i rinforzi arrivano solo con il tempo. Il cellulare ci offre un falso senso di controllo che cambia del tutto la nostra percezione delle cose.

Una delle conseguenze di questo meccanismo è che si finisce per essere dipendenti. Lo smartphone allora diventa uno strumento per mascherare il disagio che tanto detestiamo. Questo ci porta a evitare l’esperienza con il mondo reale, con i suoi pregi e i suoi difetti e, di conseguenza, a vivere un po’ meno.

Cosa possiamo fare per difenderci?

Se sentiamo che la nostra dipendenza da smartphone non fa altro che aumentare e che ne abbiamo un tremendo bisogno per sentirci stimolati, alleviare l’incertezza, conoscere i risultati e rimanere costantemente aggiornati, è giunto il momento di agire.

Innanzitutto, bisogna essere consapevoli che questo benessere dura per un tempo brevissimo, solo pochi minuti o al massimo qualche ora. Ecco perché continuiamo a guardare il telefono.

Controllare il telefono ogni minuto non fa che rafforzare la nostra intolleranza e impazienza. E a volte questo è un ostacolo quando si tratta di imparare a gestire le emozioni spiacevoli.

Pertanto, la prima strategia consisterà nell’effettuare un controllo degli stimoli. Ad esempio, potreste fissare degli orari da dedicare allo smartphone, ai social network, alle e-mail o alle chiamate. Se avete voglia di guardare il telefono fuori da questi orari, provate a ritardare l’impulso per altri cinque minuti, per prendere le distanze dal desiderio e dal bisogno di controllo.

Un’altra strategia consiste nell’evitare l’uso delle app che non vi servono o ridurne l’uso a una sola ora del giorno o della settimana. L’idea è disintossicarsi per un po’, per dimostrare a noi stessi che possiamo vivere anche senza i dispositivi elettronici.

Infine, provate a lasciare il cellulare a casa quando uscite per una commissione e non siete in attesa di chiamate importanti, e osservate il risultato. Ad esempio, al supermercato, quando vi ritroverete in coda verso la cassa, invece di tirare fuori il telefono, assaporerete l’esperienza di non fare nulla.

Siete vittime dell’evitamento esperienziale da smartphone?

Vi sembrano consigli difficili da mettere in atto? Se la pensate così, siete forse vittima dell’evitamento esperienziale da smartphone. Pertanto, è il momento di fare qualcosa. Che ne dite di scoprire nuovi modi per divertirvi senza tecnologia?


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  • Ruiz, M.A., Díaz, M. I., Villalobos, A. (2012). Manual de Técnicas de Intervención Cognitivo Conductuales. Desclée De Brouwer, S.A

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