Effetto Horn: di cosa si tratta?

L'effetto Horn può spingerci ad attribuire molteplici qualità negative a una persona, sulla base di un solo pregiudizio iniziale
Effetto Horn: di cosa si tratta?
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 30 dicembre, 2022

L’effetto Horn ci spinge a creare dei pregiudizi su una persona, attribuendole qualità negative in modo sommario sulla base di altre qualità che conosciamo. Per esempio, tendiamo a pensare che le persone di bell’aspetto siano anche amichevoli e generose. Questo effetto sarebbe anche un degli aspetti del cosiddetto effetto halo, ovvero la tendenza o inclinazione ad attribuire caratteristiche a qualcuno a partire da altre che già conosciamo.

Questo effetto gioca un ruolo fondamentale nel processo di selezione per un posto di lavoro. In tal senso, l’effetto Horn può indurre il selezionatore a fare delle deduzioni che non corrispondono alla realtà e, sulla base di queste ultime, prende una decisione. Questa visione distorta aumenterà il rischio di selezionare candidati non adatti e a scartarne di migliori.

Le origini dell’effetto Horn

Fu lo psicologo Edward L. Thorndike a scoprire questo curioso effetto, intorno al 1920. Thorndike stava conducendo delle ricerche sull’esercito e notò che quando i soldati scoprivano qualcosa di positivo sui loro superiori, iniziavano ad attribuire loro caratteristiche positive. Allo stesso modo, se il primo impatto era stato negativo, il superiore in questione sarebbe stato vittima di pregiudizi da parte dei suoi subordinati. Da qui nasce l’effetto Horn.

Puntine bianche e rosse

Dopo Thorndike

Anni dopo, i ricercatori Nisbett e Wilson dell’Università del Michigan suddivisero 118 alunni in due gruppi. A entrambi i gruppi fu mostrato un video in cui compariva lo stesso professore. In una delle registrazioni, il docente si mostrava amichevole, mentre nell’altra si mostrava antipatico e dal carattere autoritario.

Dopo la proiezione, gli alunni descrissero l’aspetto del docente e, curiosamente, coloro che avevano visualizzato il video con il professore dal carattere amichevole, lo descrissero come un uomo affascinante. Di contro, l’altro gruppo descrisse il professore come una persona dall’aspetto poco gradevole.

Questo interessante esperimento riuscì a dimostrare come la percezione di un’altra persona influisca sul giudizio che formuliamo, fino a limiti insospettabili. Per di più, una volta attribuita una caratteristica è molto difficile invertire il processo. Se i primi tratti che apprezziamo in una persona sono positivi, ci è più facile ignorare quelli negativi, e lo stesso vale al contrario.

L’effetto Horn in un processo di selezione del personale

Come già detto, l’effetto Horn può spingerci ad attribuire molteplici qualità negative a una persona, sulla base di un solo pregiudizio iniziale. Questo può essere pericoloso in un processo di selezione del personale, visto che potrebbe spingere un selezionatore a scartare canditati adatti alla posizione a favore di altri meno preparati, ma che hanno fatto una migliore prima impressione.

Come evitare l’effetto Horn nella selezione del personale

Per poter essere coscienti del rischio dell’effetto Horn ed evitarlo quando si conduce un processo di selezione, possiamo seguire le seguenti linee guida: 

  • Stare in guardia: il primo passo lo abbiamo già fatto. Sappiamo, cioè, che l’effetto esiste e che può influenzare il nostro giudizio in modo significativo. In tal senso, supponiamo che tutti abbiano dei pregiudizi (li generiamo e li adottiamo), ma l’importante è sapere identificarli e non lasciare che distorcano la nostra realtà. Insomma, dobbiamo fare attenzione alle nostre possibili reazioni emotive durante il processo di selezione e lasciarle da parte, in favore di comportamenti più professionali.
  • Strutturare i colloqui: un colloquio di lavoro è un momento di grande importanza, in cui evitare di lasciarci coinvolgere da false impressioni. Soprattutto nei primi minuti, dobbiamo fare molta attenzione a qualunque reazione negativa che alcune caratteristiche del candidato potrebbero provocare in noi e dobbiamo analizzare ogni persona con obiettività.
Pedine di legno colorato

D’altra parte, strutturare i colloqui può aiutarci a essere più obiettivi. In tal senso, possiamo iniziare a chiarire al meglio le competenze richieste per occupare un determinato posto di lavoro. L’obiettivo sarà pianificare un colloquio che analizzi le capacità dei candidati di superare le possibili sfide e classificare le competenze di ognuno, a seconda dell’importanza per il posto.

Utile per essere più obiettivi

Con queste idee, potremo essere più consapevoli dei rischi dell’effetto Horn nella nostra quotidianità, e in particolare durante un processo di selezione. In tal modo saremo più obiettivi, il che a lungo termine si tradurrà in un maggiore beneficio per la nostra azienda.

D’altra parte, se siamo dei candidati per un posto di lavoro, potremmo sfruttare l’effetto a nostro favore, indirizzando le nostre risposte o la nostra presentazione verso i nostri successi, in modo che mettano in luce le nostre migliori qualità. Conoscendo l’influenza di questo effetto, potremo anche tenerlo sotto controllo nella nostra quotidianità: quando ci presentano una persona eviteremo che i pregiudizi ci privino di rapporti che possono essere molto positivi.

Nota editoriale: in letteratura possiamo trovare l’effetto halo sotto la definizione di una attribuzione -positiva o negativa che sia- e anche come opposto dell’effetto Horn; vale a dire, come attribuzioni solo positive.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.