Faith Ringgold, la donna che ha abbracciato il suo destino
Faith Ringgold è un’artista statunitense conosciuta per la sua particolare forma d’arte. Tra le sue produzioni più importanti vi sono le sculture morbide e quelle da lei chiamate “trapunte di storie”, vere e proprie tele di tessuto in cui racconta una storia.
L’arte e l’attivismo sono sempre andati a braccetto per Faith Ringgold. La sua arte è infatti un attacco diretto contro i pregiudizi; una vera e propria dichiarazione politica che si avvale spesso dello shock provocato dagli insulti razzisti.
Le sue opere risaltano la tensione etnica, il malcontento politico e il razzismo degli anni ’60. I suoi lavori ci forniscono una visione precisa della percezione che la cultura bianca nutriva verso la comunità afroamericana.
L’idea delle trapunte affonda le sue radici nella cultura schiavista del sud degli Stati Uniti, all’epoca della Guerra Civile. Faith Ringgold ha ripreso il tradizionale lavoro di cui erano incaricate le schiave, reinterpretandone la funzione per raccontare le storie della sua vita e quelle di molti altri appartenenti alla comunità nera.
Infanzia e gioventù di Faith Ringgold
Faith Ringgold nasce sotto il nome di Faith Willie Jones l’8 ottobre del 1930 nella città di New York. Il padre, Louis Jones, guidava camion, mentre la madre, Willi Posey Jones, lavorava come disegnatrice di moda. I soldi che i genitori riuscivano a guadagnare con i loro stipendi erano a malapena sufficienti a sfamare i loro tre figli.
Faith Ringgold non poté frequentare regolarmente la scuola elementare a causa dei suoi problemi di salute. Essendo asmatica, passerà la maggior parte dell’infanzia tra casa e ospedali. È in questa fase della sua vita che, giovanissima, matura il suo amore per il disegno. Successivamente decide di studiare arte al City College di New York.
Nel 1950 si sposa con Robert Earl Wallace, un pianista jazz con cui finisce per divorziare sei anni dopo. Dal matrimonio con Wallace nascono due figlie, Barbara e Michele. Faith si risposa qualche anno dopo, il 19 maggio del 1962, con Burdette Ringgold.
Dopo essersi laureata, nel periodo tra gli anni ’60 e gli anni ’70, Faith lavora come professoressa di arte al City College, al Wagner College e al Bank Street College of Education.
Primi lavori plastici
Agli inizi degli anni ’70, Faith Ringgold abbandona la pittura tradizionale per dedicarsi a quella acrilica su tela dai bordi “esuberanti” simile ai thangkas tibetani.
Lavora inoltre con la madre su delle maschere fatte con tessuto, perline e rafia. Queste maschere risalgono alla tradizione tribale africana e sono tutt’ora ritenute i suoi primi veri lavori.
Sempre grazie all’aiuto della madre, Faith comincia la produzione di ritratti di dimensioni reali di personaggi famosi come Adam Clayton Powell, Wilt Chamberlain, giocatori di basket e altre personalità originarie di Harlem, un quartiere di New York. Proprio per questo motivo questa produzione è conosciuta come La serie di Harlem.
Allo stesso tempo, Faith promuove l’arte africana all’interno dell’ambiente universitario. Nelle sue classi si disegnano gioielli, indumenti e perline di origine africana.
«Sono diventata una femminista perché volevo aiutare le mie figlie, altre donne e me stessa ad aspirare a qualcosa di più che un ruolo all’ombra di un brav’uomo.»
-Faith Ringgold-
Il tema politico nelle opere di Faith Ringgold
Faith Ringgold si sente profondamente attratta dalle questioni politiche, soprattutto quelle riguardanti lo sfruttamento delle donne. Interesse politico stimolato anche grazie all’influsso del Movimento per i Diritti Civili che in quegli anni era in forte ascesa. L’artista riesce a trasmettere attraverso la sua arte le sofferenze di una comunità; di cui lei stessa è stata vittima.
La Ringgold riesce a dare grande visibilità al tema dell’ingiustizia sociale attraverso le pitture che realizza negli anni ’60. Tra le sue opere più famose, ricordiamo American People e The Flag is Bleeding.
Il suo lavoro si ispira principalmente alle opere degli scrittori James Baldwin e Amiri Baraka, entrambi autori di testi sul tema della discriminazione e della lotta contro le popolazioni di colore negli Stati Uniti.
«Nessun altro campo creativo è tanto precluso a chi non è un uomo bianco quanto le arti visive. Quando ho deciso di diventare un’artista, la prima cosa di cui mi sono dovuta convincere è che io, donna nera, potessi penetrare questo ambiente e che, inoltre, potessi farlo senza sacrificare nulla del mio essere nera, della mia femminilità o della mia umanità.”
-Faith Ringgold-
Le trapunte di storie
Faith amplia i campi di applicazione delle belle arti rendendo il cucito, il tessuto e la composizione delle tele elementi di uso comune nel mondo artistico. È stata la prima artista a sfidare questi limiti e a elevare l’arte del tessuto rendendola pratica comune.
Il concetto dietro alle trapunte nasce dall’arte del tessuto introdotta negli Stati Uniti dagli schiavi africani. Questi non usavano le trapunte solo per riscaldarsi, ma anche per preservare la loro memoria. Le trapunte funzionavano infatti come dei veri e propri “portatori di messaggi”.
Faith ha cercato di promuovere attraverso questa forma d’arte l’artigianato femminile. Nelle sue trapunte di storie mostra una serie di immagini, con annessa descrizione, utili a raccontare una storia.
Echoes of Harlem è la prima di oltre 30 trapunte su cui ha lavorato a partire dal 1980. Ognuna racconta una storia secondo la struttura dei racconti per bambini, ogni sezione della trapunta corrisponde a una pagina.
Una delle trapunte di storie più famosa è Tar Beach, in cui è possibile apprezzare la rappresentazione di una famiglia riunita nella sua casa in una calda notte d’inverno. In quest’opera, gli adulti chiacchierano mentre i bambini giocano e dormono avvolti nelle loro coperte. La figlia sogna di volare libera sopra ogni barriera, in una scena che rappresenta il ponte George Washington sullo sfondo.
Altre trapunte di storie molti popolari di Faith Ringgold sono Who’s Afraid of Aunt Jemima?, che racconta la vita di una donna africana diventata una donna d’affari di successo, e Street Story Quilt.
Nonostante abbia vissuto a New York, il suo lavoro è sempre stato concettualmente molto distante dall’arte contemporanea statunitense. Questo perché i temi da lei trattati sono esclusivamente la cultura nera e la discriminazione razziale. Non è quindi difficile capire perché non sia mai stata interessata a entrare nei circoli artistici dell’epoca, conservatori ed elitari.
Impegno sociale e riconoscimenti
Faith è anche conosciuta, come già detto, per il forte attivismo sociale che la vede battersi per i diritti degli artisti africani nel Whitney Museum of American Art di New York.
La sua lotta trova concretezza nelle attività dell’Ad Hoc Committee of Women Artists (comitato delle donne artiste), fondato dall’artista Poppy Johnson e dalla critica d’arte Lucy Lippard. In quanto attivista sociale, Faith usa l’arte per fondare e far crescere organizzazioni come Where we At, che supporta le artiste afroamericane.
La sua fondazione, Anyone Can Fly, è totalmente dedicata a un’espansione artistica che includa anche gli artisti africani. Questa fondazione si occupa anche di far conoscere a bambini e adulti i grandi maestri dell’arte afroamericana.
I lavori più recenti di Faith abbracciano il tema dei pregiudizi in modo diverso; non più attraverso l’uso di immagini che mettano a confronto i diversi stili di vita delle etnie, ma proponendo i giovani afroamericani come modelli positivi.
«Non ci si può sedere e aspettare che qualcuno ti dica chi sei. Bisogna scriverlo, dipingerlo e farlo.»
-Faith Ringgold-
Faith Ringgold è diventata la prima donna nera a esporre da sola alla The Spectrum Gallery di New York, nel 1967 e nel 1970. I suoi successi come artista, maestra e attivista sono stati riconosciuti in tutto il mondo. La sua bacheca conta quasi 75 premi, tra cui il dottorato onorario di Belle Arti.
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