Gli psicofarmaci che hanno cambiato la storia

Cosa sono gli psicofarmaci? Come sono stati prodotti e quali sono i più importanti? In quest'articolo proveremo a dare risposta a questi e altri interessanti quesiti.
Gli psicofarmaci che hanno cambiato la storia
Cristina Roda Rivera

Scritto e verificato la psicologa Cristina Roda Rivera.

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2023

I sintomi delle malattie mentali sono determinati da fattori biologici e ambientali, compresi i modelli di comportamento disadattivi. Anche se molti professionisti della salute mentale sottopongono i pazienti a psicoterapia, possono somministrare anche gli psicofarmaci come parte del loro trattamento.

Sia la psicoterapia sia gli psicofarmaci si sono dimostrati effettivi in molti casi di disturbi psichiatrici. Spesso, di fatto, la combinazione di questi due elementi è la soluzione migliore.

La nascita della psicofarmacologia moderna risale al 1950, quando una serie di scoperte cambiò per sempre il corso della psichiatria e la vita di milioni di pazienti.

Gli psicofarmaci che presentiamo in questo articolo, alcuni dei quali non più in uso, hanno rivoluzionato drasticamente il campo della terapia, consentendo il trattamento di disturbi che un tempo erano ritenuti impossibili da trattare. La loro scoperta è considerata uno dei più grandi risultati nella storia della medicina.

Storia degli psicofarmaci

1. Psicofarmaci per stabilizzare lo stato d’animo: carbonato di litio

La moderna scoperta del litio come trattamento per il disturbo bipolare risale al 1948 grazie a John Cade. Lo psichiatra australiano riteneva che la causa della mania fosse la presenza di acido urico, motivo per cui scelse il litio per neutralizzarlo.

Dal risultato finale emerse che il disturbo bipolare non aveva nulla a che vedere con l’acido urico, ciò nonostante il litio risultò di grande aiuto e da quel momento fu utilizzato per trattare i pazienti maniaci.

Il litio è considerato il primo psicofarmaco moderno, e ne fu dimostrata la sua capacità come farmaco antimaniacale nel 1949, prima della scoperta della clorpromazina. Divenne presto il primo medicinale per il trattamento di un disturbo psichiatrico specifico.

Dopo oltre 70 anni dalla sua scoperta, il litio è ancora il medicinale più efficace in tutta la psichiatria, con un tasso di risposta superiore al 70% nei pazienti affetti da disturbo bipolare. La sua applicazione è utile anche nel trattamento delle depressioni unipolari.

La scoperta del litio come trattamento efficace per il disturbo bipolare segnò l’inizio della rivoluzione degli psicofarmaci in psichiatria. Per la prima volta nella storia si poteva agire in maniera mirata per trattare una grave malattia mentale.

2. Gli psicofarmaci per disturbi psicotici: clorpromazina

La fortunata scoperta del litio nel 1948 fu seguita dopo poco da un’altra: il primo farmaco antipsicotico al mondo.

Nel 1949, un chirurgo militare francese di nome Henri Laborit impiegato a Tunisi, era in cerca di un metodo per ridurre lo shock chirurgico. Iniziò così a studiare un antistaminico, la clorpromazina, scoprendone i profondi effetti psicologici se somministrato ai pazienti prima della chirurgia.

Nel 1952 Laborit convinse un altro psichiatra a somministrare il medicamento per la prima volta a un paziente schizofrenico. L’uso della clorpromazina come primo neurolettico si diffuse presto in tutta Europa, mentre negli Stati Uniti, “dominati” dalla psicoanalisi, il suo uso fu silenziato.

In quel periodo, gli psichiatri statunitensi cercavano una spiegazione psicosociale alla schizofrenia, come la teoria del doppio legame di Gregory Bateson. Qualunque argomento relativo agli psicofarmaci non era ritenuto rilevante.

La compagnia farmaceutica che produsse la clorpromazina (marca Thorazine) iniziò a fare pressione su tutti i governi statali, piuttosto che su psichiatri e scuole di medicine, insistendo sul fatto che questo medicinale potesse far risparmiare una succulenta quantità di denaro sui programmi statali di salute mentale.

Poco tempo dopo, quasi tutti i principali ospedali psichiatrici degli Stati Uniti si allinearono all’uso della clorpromazina. L’introduzione del Thorazine negli USA contribuì al processo di deistituzionalizzazione, riducendo il numero di pazienti ricoverati da 600.000 nel 1952 a 160.000 nel 1977.

La clorpromazina è tuttora uno dei medicinali antipsicotici più efficaci, soprattutto per pazienti con malattie gravi e con grande efficacia in caso di situazioni di emergenza. Assieme al litio, compare nella lista dei farmaci essenziali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

3. L’imipramina per i disturbi dello stato d’animo

La terza scoperta storica nel campo della psicofarmacologia fu l’imipramina, il primo antidepressivo triciclico. Lo sviluppo del primo antipsicotico (clorpromazina) è legato allo studio sugli antistaminici. Lo stesso vale per il primo antidepressivo, l’imipramina.

Nei primi Anni ’50 le compagnie farmaceutiche ricercavano nuovi medicinali per competere con la clorpromazina nel mercato della schizofrenia.

Roland Kuhn, psichiatra svizzero assunto dalla compagnia farmaceutica Geigy e da sempre interessato al campo della depressione e della schizofrenia, fece una mossa decisiva. Decise di voltare le spalle alla casa farmaceutica che finanziava le sue ricerche e somministrò questo composto per la depressione. I risultati ottenuti rappresentarono una rivoluzione per l’epoca.

Dopo poche settimane dall’inizio del trattamento con imipramina, i pazienti di Kuhn con depressione cronica iniziarono a ritrovare motivazione, speranza e forza d’animo. I sintomi depressivi, prima considerati impossibili da trattare, diedero una risposta positiva a questo nuovo farmaco.

Con la scoperta della imipramina, si sancì finalmente la scoperta dei trattamenti biologici efficaci per i tre disturbi principali: schizofrenia, disturbo bipolare e depressione.

Per molti anni l’imipramina è stata considerata lo standard di riferimento nel trattamento della depressione maggiore. Sebbene il suo uso regolare sia stato sostituito in buona misura dai nuovi SSRI, continua a essere utile nel trattamento delle depressioni atipiche e refrattarie.

4. Gli psicofarmaci per l’ansia e l’insonnia: Valium

Il valium fu inventato dal chimico Leo Sternbach della multinazionale Hoffman-La Roche, nel New Jersey (1963). Si tratta del secondo farmaco benzodiazepinico scoperto dopo il Librium, nel 1960.

Le benzodiazepine divennero popolari negli Anni ’60 e ’70 come ansiolitici in quanto i loro effetti collaterali non erano gravi come quelli dei barbiturici, la generazione precedente di sedativi. Una dose eccessiva di barbiturici si rivelava spesso letale, da ciò nasce lo stereotipo culturale del “suicidarsi con le pillole per dormire”.

Viceversa, le benzodiazepine sono letali solo in casi eccezionali, sicure in caso di sovradosaggio e danno assuefazione. Appartengono a tre famiglie di farmaci: sedativi, ansiolitici e ipnotici. Ciò dipende dalla molecola presente, dalle dosi e dal tempo medio di circolazione nel sangue.

Mano con pillole

5. Prozac per lo stato d’animo

Probabilmente non esiste un medicinale psichiatrico più conosciuto del Prozac (fluoxetina) negli ultimi trent’anni. Fu scoperto da Eli Lilly and Company nel 1970, e fu adibito a uso medico negli Stati Uniti. Fu uno dei primi medicinali SSRI.

A partire dall’introduzione del Prozac, seguirono diversi SSRI, ciascuno dei quali con una formula chimica ed effetti collaterali leggermente diversi, ma simili in quanto a meccanismo di base ed efficacia. Gli effetti secondari sono in genere molto bassi, ma con un ampio spettro di azioni e indicazioni.

I nomi degli SSRI sono fluoxetina, fluvoxamina, paroxetina, sertralina, citalopram e escitalopram. La scoperta di questi  medicinali ha rappresentano un importante passo avanti in ambito psichiatrico e si tratta oggi dei farmaci più somministrati per la depressione clinica, i disturbi dell’ansia o il disturbo ossessivo compulsivo.


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