I vichinghi: popolo di assassini sanguinari?
Tra tutte le popolazioni che hanno riempito pagine di storia tra le più conosciute e ammirate vi è quella dei vichinghi. Fonte di ispirazione di numerosi romanzi, serie televisive, lungometraggi e narrazioni epiche, tutti noi abbiamo in mente l’immagine ben delineata di questi naviganti e guerrieri. Eppure, la nostra conoscenza storica su di loro è ben lontana dall’essere chiara e, spesso, è in contraddizione con la leggenda popolare.
Dobbiamo considerare che, come per molti altri gruppi agli arbori della loro storia, anche i testi che parlano dei vichinghi, o normanni, nell’VIII o nel IX secolo furono scritti dai loro nemici.
Se alla scarsezza delle testimonianze scritte uniamo l’incredibile shock culturale che deve aver rappresentato per l’Europa Occidentale e Meridionale il loro arrivo, ecco pronto il cocktail perfetto che è giunto fino a noi. Ma l’immagine di invasori spietati, sanguinari e invincibili corrisponde alla verità?
L’Europa dell’VIII secolo
Nel 476 d.C. Romolo, ultimo imperatore dell’Impero Romano d’Occidente, viene destituito da Odoacre. Sembrava essere la fine di un’epoca, ma la realtà sarebbe stata ben diversa.
Dopo la crisi del III secolo, il successivo arrivo delle tribù barbare e la perdita di Roma del suo potere aveva dato inizio a una disgregazione dell’Impero in territori più o meno autonomi. Ai nostri occhi, gli arabi e i vichinghi furono solo due dei tanti popoli che invasero il mondo cristiano in quei secoli. Visti con gli occhi di quell’epoca, la prospettiva si capovolge.
Di certo i regni nati dalla fusione tra la cultura romana e quella dei barbari godevano di pace e di un certo grado di stabilità. A eccezione della Penisola Iberica, il resto dei territori non temeva invasioni da parte dei popoli pagani.
I barbari erano stati romanizzati e cristianizzati, e la guerra tra cristiani rispondeva a determinati codici. La minaccia araba era assente nelle coste cantabriche e in quelle del nord, o nell’entroterra. I sassoni o altre popolazioni che ancora adoravano antiche divinità pagane non rappresentavano una potente minaccia.
I vichinghi sulle coste
Nel 793 d.C., nel monastero di Lindisfarne (in Inghilterra) avvenne il primo importante attacco normanno in Occidente: questo momento dà inizio all’epoca vichinga. Questo scontro, così come i molti altri successivi, fu estremamente impari.
Molti monasteri, porti o popolazioni insediatesi nei pressi delle coste europee erano privi di difese, al contrario di quanto accadeva nel mondo Mediterraneo. I monaci e i contadini erano impreparati dal punto di vista militare. La debolezza era un invito a proseguire con i saccheggi.
I vichinghi, non ancora cristianizzati, non avevano alcun rispetto per i luoghi sacri. Dopo secoli di sofisticata “pace cristiana”, la barbarie dei giganti del nord risultò profondamente traumatica. Proprio da questi racconti si deve la nostra attuale prospettiva.
Le vittorie di Abd al-Rahman II, Ramiro I o Luis III sono un chiaro esempio: i normanni erano vulnerabili.
Barbari spietati
Chiunque subì i saccheggi vichinghi dovette subire anche una serie di crudeltà e torture. Le fonti scritte descrivono un panorama mai visto prima, ma è difficile capire fino a che punto non siano racconti esagerati.
Alcuni leader normanni, come il famoso Ragnar, sembra spiccassero per la loro ferocia. Eppure, altri non erano poi così diversi dagli eserciti dell’epoca. Sembra chiaro che pratiche come “l’Aquila di sangue” sono frutto dell’immaginazione dei cronisti.
Il terrore che generavano i loro saccheggi in terre che vivevano in relativa pace, il loro arrivo inatteso, il fatto che i cristiani non conoscessero nulla della loro cultura e la loro aura di invincibilità li ha resi guerrieri leggendari.
Attualmente le testimonianze archeologiche portano a ritenere che più che soldati, fossero invece commercianti e agricoltori. In effetti, sembra che non sprecassero le loro doti di abili navigatori in saccheggi a meno che la loro terra natia non stesse affrontando una crisi di sovrappopolazione. Persino nei periodi più cruenti, la loro principale fonte di introiti continuava a essere il commercio.
L’invincibilità dei vichinghi
Le loro imbarcazioni, in grado di risalire i fiumi europei, permettevano loro di mettere in atto veloci attacchi a sorpresa. La loro altezza, che oggi non sarebbe superiore alla media di qualsiasi Paese europeo, nel Medioevo li rendeva dei giganti. Le loro strategie del terrore portava alla resa gli avversari, evitando gli scontri armati. La loro disciplina militare, lontana dalla nostra percezione attuale, era raffinata per quell’epoca. Eppure erano tutt’altro che invincibili.
Anche se di sicuro collezionarono memorabili vittori in Europa Occidentale e Orientale, non agivano mai a scopo di conquista. Le rapide incursioni e le successive fughe favorivano i saccheggi, ma i monarchi europei non tardarono ad adottare provvedimenti.
Le vittorie di Abd al-Rahman II, di Ramiro I o Luis III ne sono la prova: i normanni erano vulnerabili. Dopo alcuni decenni drammatici, iniziarono ad allearsi a diverse fazioni della politica europea, fino a fondersi pienamente nel mondo che tanto li aveva temuti.
Ancora oggi, leggenda e Storia di mescolano nell’eredità di uno dei popoli più affascinanti del Medioevo.
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- Moskowich, Isabel (2002). El mito vikingo: el escandinavo como el “otro” en la Inglaterra medieval, UDC.
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