Il pessimista difensivo, anticipare il peggio è sempre uno svantaggio?
“Sono sicuro che andrà storto.” Quante volte nella nostra vita ci siamo detti questa stessa frase? Molto probabilmente così tante che abbiamo perso il conto. Il pessimista difensivo, colui che assume aspettative in cui il fallimento, l’errore, la delusione e persino la fatalità sono dietro l’angolo è una personalità molto cumune. Poche caratteristiche definiscono così tanto l’essere umano.
Immaginare il peggiore degli scenari, nonostante non ci siano indicazioni che tali presupposti accadranno, definisce un tipo di meccanismo difensivo orchestrato da una vecchia conoscenza: l’ansia. Anche se viviamo in una società che ci ripete più e più volte che “Guarda il lato positivo della vita!”, c’è chi resiste e punta lo sguardo sul “rovescio della medaglia”.
Questo atteggiamento presenta evidenti svantaggi e alcuni vantaggi insoliti che dovrebbero essere chiariti. E questo perché l’ansia, in fondo, è ancora un meccanismo che cerca di garantire la nostra sopravvivenza. Pertanto, e anche se può sorprenderci, ci sono momenti in cui anticipare il peggio ci rende più facile mettere in atto meccanismi di coping per affrontare qualsiasi futuro…
In determinate occasioni, il pensiero negativo può nascondere alcuni vantaggi e persino del potenziale. Anche se sì, bisogna fare una lettura corretta di questo approccio mentale. Ne parliamo in dettaglio.
C’è chi vede sempre le nuvole all’orizzonte, ma invece di farsi bloccare dalla paura, medita sui possibili meccanismi per proteggersi dalle tempeste
Il pessimista difensivo, quando l’ansia è adattiva
Il pessimismo difensivo è una strategia cognitiva definita negli anni ’80 dalla psicologa e presidente della Rutgers-Newark University Nancy Cantor. È un meccanismo attraverso il quale le persone si preparano al peggio nel fronteggiare quelle situazioni che generano ansia. È importante chiarire quest’ultimo dettaglio.
Non stiamo parlando del pessimista ricorrente, che usa un filtro negativo in ogni circostanza. Il pessimista difensivo vede risultati negativi solo in quegli eventi che destano preoccupazione. Un esempio di questo è lo studente che ha paura di bocciare gli esami, o il candidato al lavoro che ha paura di non avere fortuna in tale processo di selezione e di continuare senza un lavoro.
Ora, c’è una sfumatura interessante che differenzia questo tipo di persona. Anticipando possibili effetti negativi, sviluppano un atteggiamento volto a migliorare le proprie prestazioni. Cercano strategie per affrontare qualsiasi situazione di sfida, rischio o minaccia. Per dirla semplicemente, nonostante non abbiano dichiarato guerra, si stanno preparando.
Il pessimismo difensivo sa come controllare l’ansia in modo che serva come un vantaggio e non come un viaggio nei loro piani.
Quando il pensiero negativo può darci un vantaggio
Se c’è qualcosa che abbiamo assimilato, quasi da quando abbiamo l’uso della ragione, è che il pessimismo è negativo e l’ottimismo ci salva la vita. Tuttavia, col tempo scopriamo che la mentalità positiva non ci ha dato la felicità eterna né ci ha impedito di affrontare più di una avversità. Ora… E il pessimismo?
La psicologa Julie Norem è nota per le sue ricerche su questo argomento. Nel suo libro Il potere positivo del pensiero negativo (2002) ci parla proprio di quel tipo di personalità, quella del pessimista difensivo. Questi sarebbero gli aspetti più interessanti che spiccano:
- Il pensiero positivo a volte agisce come una strategia inefficace quando si affrontano i problemi.
- La vita moderna è orchestrata da dozzine di pressioni e sfide. Il pessimista difensivo è definito da un’ansia adattativa, che gli consente di sviluppare un atteggiamento di adeguato coping di fronte alle difficoltà.
- A volte, il pensiero negativo ci consente di chiarire scenari per i quali dovremmo prepararci. Ci dà anche una certa dose di realtà mettendo a tacere il pensiero magico e l’idea che tutto andrà bene.
- Il pessimista difensivo cerca di controllare quell’ansia che paralizza. Invece, ne approfitta ed è motivato ad agire in base a qualsiasi scherzo del destino.
Come applicare un approccio basato sul pessimismo pratico o difensivo?
Il pessimista difensivo, come abbiamo già sottolineato, non si lascia trasportare da quella negatività che blocca e ostacola ogni realizzazione, ogni progresso. Non si tratta di un tipo di attribuzione in cui la persona vede tutto in modo negativo, perché si sente inutile, insicuro e spesso anche infelice. In questo caso, abbiamo a che fare con una serie di persone proattive che applicano un’ansia chiaramente adattiva.
Possiamo, quindi, beneficiare di questo approccio mentale nella nostra vita quotidiana? In realtà sarà sempre preferibile applicare questo atteggiamento al posto di quel cieco positivismo che lascia tutto nelle mani del destino. Vediamo alcune chiavi che potrebbero aiutarci.
Il pensiero prefattuale
Il pensiero prefattuale definisce una strategia cognitiva in cui immaginiamo o riflettiamo sui possibili risultati di uno scenario futuro. Ciò implica, ad esempio, che di fronte a un evento che suscita in noi paura o ansia, possiamo visualizzare quali risultati potrebbero derivare dall’esporci ad esso. Penseremmo sia agli effetti positivi e neutri che agli effetti negativi.
Una volta delimitati questi possibili scenari avversi, vorremmo ragionare su come agiremmo di fronte a quelle situazioni più sfavorevoli. Chi adotta il pessimismo per difesa anticipa il peggio per affrontare quella immaginaria avversità.
Il pessimista difensivo e la gestione dell’ansia
Il pessimista difensivo o pratico sa sfruttare l’ansia e lo fa mediante l’attivazione psicofisiologica che essa fornisce. È motivato, adotta un atteggiamento proattivo e cerca soluzioni a possibili problemi invece di esserne bloccato, anche se non si sono verificati. Come spiega la psicologa Julie Normal in un studio del 1983, l’ansia agisce come meccanismo motivante in questi casi.
In effetti, anche se a volte lo dimentichiamo, l’ansia adattiva cerca di facilitare il nostro benessere, permettendoci di affrontare i rischi e le minacce del nostro ambiente.
Un passaggio cruciale, quindi, è saper regolare quell’insieme di emozioni e sensazioni che questo stato genera in noi. L’obiettivo è dominare l’ansia e metterla a nostro favore, impedendo che ci domini.
Chiarire obiettivi e scopi
Il pessimismo difensivo è fondamentalmente una strategia cognitiva in cui le persone immaginano ostacoli al proprio successo per agire di conseguenza. In questo modo non solo si ripristina l’autostima e l’immagine di sé, ma consente loro anche di migliorare la propria capacità di raggiungere.
Questo ci permette di comprendere un altro aspetto decisivo di questo approccio mentale. Si può immaginare il peggio prima di quell’evento che genera ansia, ma è chiaro in ogni momento cosa si vuole ottenere.
È vero, ad esempio, che tenere un convegno mi spaventa e penso che potrei prendermi gioco di me stesso. Ma non lascio che la paura mi blocchi perché so quello che voglio: sorprendere il pubblico.
Per concludere, è solo necessario soffermarsi, ancora una volta, su un fatto ben preciso. A volte avere un pensiero negativo o anticipare un fallimento che non è ancora avvenuto non è qualcosa di patologico. È la nostra mente che ci incita alla preparazione, alla proattività e alla non resa.
Le paure non dovrebbero bloccarci, dovrebbero invitarci a vincere.
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- Norem, Julie & Cantor, Nancy. (1986). Defensive Pessimism. Harnessing Anxiety as Motivation. Journal of personality and social psychology. 51. 1208-17. 10.1037/0022-3514.51.6.1208.
- Norem, Julie K., and Shannon Smith, ‘Defensive Pessimism: Positive Past, Anxious Present, and Pessimistic Future’, in Lawrence J. Sanna, and Edward C. Chang (eds), Judgments Over Time: The Interplay of Thoughts, Feelings, and Behaviors (New York, 2006; online edn, Oxford Academic, 22 Mar. 2012), https://doi.org/10.1093/acprof:oso/9780195177664.003.0003, accessed 24 Oct. 2022.