Indice Quetelet: un parametro per fare soldi
L’indice Quetelet è un parametro che risulta ormai obsoleto. Un errato parametro di “salute”. Quando vogliamo valutare il nostro peso o l’efficacia di una dieta, generalmente facciamo riferimento all’indice di massa corporea (BMI).
Spesso presentato come uno strumento medico, l’indice Quetelet, o IMC, è solo uno dei tanti parametri per “misurare e classificare il corpo umano” (antropometria), ma non è certamente il più efficace.
Molti professionisti della salute oggi mettono in dubbio l’utilità di questo parametro, che non è così universale e che a lungo termine potrebbe essere più dannoso che benefico. Non solo si basa su un campione non rappresentativo, ma presenta difetti metodologici.
Siamo rimasti intrappolati in un parametro di misurazione errata del corpo per più di un secolo? Quali implicazioni per la nostra salute fisica e mentale può avere?
L’indice Quetelet
Sebbene l’IMC sia utilizzato oggi per valutare lo stato di salute e il rischio di malattia in una popolazione, il suo ideatore non intendeva misurare la salute, tanto meno utilizzarlo su scala individuale.
Nel 1832 Adolph Quetelet (astronomo e statistico) sviluppò l’indice che prese il suo nome per definire le caratteristiche di un “umano normale”. Non era interessato a misurare la salute o l’obesità.
Adolph Quetelet sviluppò tale parametro utilizzando dati di una popolazione maschile e caucasica. Alla luce di ciò, è chiaro che si tratta di un indice con alla base una metodologia scientifica discutibile.
Nonostante i suoi pregiudizi e limiti, la formula ha avuto successo, dando origine al BMI che conosciamo oggi. Diverse variabili, diverso nome, diverso obiettivo, ma stesso approccio.
Un benchmark obsoleto utilizzato dagli assicuratori per fare più soldi
All’inizio del XX secolo, le compagnie assicurative americane cercavano un modo semplice e veloce per guadagnare di più. Dai pochi dati raccolti dai moduli di abbonamento, notarono un tasso di mortalità più elevato negli uomini “sovrappeso”.
Per decenni, i medici non sono stati concordi nell’utilizzare lo stesso parametri: alcuni dividevano il peso per l’altezza, altri il peso per l’altezza al cubo.
Nel 1972, infine, un professore di fisiologia che si occupava di obesità, Ancel Keys, pubblicò sotto il titolo Indices of Relative Weight and Obesity i risultati di uno studio in cui aveva analizzato oltre 7400 uomini in cinque diversi paesi.
Keys esaminò tutte le diverse equazioni e l’indice di Quetelet (peso diviso altezza al quadrato) si è rivelato il migliore per “rilevare” il sovrappeso. Keys lo ribattezzò “indice di massa corporea”.
Un buon affare, ma una società con una salute peggiore
Allo stesso tempo, è nata la cultura popolare della dieta dimagrante e le persone hanno cercato diverse formule per raggiungere questo obiettivo. Questa (ri)nascita del BMI e della cultura slim/fit non ha avuto gli effetti attesi. Molte persone seguivano una dieta, ma ciò non equivaleva ad abitudini migliori o una salute migliore.
Non rappresentava dunque un supporto per la nostra salute fisica. Negli ultimi 50 anni, di fatto, ricorrere a questo indice ha contribuito all’aumento delle malattie metaboliche e a una società grasso-fobica, con la comparsa di molti disturbi del comportamento alimentare e i decessi ad essi associati. Il BMI è stato ampiamente riconosciuto come un parametro problematico per diversi motivi.
Perché non è affidabile
- Origine controversa: come abbiamo già detto, il IMC è stato sviluppato da un astronomo e uno statistico (e non da un ricercatore sanitario o da un medico) che hanno studiato gruppi di uomini di origini ben precise e popolazioni non diverse e il loro stato di salute salute generale.
- Il peso o IMC sono sinonimi: l’IMC è direttamente correlato al peso e poiché l’altezza non cambia in un adulto, solo il peso cambia l’IMC. Quindi monitorare il peso con i chilogrammi o con l’IMC è esattamente lo stesso.
- Etnocentrismo: l’indice di massa corporea si basa su dati di altezza e peso provenienti per lo più da europei bianchi della classe medio-alta, il che significa che non è un campione rappresentativo della popolazione generale e non tiene conto delle differenze di altri gruppi etnici.
- Età, sesso e composizione corporea: l’indice Quetelet non tiene conto della composizione muscolare e del grasso corporeo. Una persona muscolosa sarà considerata obesa (perché il muscolo pesa più del grasso a parità di volume) eppure la sua figura sarà più snella e il rischio di complicanze metaboliche inferiore.
- Errata classificazione: le diverse classificazioni sulla base dell’IMC (peso nella norma, sovrappeso, obesità, ecc.) sono arbitrarie. Non si basano su dati scientifici, ma sono definiti da una manciata di persone con un’idea di cosa dovrebbe essere un peso “nella norma”.
- Non equivale a salute: questo indice presuppone che si conoscano i comportamenti alimentari e lo stato di salute di una persona solo in base alla sua altezza e al suo peso.
Indice Quetelet, un parametro obsoleto che dobbiamo smettere di usare
Etichettare le persone con il loro IMC, sovrappeso oppure obese causa discriminazione, vergogna e colpa. Non motiva le persone a prendere decisioni di vita migliori e non fa nulla per aiutarle a uscire dalla spirale del sovrappeso, se ciò è necessario al di là della mera estetica.
Bisogna smettere di classificare le persone e giudicare la salute degli altri sulla base di dati limitati o di credenze popolari.
Confusione nella salute delle persone
Un recente studio su larga scala ha rilevato che quasi la metà delle persone classificate come “sovrappeso” e un terzo delle persone classificate come “obese” sono in realtà metabolicamente sane, il che significa che presentano parametri del tutto normali di pressione sanguigna, colesterolo e zucchero nel sangue.
Al contrario, quasi un terzo delle persone nella categoria “peso nella norma” hanno sofferto di malattie metaboliche. Dallo studio emerge che non esiste una malattia che colpisce solo le persone di sovrappeso. Persone di tutte le forme e altezze sono colpite da questi problemi di salute.
Il concetto di obesità deve essere ridefinita, soprattutto quando sappiamo che la prima causa di morte tra le persone obese non è il peso, non è l’indice Quetelet, non sono i supermercati, ma la grassofobia.
L’ansia causata dal rifiuto e dallo stigma provoca infiammazione e aumento dell’adiposità. È la reazione degli altri che aumenta l’ansia e getta le persone nella roulette russa.
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