Inibizione comportamentale e disturbi d'ansia
Ansia, timori o sfiducia condizionano notevolmente la vita, causano disagio e fanno perdere occasioni importanti. Sebbene possa trattarsi della conseguenza di diversi fattori, in molti casi a giocare contro di noi è una certa vulnerabilità biologica che gioca contro di noi. Ci riferiamo all’inibizione comportamentale.
Si tratta di un tratto del temperamento che può essere notato sin dall’infanzia. È legato alla paura e alla moderazione del comportamento, ovvero la tendenza a ritirarsi o a non interagire.
Può essere influenzato da vari fattori ambientali, ma di solito rimane stabile per tutta la vita e contribuisce alla comparsa di vari disturbi d’ansia.
Cos’è l’inibizione comportamentale?
L’inibizione comportamentale è un tratto del temperamento, ma cosa significa? Ebbene, il temperamento è una tendenza innata a percepire, sentire e agire in un certo modo. È una predisposizione caratteriale che determina il modo in cui reagiamo e affrontiamo l’ambiente.
Questo è globale (copre tutti gli aspetti della vita), stabile (rimane relativamente invariato negli anni) e congenito (nasciamo con questa tendenza e ha un fattore ereditario). Pertanto, queste differenze sono riconoscibili sin dal momento della nascita.
Quando si parla di inibizione comportamentale, ci si riferisce alla predisposizione a reagire con paura alla novità. I bambini inibiti provano grande ansia quando si imbattono in nuove persone, stimoli o situazioni, e tendono a ritirarsi e cercare la sicurezza delle figure di attaccamento. Tendono a essere timidi e paurosi, sono spesso irrequieti e preferiscono l’evitamento sociale.
Proprio come ci sono bambini sicuri e desiderosi di esplorare il mondo, altri soffrono di fronte all’ignoto e si rifugiano dietro le gambe dei genitori. Ora, questa non è una normale precauzione o una fase particolarmente delicata.
Dopo gli otto mesi si consolida l’ansia da separazione e il bambino tende a cercare il contatto con la madre ed evitare gli estranei. Nel caso dell’inibizione comportamentale, questa è una tendenza estrema e che persiste nel tempo, anche in età adulta.
Inibizione comportamentale e disturbi d’ansia
Si stima che circa il 15% dei bambini mostri queste tendenze emotive. Allo stesso modo, il 10% di coloro i quali hanno mostrato inibizione comportamentale nell’infanzia continuerà a mostrarla durante l’adolescenza e l’età adulta.
Questo tratto può segnare profondamente la vita e le esperienze della persona. Non solo porteranno a provare ansia, preoccupazione, paura e irrequietezza in un numero maggiore di situazioni, ma influenzeranno anche le relazioni e le esperienze.
Per esempio, può influire sul rendimento scolastico a causa del timore di partecipare attivamente alla lezione o di socializzare; ma, soprattutto, porterà il minore a instaurare meno relazioni sociali e a renderle meno gratificanti, fino a essere rifiutato dai coetanei.
A sua volta, in età adulta l’inibizione comportamentale farà perdere opportunità professionali, personali e sociali. Oltre a ciò, renderà più vulnerabili a sviluppare disturbi mentali. In particolare, aumenta le probabilità di ansia da separazione, fobia sociale e disturbo d’ansia generalizzata.
Sembra anche aumentare il rischio di sviluppare depressione, ma questo effetto sarà mediato dalla presenza di un disturbo d’ansia.
Prevenzione e approccio
L’inibizione comportamentale non è l’unico fattore che determina la comparsa di disturbi d’ansia. Non tutti i bambini inibiti finiscono per soffrire di ansia né tutte le persone con disturbi d’ansia sono inibite.
Entrano in gioco più variabili nell’equazione ed è su queste che possiamo agire per contrastarne gli effetti. Tra le più importanti vi sono le seguenti:
- Presenza di disturbi d’ansia in uno dei genitori. Ciò influenza la predisposizione genetica, ma anche ciò che si apprende dall’ambiente. I genitori ansiosi possono trasmettere l’idea che il mondo sia ostile e pericoloso e aumentare la tendenza nei figli a temere ed evitare certe situazioni.
- Uno stile educativo basato sull’iperprotezione. In linea con quanto sopra, molti genitori impediscono ai propri figli di sperimentare, mettersi alla prova e sviluppare abilità nel tentativo di fare tutto per loro. Invece di rendere loro la vita più facile, li privano dell’opportunità di sviluppare autostima e fiducia in se stessi, e ciò aumenterà solo la loro paura e il senso di vulnerabilità nei confronti del mondo.
- Un’educazione basata sulla mancanza di affetto o di critica. D’altra parte, ci sono genitori che difficilmente offrono affetto, che criticano i figli e non li accettano. Un simile scenario crea un legame di attaccamento insicuro e rende molto più probabile la comparsa di disturbi d’ansia in futuro.
- Esperienze sociali negative. Vivere esperienze spiacevoli o traumatiche aumenta la paura verso il mondo. Allo stesso modo, l’inibizione comportamentale aumenta le probabilità che queste si verifichino poiché la paura e l’ansia non consentono alla persona di sviluppare buone abilità sociali e la rendono più soggetta a rifiuto, scherno o isolamento.
Conclusioni
Un temperamento inibito aumenta il rischio e le probabilità di soffrire di diversi disturbi d’ansia nell’infanzia, nell’adolescenza e nell’età adulta. Tuttavia, non è una fase.
Se si adotta uno stile educativo affettuoso e rispettoso che favorisce l’autonomia del bambino, questo rischio si riduce. Ma anche da adulti è possibile contrastare questa tendenza, soprattutto dandosi la possibilità di sperimentare.
L’evitamento è comodo, ma aumenta la paura e l’ansia; bisogna superare la naturale tendenza a inibirsi e permettersi di provare esperienze temute, imparare e ottenere feedback positivi.
Naturalmente, se si soffre di un disturbo d’ansia, si consiglia caldamente di affidarsi a un professionista che possa guidare nel migliore dei modi.
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