Intuizioni ed impressioni: rivalutare l'inconscio
Ci sono infinite situazioni nella vita che non sono guidate esclusivamente dalla ragione, pensiamo ad esempio al perché tendiamo a fidarci di certe persone piuttosto che di altre oppure ai lavori in cui la pressione obbliga a prendere decisioni immediate, agli artisti che dopo periodi di vuoto riescono finalmente a trovare l’ispirazione per una nuova opera… Ma cosa c’è dietro a tutte queste azioni che non sono obbligatoriamente legate alla razionalità? Sono intuizioni? Forse impressioni?
L’importanza dell’inconscio secondo nuovi studi
Un gruppo di neurologi e psicologi dell’Università di Yale, Princeton e Harvard, tra cui John A. Bargh, hanno scoperto una nuova concezione dell’inconscio che dà alle intuizioni un potere che finora non si era pensato. Processi come le intuizioni, le impressioni, i presentimenti, etc., sono associati all’inconscio, il quale è responsabile non solo della maggior parte delle decisioni che prendiamo, ma anche di tutte le decisioni che richiedono una certa complessità per quanto riguarda il processo cognitivo.
Il tema delle intuizioni è un argomento di studio piuttosto importante e c’è ancora molto da imparare a riguardo. Di fatto, da tempo si parla di un concetto chiamato “neuroeconomia”, una corrente di pensiero che sostiene l’importanza di prendere decisioni economiche basandosi sulle emozioni e non solo sui calcoli, in chiave intuitiva e non solamente in base a ricerche, previsioni ed analisi tecniche. Nel suo libro “Decisioni intuitive” (Ariel, 2008), lo psicologo sociale Gerd Gigerenzer mostra diversi esempi di come l’istinto assuma più importanza rispetto alla ragione in situazioni in cui tutto dovrebbe essere apparentemente sotto controllo. Il fatto è che a volte la ragione paralizza.
Quando abbiamo a disposizione troppe informazioni per cercare di assimilare una realtà, questa tende a mostrarsi sempre più incomprensibile man mano che si accumulano più dati. Come recita il proverbio, “guardare gli alberi e non vedere la foresta”.
Possiamo fidarci delle nostre impressioni?
Le utilizziamo di continuo, pensiamo ad esempio alle attività che iniziamo senza sapere se avremo successo e poi finiscono per rivelarsi molto gratificanti. Dobbiamo quindi fare più attenzione ai capricci del nostro cuore che alla sicurezza del nostro cervello? È impossibile affermarlo con certezza. Nel libro “In un batter di ciglia. Il potere segreto del pensiero intuitivo” (Taurus, 2005), Malcom Gladwell afferma che l’intuizione è propriamente quella capacità di cognizione rapida che ha il cervello nel dare giudizi istantanei. L’intuizione, quindi, non è qualcosa di così frettoloso come si pensa.
Anche se alcune delle nostre intuizioni sono semplici pre-sensazioni senza nessuna base, altre sono il risultato di processi mentali più complessi. Anche le impressioni possono essere viste come semplici zaini dove si accumulano le nostre esperienze precedenti, i nostri ricordi, la nostra personalità, tutte le risorse che abbiamo e che, in un determinato momento, ci aiutano a prendere una decisione.
Devo sposarmi con questa persona? Devo lasciare questo lavoro e iniziare una nuova attività? Se la nostra impressione è affermativa, non sarà dovuta ad un processo infondato o irrazionale, ma a tutto un insieme di informazioni conservate nel nostro inconscio (come una sorta di biblioteca sofisticata) e che ci permettono di dare una risposta rapida, dopo una fulminea valutazione. Quindi, perché non farci caso?