Isabel Allende: una scrittrice sublime
Isabel Allende Llona è una scrittrice cilena le cui opere sono state tradotte in trentacinque lingue. Con più di settanta milioni di copie vendute, è considerata l’autrice vivente di lingua spagnola più letta al mondo. È inoltre, la figlia del diplomatico Tomas Allende Pesce, cugino dell’ex presidente del Cile, Salvador Allende, spodestato in seguito al colpo di stato dell’ 11 settembre 1973.
Attraverso i suoi scritti, Isabel Allende è stata capace di rivelare la sublime bellezza che caratterizza l’universo femminile, evocando, in maniera quasi magica, quelle caratteristiche generalmente represse, latenti, dei suoi lettori. In un’ epoca caratterizzata da enormi agitazioni politiche, ha optato per un attivismo letterario contrario alla diffusa ideologia patriarcale e ha offerto alle donne un importante manifesto per permettergli di “svegliarsi” e prendere in mano la loro vita.
Con una sensibilità squisita, Isabel Allende ha saputo trasmetterci un amore incondizionato per la bellezza, per il bello che c’è nel mondo e nelle persone. Leggere le sue opere o ascoltarla parlare è un’attività che può davvero elevare il nostro spirito.
Una donna che ha sempre cercato di rendere il mondo un posto migliore. Una militante le cui armi sono l’amore e la bellezza.Oggi, con questo articolo che vuole essere un piccolo omaggio a questa grande donna che ci ha dato tanto, percorreremo le varie tappe della sua vita e di parte della sua opera.
I primi anni
Nata a Lima, in Perù, città nella quale ha vissuto per tutta la durata della carriera diplomatica di suo padre. Fu in seguito alla separazione dei suoi genitori che Isabel tornò in Cile con la madre e i fratelli. Per un periodo vissero nella casa del nonno materno, figura utoritaria che ebbe una grande influenza su alcuni aspetti importanti della vita di Isabel. Dopo aver terminato i suoi studi, si sposò con il suo primo marito, Miguel Frías, padre dei suoi due figli: Paula e Nicolás.
Nel 1967 divenne editrice della rivista femminile Paula. I suoi articoli, incentrati sul ruolo delle donne all’interno della società cilena, erano spassosamente ironici e, pertanto, furono oggetto di polemiche. Si trattava di un’epoca di grandi cambiamenti per il Cile, all’insegna della modernità e del movimento di liberazione delle donne all’interno di una società cattolica, conservatrice e patriarcale.
“C’è stato un tempo in cui essere femminista non era considerato sexy. Il patriarcato è stato molto abile nel creare lo stereotipo della donna femminista, trasandata, che non si depila”.
-Isabel Allende-
La carriera e l’esilio di Isabel Allende
In seguito al colpo di stato in Cile, Isabel Allende fu obbligata a ritirarsi in esilio in Venezuela, dove rimase per tredici anni lavorando per un giornale e in una scuola. Durante la sua permanenza in Venezuela ricevette la notizia del gravissimo stato di salute del nonno.
Non potendosi recare in Cile per stargli vicino, Isabel iniziò a scrivergli una lettera che in seguito sarebbe diventata un successo letterario senza precedenti per una donna sudamericana: La casa degli spiriti. Nel 1993, questa opera è stata anche trasposta sul grande schermo da Bille August e anche in quel caso ha riscosso grande successo.
In seguito al successo del suo primo romanzo, la Allende scrive altri due libri che furono ancora una volta un successo assoluto nel mondo della letteratura: D’amore e ombra e Eva Luna. Poco dopo la pubblicazione del suo terzo romanzo, decise di lasciare il suo lavoro di insegnante per dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.
Dopo il divorzio dal suo primo marito, si sposa con William Gordon, un avvocato statunitense, e si trasferisce negli Stati Uniti, dove ha vissuto fino al 1988.
La morte di sua figlia Paula e il ritorno alla vita
Nel 1992 sua figlia Paula muore tragicamente a 28 anni in un ospedale di Madrid. Questo avvenimento fu un duro colpo per Isabel, la quale cadde in uno stato di profonda tristezza e disperazione dal quale non riuscì a uscire per un lungo periodo di tempo.
Durante questo lungo e doloroso lutto, scrisse il romanzo Paula, un riflesso dell’infanzia e della gioventù della sua adorata figlia. Un tributo d’amore verso la figlia che ben presto si rivelò un altro autentico best seller nel quale molte donne poterono riconoscersi.
Paula è un romanzo che, proprio come La Casa degli Spiriti, nasceva come una lettera, una dichiarazione d’amore, e allo stesso tempo un viaggio verso l’accettazione della morte della figlia. La scrittura di quest’opera iniziò in ospedale, mentre Isabel era al fianco di sua figlia e la vedeva spegnersi poco per volta. Analizzato con attenzione, è possibile notare che Paula non è solo una lettera, bensì un racconto autobiografico nel quale l’autrice racconta la storia della sua famiglia.
Scegliendo come contesto la situazione del suo paese e i drammi e i viaggi della sua famiglia, la Allende in quest’opera mette a nudo la sua anima. In molte occasioni Isabel Allende ha parlato del potere guaritore della scrittura che ci permette di affrontare i grandi drammi della vita. E infatti in Paula possiamo sentire come l’autrice a poco a poco accetta la realtà e la morte della figlia. Un romanzo che, in un certo senso, ha rappresentato un esercizio terapeutico, una presa di coscienza nei confronti della realtà.
Con il ricavato dalle vendite del romanzo, la scrittrice cilena ha fondato la Fondazione Isabel Allende come omaggio alla figlia, che aveva lavorato come educatrice sociale e psicologa in alcune comunità emarginate in Venezuela e Spagna.
Quattro anni dopo, superata la sua profonda depressione, Isabel scrive Afrodita. Questo libro si è trasformato in un’ode alla vita e in un piacere per i sensi. È considerato un canto alla vita dedicato alla gratitudine e alla sensualità, scritto con la stessa sensibilità che caratterizza le opere precedenti.
Isabelle Allende e il meraviglioso riflesso del mondo femminile
Tutte le opere di Isabel Allende ci fanno in qualche modo pensare alla tanto amata musa ispiratrice di Dante, Beatrice, che diede vita allo stereotipo della “Donna dello schermo”, tanto idealizza dall’universo maschile.
La donna che, per il solo fatto di esistere, rende l’amato un uomo migliore. Donne che restituiscono il riflesso di chi le ama. Il grande altro attraverso il quale ci si può ricongiungere con la propria natura divina. La fonte dietro lo specchio, quella da cui sorgono la creatività, l’ispirazione e le migliori virtù di ognuno, elevandolo al di sopra del potenziale umano. La “donna specchio” che Dante vedeva nella sua Beatrice.
In maniera personale e professionale, Isabel Allende è stata in grado di trasformare questo archetipo delle “donne dello schermo” proposto da Dante e ha creato con la sua letteratura un nuovo specchio in cui sono le donne a riflettersi, riconoscersi e innamorarsi di se stesse.
Nel corso di tutte le opere della Allende ritroviamo come protagoniste un’infinità di donne, distinte tra loro e di diversa provenienza, proprio come accade nella realtà. Ne è un esempio La città delle bestie, opera nella quale, sebbene la donna non sia la principale protagonista, possiede comunque un ruolo fondamentale. A ciò va aggiunto che la donna che incontriamo nel romanzo è di una certa età, ma ciò non basta a farla desistere.
La letteratura della scrittrice cilena è, inoltre, il riflesso dell’America Latina. Dei suoi usi e costumi, delle sue tradizioni, del dualismo esistente e delle tribù indigene. La Allende rivendica la bellezza delle persone e del mondo in qualsiasi angolo, in qualsiasi società, non importa quanto remota essa sia.
“Forse siamo in questo mondo per cercare l’amore, trovarlo e perderlo, continuamente. Per ogni amore è come se rinascessimo e per ogni amore perduto riportiamo una nuova ferita. Sono orgogliosa delle mie cicatrici.”
– Isabel Allende-