La co-terapia e i suoi benefici

Sapevate che alcune terapie sono più efficaci se guidate da due psicoterapeuti? Questo approccio prende il nome di co-terapia e offre grandi vantaggi. Continuate a leggere per saperne di più.
La co-terapia e i suoi benefici

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2022

Solitamente le sedute di terapia sono guidate da un solo psicologo. In alcuni casi, tuttavia, poter contare sull’aiuto di due professionisti può essere molto vantaggioso. Si chiama co-terapia e vediamo quando può aiutare.

Carl Whitaker, pioniere della terapia familiare, è stato uno dei primi a sottolineare la necessità di un approccio terapeutico in collaborazione. Ha quindi sviluppato un modello di co-terapia che ha apportato grandi contributi alla terapia familiare.

La co-terapia, applicata a livello individuale, di coppia o familiare, prevede il lavoro congiunto, integrato e sinergico da parte di due professionisti a un obiettivo comune; di solito il miglioramento delle condizioni del paziente e del suo disturbo o problema.

Medico e paziente durante la seduta.

Coppia di terapeuti: da chi è costituita?

Quando parliamo di due professionisti, ci riferiamo a una coppia di psicologi, che possono appartenere o meno alla stessa corrente. Possono essere entrambi esperti oppure uno dei due può essere tirocinante. Questo caso è frequente nella terapia familiare o di coppia.

La coppia di terapeuti può essere composta anche da uno psichiatra e uno psicologo. Ciò è più comune nei disturbi mentali più gravi che richiedono un trattamento farmacologico oltre alla psicoterapia.

Possiamo inoltre parlare di co-terapia quando una persona che fa parte dell’ambiente del paziente viene formata affinché possa agire da collaboratore. Potrà così aiutare il paziente a svolgere a casa le attività richieste dalla terapia; è utile, ad esempio negli esercizi di esposizione in vivo per il trattamento delle fobie.

Ciò accade anche nel trattamento delle problematiche infantili, per esempio nel disturbo dello spettro autistico, nell’enuresi notturna o nel ritardo mentale. È essenziale che i genitori e/o gli insegnanti siano formati e agiscano come co-terapeuti per proseguire il trattamento dopo la seduta.

Può essere molto utile anche con i pazienti anziani, soprattutto quando soffrono di demenza. Formare familiari o caregiver permette di gestire meglio la patologia e migliorare le condizioni di vita e l’ambiente. Oltre a ciò, consente di proseguire a casa il trattamento e le necessarie attività di stimolazione cognitiva.

Condizioni necessarie per ottenere i migliori benefici dalla co-terapia

  • Buona comunicazione e coordinamento tra i terapeuti, prima e dopo la seduta e durante l’analisi del caso.
  • Devono essere definite le responsabilità e le autorità di ciascun terapeuta. Per esempio, se uno dei due è l’esperto e l’altro il tirocinante, quest’ultimo assumerà probabilmente il ruolo di osservatore.
  • Appartenere a correnti terapeutiche diverse non deve rappresentare un ostacolo alla terapia, bensì arricchirla. In questo senso, si deve rendere possibile un trattamento integrato facendo ricorso a tecniche appartenenti a correnti diverse a seconda della loro efficacia, del paziente o del disturbo.
  • La relazione tra i due terapeuti non deve essere mai competitiva. Entrambi devono essere in grado di riconoscere i punti di forza e i limiti, propri e dell’altro. Inoltre devono considerarsi entrambi parte essenziale della terapia.

Vantaggi della co-terapia

La presenza di due terapeuti offre grandi vantaggi non solo ai pazienti, ma ai terapeuti stessi:

  • È possibile ottenere cambiamenti più profondi e veloci.
  • Essere in due consente ai pazienti di ricevere più risorse e strumenti di quante ne possa fornire un singolo terapeuta. Questo si osserva in modo più chiaro nelle terapie individuali guidate da due terapeuti.
  • Avere due professionisti incaricati della valutazione e del trattamento permette di ricevere un approccio olistico del problema e del trattamento. Ciò consente di realizzare una migliore raccolta dei dati, con minore perdita di informazioni e, dunque, una diagnosi più completa.
  • In particolare nella terapia familiare o di coppia, avere a disposizione due terapeuti rende più facile condurre un gioco di ruolo. La coppia di terapeuti può impersonare i membri della coppia o i genitori agendo come modello.
  • Se si parla di terapia di coppia, avere due terapeuti di sesso diverso (per il trattamento di una coppia eterosessuale) dà la possibilità di essere seguiti, su certe questioni, da un terapeuta dello stesso sesso del paziente.
  • Nel caso in cui la coppia di terapeuti sia composta da terapeuta esperto e tirocinante, si crea uno spazio di apprendimento molto vantaggioso.
  • Avere un partner in terapia può essere un modo per calmare la pressione e lo stress, sapendo che non si è l’unico responsabile del risultato finale della terapia.

È possibile che la terapia venga gestita da una coppia di psicologi. Ciò è molto comune nella terapia familiare, di coppia e altri disturbi che non richiedono trattamento farmacologico complementare.

Nella terapia di coppia e familiare, disporre di una coppia di psicologi consente loro di agire come modello. Questo può aiutare a risolvere alcuni problemi e permette al paziente (la coppia) di avere due diversi punti di vista rispetto al problema.

I terapeuti fungeranno da modelli anche per i genitori e per l’interazione con i figli. Uno dei principali vantaggi della co-terapia è che si evitano possibili coalizioni tra uno dei membri della coppia e il terapeuta “contro” il partner.

Una delle terapie più note dirette da due terapeuti di sesso diverso fu forse la terapia Sessuale di William Masters e Virginia Johnson, ideata nel 1970 per il trattamento dei disturbi sessuali. La terapia gestita in coppia fu proposta per la prima volta da Mittelman nel 1948 e applicata dallo stesso nel 1961.

Co-terapia di Masters-Johnson.

Diade psicologo – psichiatra

In questo caso la co-terapia consiste in un’integrazione tra terapia farmacologica e psicologica. Ciò si rende necessario soprattutto nei disturbi mentali più gravi che richiedono un intervento multimodale.

In alcuni disturbi la cura farmacologica è volta a migliorare i sintomi che possono interferire con lo svolgimento di una vita normale, di conseguenza con la terapia. Ciò porta i pazienti a rispondere meglio alla psicoterapia.

Allo stesso modo, la psicoterapia può migliorare l’accettazione dei farmaco, aumentando l’aderenza al trattamento farmacologico. Un’ampia varietà di disturbi trae beneficio da questa disciplina terapeutica. Tra questi troviamo, ad esempio:

  • I disturbi da abuso di sostanze. Nella gestione delle tossicodipendenze (alcol ed eroina soprattutto) è necessario un trattamento farmacologico che permetta di ridurre i sintomi dell’astinenza; la terapia psicologica invece aiuta a esercitare l’autocontrollo, le abilità sociali e di affrontamento, la prevenzione delle ricadute, ecc.
  • I disturbi psicotici come la schizofrenia. In questo caso il trattamento farmacologico calma i sintomi principali della malattia. Deve tuttavia essere integrato con la terapia psicologica per migliorare le dinamiche familiari, le competenze sociali, per effettuare la riabilitazione cognitiva e affrontare i sintomi principali della malattia (come le allucinazioni).
  • Alcuni disturbi dell’umore come i disturbi depressivi gravi e cronici richiedono che la psicoterapia sia accompagnata dal trattamento farmacologico. Nel caso del disturbo affettivo bipolare, il trattamento è essenzialmente farmacologico; tuttavia la psicoterapia è necessaria per favorire l’aderenza, per promuovere strategie di coping non farmacologiche o per identificare sintomi prodromici in modo da agire in tempo.
  • Alcuni disturbi alimentari, come la bulimia nervosa. In  questo caso, i benefici ottenuti con il trattamento psicologico possono essere integrati con l’azione dei farmaci utili per migliorare l’umore e per i suoi effetti antibulimici.

Lavorare insieme a vantaggio del paziente

È chiaro che non tutti i trattamenti o terapie hanno bisogno dell’azione congiunta di due terapeuti. Anche dal punto di vista dell’integrazione tecnica sistemica (in cui l’una o l’altra tecnica di trattamento viene scelta a seconda del paziente) può anche essere controproducente.

Tuttavia, come abbiamo visto, un’ampia varietà di disturbi risponde meglio alla co-terapia; questo sia che preveda l’intervento di due psicologi, di psicologo e psichiatra o una persona vicina al paziente formata per collaborare nel trattamento. Si tratta, quindi, di un’opzione da prendere in considerazione per alcuni disturbi o pazienti.

Come tutte le terapie presenta anche difficoltà, che derivano soprattutto dal rapporto tra i due terapeuti. Se si ricorre alla co-terapia, non va dimenticato che rappresenta un contesto di collaborazione, coordinamento, lavoro congiunto e complementare a beneficio del paziente.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.