La felicità è uno stato mentale
La ricerca della felicità, ultimamente, è diventato un ottimo sistema per fare soldi. Libri, meeting, corsi e quant’altro cercano di “vendere” la ricetta definitiva per essere felici. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, si condivide un concetto erroneo: situare la felicità al di fuori di noi. La felicità è uno stato mentale, eppure viene spesso presentata come una dimensione che si trova in cima a una montagna, raggiungibile solo percorrendo cammini pericolosi, ripidi e tortuosi.
Ha senso pensare che esista una felicità valida per tutti? Insomma, una definizione che sia valida per noi, i nostri vicini di casa e le persone che si trovano dall’altra parte del pianeta.
Al contrario, la felicità è sensibile alle circostanze e, quindi, all’individualità. Ne esiste solo una ed è dentro di noi. Tutto il resto, le chiacchiere, le complicate elucubrazioni, servono solo a costruire miraggi che, una volta evaporati, lasciano il posto a una sconfortante sensazione di vuoto. La felicità è uno stato mentale e, dunque, soggettivo.
La felicità è uno stato mentale, cercarla fuori è un errore
Tutto intorno a noi ci spinge a cercare la felicità all’esterno. Se compriamo quella nuova auto, saremo felici. Se abbiamo un partner e ci sposiamo, lo saremo ancora di più. La pubblicità recita questo mantra, come se questa nobile sensazione avesse un prezzo, un colore, una forma, adattabile e fruibile allo stesso modo, da tutti. Forse si parla di gioia e non di felicità.
La felicità è uno stato mentale, un’emozione positiva, qualcosa che se c’è, resta, senza svanire come le bolle dello champagne. Un’eco che sopravvive alle altre emozioni e che, qualunque cosa accada, riscalda e rincuora. Forse è quella capacità di unire armonicamente i vari elementi della propria vita, mentre si impara a stare bene.
“Incapaci di trovare la felicità in noi stessi, la cerchiamo disperatamente negli oggetti, nelle esperienze, nei modi di pensare o di comportarci in modo sempre più strano. In breve: ci distanziamo dalla felicità, cercandola là dove non esiste”.
-Matthieu Ricard-
Il potere dei pensieri
Se la felicità è uno stato mentale, allora i nostri pensieri sono i principali attori. Un cast che, motivato dalle emozioni o dagli eventi, non sempre interpreta una sceneggiatura favorevole ai nostri interessi. Tuttavia, l’aspetto positiva è che possiamo intervenire sulla sceneggiatura. Basta solo prendersi la briga di osservarli. Per questo, potrebbe essere importante praticare la meditazione.
Individuate il gran numero di pensieri automatici che avete in un giorno e che sono negativi (lamentele, giudizi, rimpianti, autocritiche…). Esserne consapevoli vi svelerà molte cose su di voi. Scoprirete o riscoprirete una parte di voi stessi che avevate dimenticato di avere e di cui, forse, non vi siete mai occupati.
Se considerate ogni ostacolo come un’opportunità, se un licenziamento diventa una spinta per cambiare lavoro (qualcosa che avete sempre voluto fare), allora farete un grande passo in avanti verso quello stato di felicità. Favorire i pensieri positivi contro quelli negativi è fondamentale in tal senso.
Stare bene non significa eludere o dimenticare i pensieri negativi, ma rendere la mente un ambiente inospitale per essi. Come sottolineato da Matthieu Ricard, l’uomo più felice del mondo, per capire in che modo funziona la felicità bisogna pensare al mare. Sebbene la sua superficie sia alterata dal vento o da un forte moto ondoso, nelle sue profondità regna la calma.
“Per felicità intendo un profondo senso di fioritura che nasce da una mente eccezionalmente sana. Questa non è una semplice sensazione piacevole, un’emozione fugace o uno stato mentale; ma uno stato ottimale dell’essere. La felicità è anche un modo di interpretare il mondo, perché anche se può essere difficile cambiarlo, è sempre possibile cambiare il modo in cui lo vediamo”.
-Matthieu Ricard-
Molte persone intendono la felicità come benessere, altre come equilibrio. Non è mai passeggera, momentanea, bensì prolungata nel tempo. Ma affinché ciò sia possibile, bisogna trovare la propria definizione di felicità, vestirla in modo intelligente, con tasche in cui i nostri desideri possano avere spazio sufficiente.
Allontanatevi dallo stereotipo di felicità costruito e rafforzato dalla pubblicità che vi spinge a circondarvi di oggetti e beni spesso superflui e inutili allo scopo, che è quello di essere felici e non contenti. Più che acquistare o acquisire, si tratta di smaltire e scegliere con saggezza.
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