Nella mente di un maratoneta
“Quando ero piccolo e la mia attività sportiva era incentrata esclusivamente sul basket amatoriale, ho sentito in televisione un messaggio che mi è rimasto per sempre impresso: la mente deve essere astratta per poter andare avanti.
Mi sembrava un’idea molto complessa, perché in quel momento non avevo ancora potuto viverlo in prima persona. Con il tempo, mi sono reso conto che era più semplice di quello che credevo”.
Ad affermare ciò è stato Abel Antón, due volte campione mondiale di maratona nel 1997 e nel 1999. Vi invitiamo a entrare nella mente di un maratoneta.
Nella mente di un maratoneta
Cercheremo di riassumere come si dovrebbe agire mentalmente per ottenere un miglioramento delle proprie prestazioni ed evitare problemi quali scarsa volontà di continuare, stanchezza, dolore, esaurimento, ecc. Ciò è possibile grazie alla mentalizzazione prima e durante la gara.
Mentalizzazione prima della gara
La maratona, così come altri sport simili, richiede uno sforzo individuale sostenuto a lungo termine. Nessuno può pretendere di prepararsi a una maratona in quindici giorni. Né si dovrebbe dipendere dal partner o da un amico per andare a correre. Lo sforzo dipende esclusivamente da se stessi.
Questi due fattori devono essere bilanciati con una motivazione incrollabile. Essere chiari sull’obiettivo e conoscere i passi necessari per raggiungerlo con successo aiuterà a mantenerla alta. In secondo luogo, i mesi di allenamento consentiranno di conoscere se stessi e il proprio corpo. Quali sono le nostre risorse? E i nostri limiti?
Infine, bisognerà accettare che il percorso non sarà facile. Come anticipato, una gara di triathlon o di 100 chilometri in bicicletta richiede diversi mesi di allenamento.
Potrà capitare di dover correre sotto la pioggia, nuotare al freddo o pedalare contro vento. Ciò non deve essere motivo di sconforto, la scienza rivela che la mente gode in una certa misura di questa sofferenza, gioisce dopo aver superato un’avversità.
La mente del maratoneta durante la gara
Il giorno è arrivato e siamo disposti a mettere alla prova il nostro fisico, ma soprattutto la nostra mente. Ci svegliamo e dovremmo concentrarci su due aspetti: mantenere saldi i nervi e affrontare la sfida con mentalità positiva. Ogni persona lo farà in maniera totalmente diversa: la conoscenza di sé è determinante.
In questo modo, immenso nervosismo e impazienza sulla linea di partenza saranno sostituiti da una revisione della strategia progettata e dalla piena concentrazione su di essa. Si raggiungerà il picco massimo dell’ansia quando la prova sta per volgere al termine. In genere quei 10 chilometri non significano nulla per noi, ma oggi sembrano infiniti.
L’astrazione è la strategia vincente in questi casi: la nostra mente è in grado di bloccare il resto del corpo in condizioni estreme come quelle che si vivono quando si percorrono lunghe distanze. Fino ad allora sono servite le grida di incoraggiamento, ma ora vanno dimenticate.
Distogliere l’attenzione, rivedere quanto fatto il giorno prima, il testo della canzone che risuona nelle orecchie o la ricetta del proprio dolce preferito. Tutto vale affinché la mente blocchi la sensazione di dolore nei muscoli, gli stessi che ci fanno desistere.
Conclusioni
La mente è estremamente complessa, ma possiamo usarla a nostro vantaggio. Il campione mondiale David Meca sostiene che è difficile stabilire un punto limite per lo sforzo del nostro corpo, perché il nostro potere sui pensieri è in grado di contrastarlo.
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