La metafora dell'arancia: come reagiamo alle provocazioni?

Dicono che nei momenti peggiori e in quelli migliori tiriamo fuori la nostra vera natura. Rabbia, paura, ingenuità, amore. Cosa verrebbe fuori se vi spremessero forte come se dovessero fare una spremuta d’arancia con quello che avete dentro?
La metafora dell'arancia: come reagiamo alle provocazioni?

Ultimo aggiornamento: 24 dicembre, 2020

Se qualcuno vi dà fastidio o vi fa perdere la pazienza, che emozioni provate? Rabbia? Allegria? Collera? La metafora dell’arancia, presentata dallo psicologo, docente e scrittore Wayne Dyer, ci aiuta a capire perché è così importante conoscere il nostro mondo emotivo.

Wayne Dyer è conosciuto per le sue conferenze in diversi paesi. Il suo successo è il risultato della pubblicazione del suo famoso libro Le vostre zone erronee. La metafora dell’arancia è nata proprio durante una di queste conferenze, a Toronto (Canada), il giorno prima della morte di Dyer.

Il suo discorso, inserito all’interno del ciclo di conferenze I can do it (posso farcela), sorprese tutti: Wayne tirò fuori un’arancia per sostenere la sua spiegazione. Poi, iniziò a parlare con un ragazzino di 12 anni che era seduto in prima fila.

Wayne Dyer durante una conferenza.

La metafora dell’arancia di Dyer

“Se spremessi quest’arancia più forte che posso, cosa ne uscirebbe?”, chiese Dyer. Il ragazzino lo guardò come se fosse pazzo e rispose: “Succo, ovviamente”. Dyer rispose: “Credi che potrebbe uscire succo di mela”. “No”, rise il piccolo. “E succo di pompelmo?”. “Neanche”. “Cosa ne uscirebbe”. “Succo d’arancia, ovviamente”.

“Perché? Perché quando spremiamo un’arancia ne esce succo d’arancia?”. Il giovane a questo punto era visibilmente confuso, ma rispose comunque: “Beh, è un’arancia, ed è quello che c’è dentro”. Wayne annuì e proseguì.

“Supponiamo che questa non sia un’arancia. Sei tu. Immagina che qualcuno ti provochi, ti faccia perdere la pazienza, ti dica qualcosa che non ti piace, che ti offenda. E tu rispondi con rabbia, odio, rancore, paura. Perché reagisci con queste emozioni?”.

Come reagiamo alle provocazioni?

“Perché viene fuori ciò che hai dentro. È una delle grandi lezioni della vita”. “Se esce rabbia, dolore o paura, è perché le hai dentro di te. Non importa chi ti provoca: tua madre, il partner, i figli, il tuo capo, un tuo dipendente… Se qualcuno dice qualcosa che a te non piace, viene fuori ciò che hai dentro. E ciò che hai dentro è una tua scelta“.

“Se da te non viene fuori nient’altro che amore, è perché hai permesso che fosse così. Se elimini  tutte le emozioni che ti consumano (invidia, odio, rancore, vergogna…) e le sostituisci con l’amore, stai vivendo una vita altamente funzionale“. “Grazie, mio giovane amico”, disse Wayne. “Quest’arancia è per te”.

La metafora dell’arancia e la resilienza

E cosa c’è di meglio che continuare la metafora dell’arancia con un’altra morale a tema agrumi. Forse avrete sentito l’aforisma di Stephen King: “Se la vita ti dà limoni, fatti una limonata“. Avete mai riflettuto sul suo significato? Questa frase, che non c’entra niente con il conformismo, è senz’altro una definizione molto semplice del concetto di resilienza.

“Resilienza” è una parola che deriva dal latino (resiliens) e che significa “rimbalzare”. Applicata alla psicologia, si riferisce alla capacità di superare le avversità e andare avanti. Le persone resilienti sono quelle che riescono a fare la limonata con i limoni offerti dalla vita: perdite, delusioni, rotture, etc.

Prima si pensava che la resilienza fosse una dote innata, ma la scienza ha dimostrato che questa capacità può essere allenata. Come? Per esempio, accettando che i cambiamenti fanno parte della vita, avendo fiducia negli altri e coltivando le relazioni sociali. Oppure concentrandosi sugli eventi positivi, accettando le sfide come opportunità e fissando obiettivi flessibili e realisti.

Fiore nasce dall'asfalto.

Coltivatevi

La metafora dell’arancia e dei limoni ci spiegano l’importanza di coltivare il nostro universo interiore. Se lo riempiamo di terra poco fertile, cresceranno erbacce. Se, al contrario, lo annaffiamo con frequenza, ce ne prendiamo cura e usiamo terra fertile, sarà più difficile che all’interno di noi crescano elementi nocivi.

Riempirci di pensieri o sentimenti tossici non ci fa per niente bene. Alla fine, gli unici che ci rimettiamo siamo noi stessi. Chi soffre dell’invidia che proviamo? Noi. Su chi si ripercuote il nostro desiderio di vendetta? Su di noi.

Siamo noi, in prima persona, a soffrire le conseguenze di queste emozioni. Proprio per questo, quando la vendetta viene servita fredda, colpisce entrambe le parti: chi serve e chi viene servito.


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