La storia di Neve, la piccola dei nostri antenati preistorici

Neve era una neonata, morta a soli 40 giorni dalla nascita. Dal modo in cui la seppellirono, circa 10.000 anni fa, possiamo capire che era molto amata e rispettata. La seppellirono con al suo fianco molte conchiglie e spillette cucite sui suoi indumenti.
La storia di Neve, la piccola dei nostri antenati preistorici
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 08 febbraio, 2023

La perdita di un bambino è forse una delle esperienze più devastanti per un essere umano, oggi tanto quanto in passato. A testimonianza di questo aspetto, c’è la storia di Neve, di una sepoltura di oltre 10.000 anni fa, che è stata appena scoperta nella grotta di Arma Veirana, in provincia di Savona. È la tomba più antica d’Europa mai trovata e contiene il corpo di una bambina morta 40 giorni dopo la sua nascita.

Gli archeologi hanno chiamato la piccola Neve e i nostri antenati le hanno reso omaggio in modo delicato, spirituale e amorevole. La sua famiglia le ha dato una sepoltura molto speciale, rivelando non solo il dolore che questa morte avrebbe causato loro, ma anche il riconoscimento dei neonati come parte integrante del gruppo sociale.

La sua cosmogonia, il modo di intendere la morte all’epoca, così come le pratiche funebri, sono già uno scorcio molto vicino a quello dell’umanità attuale. Non importava che questa creatura avesse solo poche settimane di vita. Era considerata un membro importante della gerarchia sociale e quindi per lei furono organizzati tutta una serie di ornamenti e riti.

Un team di archeologi, guidati dall’esploratore del National Geographic Jamie Hodgkins, ha trovato la sepoltura infantile più antica d’Europa. Con questa scoperta si deduce che i nostri antenati mesolitici trattavano con lo stesso rispetto bambine e bambini.

grotta dov'era Neve
Neve è stato scoperta in una grotta in Liguria (Italia nord-occidentale).

La storia di Neve, la bambina con le conchiglie sui vestiti

I resti materiali che troviamo in un sito archeologico sono come una finestra per comprendere il nostro passato. Sono un’ancora a cui aggrapparsi per capire come è stata la nostra evoluzione in quasi tutti gli aspetti: sviluppo cognitivo, sociale, tecnologico, biologico, culturale e persino spirituale.

La verità è che questa grotta in Liguria, nell’Italia nord-occidentale, è stata studiata per anni. Gli scavi hanno iniziato a fornire dati interessanti nel 2017, proprio quando è stata raggiunta una sezione ben precisa, quella in cui sono state rinvenute più conchiglie. Erano perforate e alcune di queste sembravano incastonate in quello che sembrava un minuscolo sudario…

A poco a poco, i ricercatori hanno portato alla luce piccole ossa umane. Erano di una bambina avvolta in un panno contenente tutta una serie di affascinanti oggetti rituali. L’analisi del DNA ha rivelato che era una bimba e che apparteneva a un lignaggio di donne europee noto come aplogruppo U5b2b.

Neve era avvolta in un panno decorato con conchiglie. Si pensa che la bambina viaggiasse con la madre in una specie di imbracatura da tempo per trasportare i neonati.

La perdita di alcuni cacciatori-raccoglitori mesolitici

Il Mesolitico è la fase che seguì l’ultima era glaciale e in cui la caccia e la raccolta erano il principale mezzo di sussistenza. È stato un periodo duro, ma anche decisivo per la nostra evoluzione. Non solo migliorano le tecniche di lavorazione della pietra, ma si cominciano a vedere gruppi più sedentari, fenomeno che facilita il consolidamento dei gruppi sociali e delle loro gerarchie.

I nostri antenati in questo periodo erano costretti a far fronte a temperature estremamente basse, che spesso rendevano difficile procacciarsi il cibo. Dai test sappiamo che la mamma di Neve aveva una dieta a base vegetariana e che già durante la gravidanza la piccola aveva problemi di sviluppo.

La causa esatta della loro morte non è nota, ma sappiamo senza dubbio che le dure condizioni in cui vivevano rendevano frequenti le morti neonatali. Tanto che si è visto che, a causa dello stress, la formazione dei loro denti non è nemmeno avvenuta. Questa famiglia di cacciatori-raccoglitori ha dovuto affrontare la perdita molto presto.

Una sepoltura molto speciale

Neve era stata avvolta in un sudario e sepolta nella parte più profonda della grotta dell’Arma Veirana. Sul telo che la ricopriva c’erano sessanta conchiglie che dovevano essere attaccate al tessuto.

Inoltre, aveva con sé diversi ciondoli e anche un artiglio di un gufo reale. È interessante sapere che questa località non è esattamente vicina alla costa, quindi queste conchiglie dovevano essere raccolte e conservate durante i viaggi e spostamenti come oggetti preziosi.

La sepoltura è stata meticolosa e molto attenta, il che fa pensare che abbia richiesto un intenso investimento materiale ed emotivo da parte del gruppo. Le conchiglie erano traforate, impilate in una collana e delicatamente attaccate al sudario che avvolgeva il bambino. D’altra parte, l’artiglio del gufo doveva simboleggiare per loro un elemento di potere o di protezione.

La storia di Neve e la sua sepoltura ci riportano a quel momento del passato in cui una famiglia doveva salutare il membro più giovane. Una bambina che ricevette una bellissima sepoltura a simboleggiare l’affetto e l’importanza che le erano stati riconosciuti in vita.

I nostri antenati ci hanno lasciato un messaggio premuroso e molto bello in questa sepoltura rupestre in Liguria: anche la vita più piccola, breve e fragile deve essere venerata, amata e curata.

La famiglia di Neve
Il ritrovamento della piccola Neve ci rivela che anche i membri più giovani avevano un sé individuale, un’agenzia morale e un’importanza sociale per il gruppo.

La storia di Neve e la maternità nella preistoria

Al di là di quello che può sembrare a noi, non è facile trovare sepolture di bambini di epoca preistorica. Il caso di Neve è unico ed eccezionale, infatti, è il più antico rinvenuto in Europa. La ricerca su questo ritrovamento rivela quanto sia insolito il fatto che sia stato possibile conservare anche il sudario in cui era avvolta la bambina.

Per di più, gli esperti hanno potuto dedurre che Neve viaggiasse in una specie di imbracatura con la madre, e che questo avrebbe dovuto facilitare alla madre la raccolta e la ricerca del cibo più agevolmente. La maternità nel Mesolitico non era facile, ma come oggi si cercava sempre di tenere i bambini molto vicini, se possibile pelle a pelle.

Non sappiamo cosa abbia provato quella madre quando Neve è morta, ma è facile intuirlo. Tutto il rito, la meticolosità e la dedizione che è stata effettuata per abbellire e adornare la bambina senza vita, denota l’affetto della sua famiglia. Da questa scoperta apprendiamo, ancora una volta, quanto sia preziosa la vita umana, per quanto breve e fragile possa essere…


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