La tristezza peggiore è quella che non ha testimoni
La tristezza si annida con molta facilità nel nostro spirito, quando la lasciamo entrare. Se trova uno spazio libero sempre più grande, può persino mettervi le radici.
Ma il contesto perfetto in cui essa può proliferare è la solitudine: quando siamo da soli, non possiamo fingere, e ci sottomettiamo completamente ai suoi dettami.
“Fate attenzione alla tristezza. È un vizio”.
(Gustave Flaubert)
Questo stato di tristezza può portare gli altri a preoccuparsi per voi, a chiamarvi, ad incoraggiarvi, a trovare un modo per favi stare meglio. Tuttavia, con questo atteggiamento, rafforzano inconsapevolmente la vostra situazione. Vi isolate in una comoda bolla di dolore, che gli altri cercano di far scoppiare.
La tristezza fa soffrire, ma, allo stesso tempo, vi trasmette una falsa sensazione di calma, di immobilità, di comodità nel dolore. Sentite di non volervi assumere rischi.
Perché la tristezza è così resistente?
Si dice che la peggior dipendenza a una sostanza sia quella in cui l’individuo non voglia accanto nessuno per consumarla, quando non aspetta più di essere accompagnato o di trovarsi in un determinato contesto sociale a lui gradito. Gli è sufficiente stare da solo con la sua sostanza per trovare piacere, pertanto non ci sono regole né ostacoli affinché il consumo si verifichi in qualsiasi momento della giornata.
Con la tristezza accade la stessa cosa: se una persona vive sola e non vuole condividere questa solitudine, questo stato penetrerà la sua esistenza senza ostacoli né parametri. Ciò è, in parte, logico: nessuno vuole essere visto triste e abbattuto.
In questo modo, entriamo in una dinamica di isolamento che, se prolungata, può portare alla depressione e il dolore può trasformarsi in un’ombra perenne.
Come combattere la tristezza?
Per non finire in queste condizioni, è bene che la tristezza smetta di pesare sulle vostre spalle. Dovete renderle le cose difficili:
- Per prima cosa, allontanatevi dai drammi e dalle persone che li provocano.
- Iniziate a creare situazioni gradevoli nella vostra vita, con persone nuove.
- È importante che vi rilassiate, perciò dovete saper distinguere un vero amico da uno falso, la cui compagnia in questo momento vi farebbe male.
- Fate cose che vi piacciono: leggete, ascoltate musica, praticate sport, fate dei lavoretti manuali, ecc. Nessuna di queste attività è una perdita di tempo, soprattutto se pensate a quanto ne potreste perdere se la vostra tristezza diventasse cronica.
- Se necessario, sfogatevi, non vergognatevene. Uscite e provate a stare in compagnia, anche se non ne avete voglia: vedrete che la voglia poi verrà da sola.
- Non chiudete le porte alla vita. Analizzate la possibilità di cambiare, pensate anche a come ripartire da zero senza ferire gli altri.
Insomma, dichiarate guerra alla tristezza!
Saper dare spazio alla tristezza senza che questa vi consumi
Nel corso della vita, sicuramente dovrete vivere momenti tristi, è inevitabile. Permettetevi di piangere e di sfogarvi. Siate consapevoli del fatto che potete soffrire un crollo in qualsiasi momento e che avete bisogno di solitudine per viverlo.
Ma è bene che sappiate che la solitudine non vi abbandonerà se voi non le metterete dei limiti e non vi impegnerete ad uscirne: in questo caso, non contano tanto le intenzioni quanto i gesti che mettete davvero in pratica per lasciarvela alle spalle.
Piangete, dunque. Piangete senza testimoni, ma non dimenticate che questa condizione deve sempre avere una durata limitata: si tratta di sentimenti che non dovete reprimere, ma nemmeno lasciare che si annidino nella vostra anima.
La tristezza si insedia facilmente nelle anime solitarie. Lì, infatti, può proliferare indisturbata e non se ne andrà se voi non porrete rimedio alla cosa.