Le capsule del tempo di Andy Warhol

Andy Warhol fu l'artista più importante del movimento della Pop art, sviluppatosi nel XX secolo. Nel corso della sua vita, creò oltre 600 capsule del tempo con date di apertura. Scoprite perché questo artista decise di conservare oggetti mondani nelle sue capsule.
Le capsule del tempo di Andy Warhol
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 03 gennaio, 2023

Andy Warhol è forse l’artista più conosciuto della pop art del XX secolo. In poco tempo, la sua popolarità lo portò a essere una figura di spicco del panorama artistico internazionale. Nacque il 6 agosto del 1928 a Pittsburgh, in Pennsylvania, negli USA, e oltre a essere specializzato nelle arti visive, Warhol si dedicò anche al cinema e alle cosiddette capsule del tempo. 

Viene considerato il fondatore, nonché il maggiore esponente, del movimento della pop art degli anni ’60 del Novecento. Le sue opere d’arte prodotte in massa furono simbolo della presunta banalità della cultura commerciale degli Stati Uniti.

Fu anche un abile pubblicista, che seppe proiettare il concetto dell’artista in quanto figura impersonale, persino vuota. Questo artista fu, tuttavia, una celebrità, un uomo di affari e uno scalatore sociale di successo. In questo articolo, ci avvicineremo -per quanto possibile- alla sua figura e ai segreti della sua arte.

Andy Warhol, vita ed eredità

Figlio di immigrati russi provenienti dall’est dell’odierna Slovacchia, Warhol si laureò nel 1949 presso l’Istituto di Tecnologia Carnegie (oggi Università di Carnegie Mellon), a Pittsburgh, con un titolo in disegno pittorico. In seguito, si trasferì a New York, dove lavorò come illustratore commerciale per circa dieci anni.

Warhol iniziò a dipingere alla fine degli anni ’50 del Novecento e si guadagnò una fama improvvisa nel 1962. In quel periodo, esibì dipinti rappresentanti barattoli di zuppa Campbell, bottiglie di Coca Cola e riproduzioni in legno delle confezioni di detersivo Brillo. 

Arte pop e colori

Nel 1963 produsse in massa queste immagini deliberatamente banali di beni di consumo, per mezzo di serigrafie fotografiche. Poco dopo, iniziò a stampare infinite varianti di ritratti di celebrità raffigurate in colori vivaci

La tecnica della serigrafia era l’ideale per Warhol, visto che l’immagine ripetuta si riduceva a una icona culturale insipida e disumanizzata. Questa icona rifletteva sia il presunto vuoto della cultura materialista statunitense sia la partecipazione priva di emozioni dell’artista che crea la sua arte. 

Le principali teorie estetiche

Ripassando brevemente le principali teorie estetiche, ci renderemo conto del fatto che per molto tempo l’idea dell’arte è stata associata a quella della bellezza. L’arte rendeva bello il mondo, ma si legava a rappresentazioni più o meno realiste: veniva rappresentato quanto conosciuto. Con il trascorrere del tempo, queste tendenze si sono evolute, ma hanno sempre mantenuto una certa scissione tra ciò che consideriamo bassa cultura e l’alta cultura. Cosa è degno di essere considerato arte?

I canoni non sono statici e osserviamo una certa rivalorizzazione segnata dallo scorrere del tempo: per esempio, il popolare è rimasto sempre ai margini, associato a quella cultura “bassa”. Cosa succede nel XX secolo? Che le influenze artistiche non provengono solo dalla cultura elevata, ma anche da quella popolare e, nel concreto, dalla cultura del consumo. La televisione, i media, la musica lasciarono il segno negli artisti.

Allo stesso tempo, in un modo in cui tutto può potenzialmente essere acquistato, tutto può essere commercializzato e, di conseguenza, può essere disumanizzato. Questa arte disumanizzata rivoluzionerebbe il mondo, riscatterebbe la cultura popolare e la società occidentale. L’arte non deve più rispondere all’idea della bellezza; l’arte, come la società, si è evoluta. 

Il lavoro di Warhol gli fece guadagnare un posto di primo piano nel contesto dell’emergente movimento della pop art degli Stati Uniti. Morì il 22 febbraio del 1987 a New York.

Le capsule del tempo di Andy Warhol

A partire dal 1974, Andy Warhol riempì 610 scatole con i suoi affetti personali, le sigillò e le conservò. Così facendo, creò una vasta collezione di capsule del tempo.

Il progetto viene considerato un’opera d’arte in serie. Quando il museo Andy Warhol a Pittsburgh iniziò a riesumare e a catalogare scrupolosamente il contenuto delle scatole, si scoprì che esse contenevano oggetti quotidiani ed effimeri. 

Le capsule del tempo di Warhol contengono articoli di giornale, volantini, panini lasciati a metà e ritagli di unghie dei piedi. Contengono anche fotografie per progetti, lettere con richieste di commissioni e persino opere d’arte.

La Fondazione Andy Warhol assunse una equipe di archivisti per revisionare il tutto: dalle ricevute di corse in taxi fino a lettere di fanatici. Dovevano catalogare tutti gli oggetti scrupolosamente, fotografare e analizzare gli articoli, spesso strani, prima di inserirli in una banca dati. 

Quale significato dietro le capsule del tempo di Andy Warhol?

La conservazione in scatole di oggetti estratti dalla superficie della vita quotidiana divenne l’ordito e la trama del lavoro creativo di questo artista. Le scatole sono uno scherno, una presa in giro della cultura occidentale. Un riflesso satirico proprio del nostro modo di vivere.

L’artista continuò persino dopo la sua morte a perpetrare ciò che era solito affermare in vita: “possono semplicemente essere un artista, senza produrre arte: io sono l’arte”. In questo modo, la figura dell’artista si eleva, creando una sorta di culto verso la sua persona. l’artista non è più colui che abbellisce il mondo, bensì il visionario e l’eccentrico capace di trovare bellezza e interesse in tutto ciò che è il quotidiano.

Le capsule del tempo affrontano essenzialmente il tema della morte. Warhol dichiarò: “tutto ciò che faccio ha a che fare con la morte”. Sia i ritratti di Marilyn e di Elvis sia le capsule del tempo parlano della morte.

Anche i rifiuti diventano arte

La spazzatura si trasforma in arte; ogni cosa è collegata all’altra: biglietti di auguri, biglietti da visita, un accendino prelevato da un ristorante alla moda, una fotografia di Elvis Presley, della carta regalo e un nastro natalizio, un cartello “non disturbare” dell’hotel Beverley Wilshire e così via.

L’artista è colui che crea cose che le persone non hanno bisogno di possedere.

-Andy Warhol-

Banane arte pop

Cosa significa tutto questo? Warhol, anticipando la propria epoca in molti modi, selezionò questi oggetti con attenzione e decise di dare a ognuno di essi i suoi 15 minuti di fama. È difficile pensare a un altro artista che possa aver conservato tutta la sua spazzatura e considerarla arte.

Un amico di Francis Bacon conservò oggetti del pittore per poi metterli all’asta dopo la sua morte. Tuttavia, è improbabile che Bacon considerasse i suoi vecchi libretti degli assegni di valore dal punto di vista artistico.

Warhol pensò che la sua spazzatura accumulata sulla scrivania avesse un qualche valore e che, forse, se il pubblico fosse giunto a vederla come tale, sarebbe diventata arte. L’arte non è più tanto un ideale, un canone, bensì un punto di vista; ben più complessa della pura sperimentazione. Di certo, le scatole offrono una visione affascinante di uno degli artisti più importanti del XX secolo. 

Il modello Warhol

Warhol non è da solo, ovviamente ci sono altri artisti e critici che pensano che le sue capsule abbiano un certo valore. Un ammiratore ha pagato la modica cifra di 30.000 $ per avere l’onore di aprire l’ultima scatola.

Gli esseri umani nascono solitari, ma ovunque vanno sono in catene, catene di margherite, di interazione. Le azioni sociali sono azioni improvvisate, spesso coraggiose, altre ridicole, sempre strane. E in qualche modo, qualunque azione sociale è una negoziazione, un compromesso tra il “suo” volere e il tuo.

Sono stufo di questa linea. Non la userò più. La mia nuova linea sarà “Per 15 minuti, tutti saranno famosi”.

-Andy Warhol sulla propria arte-

Warhol sviluppò una complessa personalità artistica che giocava con lo status di celebrità dell’artista e con il concetto di artista come imprenditore. Questo modello è stato ripreso da altri artisti, e sono in molti a continuare a percorrerlo con successo.

In qualche modo, è diventato una icona, il simbolo di un’epoca e di una rivoluzione. Questa arte disumanizzata risponde a nuovi bisogni, a nuove forme di consumo e a un nuovo stile di vita.

Inoltre, la figura dell’artista è passata da quella dell’artigiano che trascorre ore nel proprio laboratorio a quella di una figura riconoscibile dal grande pubblico, un personaggio eccentrico con una visione peculiare del mondo, che trasforma se stesso in opera d’arte.


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