Lettera di un padre che ha imparato a crescere con sua figlia
È nata ieri e oggi, tra qualche ora, inizierà l’università. Ieri mi hanno detto che sarei diventato padre, poco dopo gattonava e qualche minuto fa ha fatto la sua prima lezione di scuola guida. Ieri ci guardava come chi guarda gli dei ed oggi come qualcuno che guarda persone delle quali conosce ogni difetto, in profondità. Tra questi due momenti è passata solo una notte, una notte nella quale sono rimasto a pensare, imbambolato, mentre la vedevo crescere…
Crescere a momenti, perché in altri sono dovuto uscire per andare al lavoro. In altri hanno avuto bisogno di me i suoi fratelli, i miei, i miei amici o i miei genitori; sua madre, ed io, anche io ho avuto bisogno di me a volte. Sono rientrato tardi a casa o non mi venivano in mente racconti. Così, è uscita dall’età delle storie inventate per iniziare a provare sulla sua pelle come possa essere infinitamente più crudele la realtà, e al tempo stesso incantevole.
Ieri avevo riposto in lei una miriade di speranze. Speranze che erano tutte mie e sulle quali lei non aveva detto nulla, se non indicare il biberon quando aveva sete o riempirsi la bocca con quello che le capitava sottomano quando aveva fame. Oggi le mie speranze continuano ad essere mie, ma la verità è che lei ha costruito le sue e ho dovuto accettarlo. È un processo che mi è costato tutta la notte.