L'indecisione che impedisce di prendere decisioni

Un bambino colpisce un altro e gli adulti li costringono ad abbracciarsi. Cosa imparano da ciò? Quale connessione c'è con la difficoltà che possiamo incontrare nel prendere decisioni da adulti?
L'indecisione che impedisce di prendere decisioni
Elena Sanz

Scritto e verificato la psicologa Elena Sanz.

Ultimo aggiornamento: 12 gennaio, 2023

La capacità di prendere decisioni è fondamentale in qualsiasi ambito della nostra esistenza. Tuttavia, ciò che è semplice per alcuni, è estremamente complicato per altri. L’indecisione, talvolta, blocca e impedisce di decidere.

Alcune situazioni richiedono riflessione, mentre altre non meritano dispendio di energie cognitive. L’indecisione, strettamente associata alla tolleranza agli errori, è un problema che va oltre la genetica; sembra dipendere dall’educazione ricevuta.

Se le punizioni ricevute per gli errori  commessi sono state molto severe, è normale interiorizzare la paura di sbagliare. D’altra parte, sarà naturale fare affidamento alla propria parte più razionale, ignorando quella emotiva; si relega in secondo piano l’intuito, elemento che fa prendere decisioni rapide in contesti complessi.

Convivere con l’indecisione

L’indecisione presenta diversi gradi e non è sempre uno svantaggio. Può essere un vero toccasana in numerose occasioni. Il tempo di riflessione può aiutarci a ottenere maggiori informazioni e classificarle meglio per prendere una decisione.

Alcuni studi indicano che le persone indecise formulano attribuzioni più sensate quando giudicano i comportamenti altrui. Invece di saltare a conclusioni infondate e affrettate, adottano un pensiero più flessibile e prospettive diverse che portano a giudizi più equilibrati.

Tuttavia, portato all’estremo, questo tratto può bloccarci profondamente. Ogni scelta sembra impossibile e, finché non decidiamo, proviamo grande angoscia e stress, oltre al senso di colpa per non trovare in fretta una soluzione.

Possiamo anche dare l’impressione di essere persone insicure e inaffidabili, che non sanno cosa vogliono e cambiano continuamente idea. Se non sapete perché vi comportate in questo modo, la risposta potrebbe trovarsi nella vostra infanzia.

Uomo che pensa lentamente.
La costante indecisione genera stress e sofferenza, persino blocco.

L’indecisione è una questione di fiducia

Prendere una decisione vuol dire scegliere un’opzione e assumersi la responsabilità delle sue conseguenze. Allo stesso modo, significa rinunciare a tutte le altre alternative disponibili, che potrebbero essere migliori.

Non è cosa da poco e ci vuole fiducia in merito alle proprie capacità. Nessuno affiderebbe il proprio futuro o le decisioni che influiscono sulla sua vita nelle mani di un soggetto irresponsabile o incompetente. Al contrario, cercheremmo qualcuno capace, di cui ci fidiamo, che sa cosa sta facendo.

Bene, dobbiamo nutrire la stessa fiducia verso se stessi quando bisogna prendere una decisione. Siamo indecisi perché non ci fidiamo delle nostre capacità decisionali; ciò significa che non abbiamo mai avuto l’opportunità di svilupparla.

È durante l’infanzia che impariamo ad affinare questa capacità, ma alcuni modelli educativi rendono ciò estremamente difficile.

Indecisi o disconnessi dalle emozioni?

Il normale sviluppo evolutivo fa sì che il bambino giunga una fase in cui rivendica la propria indipendenza e autonomia. In cui acquisisce consapevolezza di avere voce propria e, dunque, vuole esprimersi, essere ascoltato e rispettato.

I due anni sono un momento chiave in questo senso sono, ovvero quando il bambino inizia a dire “no” a tutto e fa i capricci. Se il bambino è autorizzato a esprimere la sua opinione e decidere per sé, acquisisce fiducia in se stesso e sviluppa la sua capacità decisionale.

Tuttavia, molte famiglie reprimono questo impulso portando il bambino a disconnettersi dalle proprie emozioni e a essere indeciso.

Sensazioni corporee

Da bambini si è perfettamente capaci di interpretare correttamente le sensazioni di fame e sazietà; tuttavia, è normale che gli adulti costringano a finire tutto quello che c’è nel piatto.

Lo stesso vale per la temperatura. Troppo spesso i bambini vengono coperti o scoperti in base alla temperatura percepita dai genitori, ignorando le richieste dei diretti interessati.

Relazioni sociali

Immaginate la seguente scena: due bambini stanno litigando al parco e uno colpisce l’altro. Il bambino che è stato aggredito è furioso e sconvolto (ovviamente); eppure gli adulti li costringono ad abbracciarsi per fare pace.

Q uello che chiediamo al bambino è di andare contro quello che gli dettano le sue emozioni. Il bambino che è stato aggredito è costretto a offrire una dimostrazione di affetto alla persona che gli ha fatto male, e questo è estremamente confusionario.

Vi è familiare? È uno scenario che molti di noi hanno vissuto, dovendo subito perdonare e chiedere scusa a qualcuno (bambino o adulto) che ci ha fatto male, senza permetterci di provare e comprendere le nostre emozioni.

Reprimere l’espressione emotiva

La repressione emotiva è comune negli stili genitoriali autoritari o irrispettosi. Piangere, mostrare rabbia, tristezza o disaccordo è visto negativamente, quindi non è consentito.

Il bambino viene sgridato, minacciato o lasciato solo fino a quando non adotta un atteggiamento ritenuto più consono. In breve, non gli è permesso provare o esprimere le proprie emozioni, bensì reprimerla e nasconderle per “essere buono”.

Invalidazione emotiva

L’invalidazione emotiva è molto comune in molte case. Questa consiste nel minimizzare o ridicolizzare le emozioni del bambino, invece di dare esse valore e spazio.

Per esempio, se qualcosa lo rende ansioso o nervoso, gli viene detto che è sciocco, che si preoccupa di tutto e che è una persona paurosa. Oppure se esprime il suo disagio per qualcosa che gli è stato detto, la risposta degli adulti è “ti offendi per tutto”.

Insomma, tutto quello che il bambino sente viene bollato come esagerato o inadeguato e questo la porta a crescere sentendosi come se non potesse fidarsi delle sue emozioni, perché non sono mai appropriate.

Padre che critica la sua piccola figlia.
L’invalidità emotiva durante l’infanzia può generare una certa sfiducia nei confronti delle proprie emozioni in età adulta.

Iniziare ad ascoltarsi se l’indecisione blocca

Se vi sentite identificati nelle situazioni descritte, è normale essere adulti estremamente indecisi. Le emozioni sono una bussola fondamentale in tal senso.

Nel caso di scelte importanti è normale essere indecisi ed è persino utile raccogliere informazioni e confrontare pro e contro, ma nelle piccole situazioni quotidiane non risulta funzionale.

In quei momenti sono le sensazioni e le emozioni che ci guidano a decidere, ma se siamo disconnessi da esse non avremo risorse a nostra disposizione. In seguito a ciò, è naturale non sapere cosa si prova o si desidera.

Se fin dalla tenera età abbiamo imparato che le nostre emozioni erano inaffidabili, abbiamo iniziato a ignorarle e farci guidare dalle aspettative altrui. Ma ora che siamo noi a dover decidere, non sappiamo come farlo.

Se l’indecisione che blocca è una costante, è tempo di riconnettersi con le sensazioni corporee ed emotive, per dare esse un posto e prendersene cura quando compaiono. Iniziamo a usarle come guida per decidere, anche se all’inizio sembrerà strano.

Con il tempo scopriremo che sono le nostre migliori alleate e molto probabilmente riusciremo a combattere l’indecisione che blocca, perché saremo i in grado di fidarci di noi stessi.


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